Un torneo per ricordare Silvio Moro, anima dell'Us Salboro

La storia di Silvio Moro, uno della grande famiglia del Csi, che a Salboro ha creato una squadra tutta sua, ma non è riuscito a vederla esordire perché un infarto l'ha portato via. La testimonianza e la determinazione della moglie Deborah che ha dato forza ai ragazzi di non mollare e continuare in memoria di suo marito.

Un torneo per ricordare Silvio Moro, anima dell'Us Salboro

Difficile togliersi dalla testa certi pensieri negativi, ma il cuore di Deborah Coppo, invece, è sempre colmo di amore e di dignità quando ricorda sua marito.

Silvio Moro, appassionato di sport e dirigente, si è accasciato sul campo da calcio durante un allenamento.
Un infarto l’ha portato via il 3 ottobre 2016: «Era una settimana prima dell’inizio del campionato Csi over 40 – racconta la moglie Deborah – Lui, assieme ad altri due amici, era il fondatore e il dirigente di una nuova squadra, la Salboro over 40 Baraldi Groupitalia, pronta a fare il suo esordio stagionale. Una squadra tutta sua, era un po’ il suo sogno».

Silvio aveva 42 anni, era uno della grande famiglia del Centro sportivo italiano, uno sempre presente. È la testimonianza di come, attraverso le buone relazioni, si possa ancora creare qualcosa di genuino e sincero. La sua attività ha lasciato semi di speranza per il futuro: adesso a Salboro c’è una vitale comunità sportiva, fatta di amici e passione.

Anche lui, come tante storie che accomunano gli uomini che vivono all’interno dell’associazione, si è affacciato coinvolgendo suo figlio, un piccolo determinato calciatore, che ha iniziato a frequentare i campetti all’età di cinque anni e a vivere l’esperienza costruttiva del Csi: «Quando c’era da dare una mano, Silvio era sempre lì – continua Deborah – È stato collaboratore e poi dirigente del team di nostro figlio. Non mancava mai nemmeno quando c’erano le cene di gruppo, soprattutto durante le grigliate, perché era lui a cucinare».  

La morte di Silvio, dolorosa quanto inaspettata, ha squarciato la serenità di tutto l’ambiente: la sua squadra, troppo scossa, prim’ancora di iniziare la stagione, voleva ritirarsi. Ma l’energia di Silvio doveva continuare a scorrere sul campo di calcio. Era, in fondo, il suo desiderio. Quel gruppo era la sua creatura. Così Deborah e il fratello di Silvio hanno insistito, hanno caricato i ragazzi per non gettare la spugna, per non vanificare quanto aveva già messo su da zero.

La determinazione di Deborah è di una moglie e di una mamma fiera che non si rassegna e va avanti a testa alta. Giocare è il gesto più spontaneo per onorare il lavoro e il ricordo di Silvio e, anche per questo, il 27-28 maggio verrà organizzato un torneo per il primo memorial a lui dedicato.

Deborah e i suoi figli, tra forti emozioni, commozione, lacrime e applausi, hanno battuto il calcio di inizio durante la prima partita di campionato, a fine ottobre. Un abbraccio collettivo di vicinanza e supporto morale. Dopo quel match, la moglie ha preferito distaccare i ricordi e i sentimenti, non seguendo più la squadra. Fino a lunedì 3 aprile quando è tornata al campo per vedere il Salboro pareggiare 1-1 contro il Codiverno. «Un effetto particolare», è l’unica cosa che Deborah ha detto. Da quel rettangolo verde, del resto, tra amici e conoscenti di lunga data è difficile rimanere troppo distanti. Amici che portano Silvio sempre nel cuore e in campo: lungo le recinzioni, infatti, una scritta lo saluta eternamente: «Ciao Silvio».

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