Abano, sabato mattina si aprono le celebrazioni per ricordare il ruolo di ultima capitale del fronte

L’alzabandiera di sabato 28 aprile alle 11 davanti all’hotel Orologio apre ufficialmente le celebrazioni che la città di Abano Terme dedica al centenario della Prima guerra mondiale e in particolare a quell'ultimo anno che la vide protagonista. Il centro termale ospitava infatti il comando supremo all'hotel Trieste e vari altri stabilimenti accoglievano gli uffici militari ad esso connessi.

Abano, sabato mattina si aprono le celebrazioni per ricordare il ruolo di ultima capitale del fronte

Cento anni fa, a partire dai primi giorni di febbraio, il centro termale che era stato fino a quel momento sede periferica della Padova sanitaria, divenne la “capitale militare” della guerra.
A causa soprattutto degli intensi bombardamenti tedeschi su Padova, che imperversarono tra il 28 dicembre 1917 e tutto il mese di gennaio 1918, infatti, i principali comandi militari che dopo Caporetto si erano trasferiti da Udine alla città del Santo decisero di traslocare ancora e scelsero il centro euganeo come sede, fino alla fine della guerra.

Il comando supremo, ora guidato dal generale Armando Diaz, dopo un breve soggiorno a villa Brunelli Bonetti a Tramonte di Teolo scelse il nuovissimo hotel Trieste (nome di buon auspicio).
La mensa ufficiali e l’alloggio degli ospiti del comando (tra cui spicca il nome del poeta Gabriele d’Annunzio) era al vicino hotel Orologio e la stamperia all’hotel Molino. Nella palladiana villa Rigoni Savioli prese stanza il comando del Genio e dell’Artiglieria. A Monteortone, nell’ex convento agostiniano, si sistemò l’ufficio Ordinamento, mobilitazione e servizi tecnici.

Anche altre località limitrofe entrarono a far parte del nucleo comando
Villa Corinaldi a Lispida, in comune di Monselice, divenne residenza del re, che dopo Udine si era trasferito prima a villa Baldin di Altichiero e poi a villa Giusti. Gli ospiti di riguardo, tra cui varie teste coronate, venivano ospitate a villa Selvatico.
A villa Brunelli Bonetti, in comune di Teolo, lasciata dal comando supremo, si insediò la delegazione inglese. Sempre a Teolo, in frazione Monterosso, seppur a pochi metri dal confine con Abano, entro cui si trova il suo parco, si trova villa Scalfo detta “la Bembiana”, dove aveva sede l’ufficio stampa; vi lavoravano il celebre giornalista Ugo Ojetti e il futuro presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. La situazione è dettagliatamente descritta da Pier Giovanni Zanetti in un capitolo di Padova e la Grande guerra (Tracciati).

L'impatto della guerra e le compensazioni ottenute

Abano, centro agricolo di cinquemila abitanti sparsi nelle varie località (San Lorenzo, Bagni, Monteortone...) stava proprio in quegli anni vedendo nascere la sua vocazione turistico-termale, e visse il suo ruolo di polo ospedaliero e poi di capitale militare con molti disagi e qualche beneficio.
Oltre al generale impoverimento della popolazione, causato dal perdurare del conflitto, qui la guerra falcidiò le entrate del Comune, che derivavano principalmente dalle tasse di soggiorno, poiché la ventina di alberghi allora esistenti fu requisita a uso ospedaliero.
In “compenso”, come racconta Federico Talami nell’opuscolo Abano Terme nella Grande guerra (Biblioteca civica), s’incrementò l’attività di affittacamere per ospitare i familiari dei soldati ammalati e feriti e poi le famiglie degli ufficiali dei comandi.

Quando il Padovano fu inserito in zona di guerra e ancor più quando ad Abano passarono i comandi militari divenne arduo spostarsi: occorreva un lasciapassare e perfino un “passaporto” interno. L’amministrazione chiese che fosse fatta una deroga almeno il mercoledì, tradizionale giorno di mercato.
In compenso il tram già esistente, che collegava piazza del Duomo a Torreglia, passando proprio davanti all’hotel Trieste, utilissimo per il trasporto dei feriti, riuscì a funzionare sempre anche quando varie corse padovane vennero soppresse a causa della carenza di energia elettrica verificatasi quando gli austro-ungheresi sabotarono le centrali idroelettriche di Santa Croce e di Cismon.

A proposito di elettricità, erano quelli gli anni in cui si andava diffondendo l’elettrificazione.
Due anni prima dello scoppio della guerra l’amministrazione comunale aveva fatto installare 78 lampade elettriche lungo le principali piazze e vie aponensi, ma non era arrivata fino a Monteortone, il che causò vigorose proteste soprattutto dell’assessore Giuseppe Bazzarin che qui aveva una trattoria. La questione fu risolta dall’autorità militare che impose l’estensione della rete elettrica fino all’ex monastero, trasformato in ospedale. La strada Abano-Monteortone fu così illuminata da sei lampade da 50 watt.

Un altro beneficio venne con l’acquedotto. Abano si serviva di pozzi freatici che davano poca acqua, soprattutto nella prospettiva di aumentare gli ospiti termali. Si era tentato di collegarsi alla rete urbana, ma la giunta patavina aveva negato il consenso; poi era stato fatto un consorzio per iniziativa della provincia, a cui aderirono solo cinque comuni. Ma anche qui è la direzione degli ospedali di Padova e Abano a risolvere la situazione affidando al Genio militare l’incarico di continuare l’acquedotto di Padova fino agli stabilimenti termali di Abano usati a scopo militare.

Il bollettino della vittoria scritto a Monterosso con notevole diplomazia, è inciso a fianco dell’ingresso dell’hotel Trieste, oggi Trieste Victoria.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)