"Il personal computer? Lo abbiamo creato noi"

Gastone Garziera. Nato alle porte di Vicenza, un corso Radio Elettra e un diploma in tasca, è uno dei tre inventori di Programma 101, la rivoluzionaria macchina della Olivetti che aiutò l'uomo ad andare sulla Luna e cambiò per sempre la storia dell’informatica

"Il personal computer? Lo abbiamo creato noi"

Un pomeriggio d’inverno culla nell’imbrunire Ivrea la bella. La Dora scorre impetuosa, costeggiando il Borghetto da una parte mentre sull’altra sponda si distendono placidi i grandi stabilimenti Olivetti miseramente abbandonati. Al primo piano d’un anonimo palazzo d’angolo, un museo tanto piccolo quanto grazioso racconta la storia dell’azienda che fu. Fra macchine per scrivere e calcolatori che ingombrano il laboratorio di restauro, barba da monaco birraio e sorriso sornione, si aggira Gastone Garziera, una delle menti più brillanti della sua generazione.

Garziera non è un visitatore qualsiasi, è piuttosto una delle ultime colonne portanti di quella gloriosa storia fatta di lavoro e di passione che va sotto il nome di Olivetti, la grande azienda che con le sue macchine d’ufficio ha segnato un’epoca. Nato in una famiglia di umili contadini di Sandrigo, paese a pochi chilometri da Vicenza, Gastone Garziera arriva al reparto ricerca e sviluppo Olivetti poco più che maggiorenne con in tasca un diploma da perito elettrotecnico e un corso Radio Elettra. 

Dopo qualche tempo dal suo arrivo, l’azienda incarica uno dei suoi più geniali progettisti, Pier Giorgio Perotto, di sviluppare una macchina nuova, rivoluzionaria: il primo computer per tutti.

Perotto sogna a occhi aperti una macchina come non se n’erano mai viste – semplice, amichevole, da tavolo – ma per realizzarla ha bisogno di un paio di giovani ricercatori appassionati: il primo è un ingegnere con cui ha già collaborato, Giovanni de Sandre, l’altro lo troverà di lì a poco ed è proprio Gastone Garziera.

Non sono anni facili per la Olivetti, costretta a liquidare la sua divisione informatica per accontentare i creditori e la miopia degli amministratori. Per un soffio il gruppo di Perotto si salva dalla liquidazione grazie all’intervento di alcuni dirigenti che, nottetempo, riescono a falsare le carte di vendita, ma non è sufficiente.

«Dal 1963 lavoravamo in un open space in cui erano stati ricavati dei cubicoli di vetro e lamiera – racconta Gastone Garziera, ricordando come dovessero convivere con quelli che ormai erano diventati dei loro concorrenti – quando siamo tornati dalle ferie nell’agosto del 1964, Perotto aveva fatto verniciare i vetri di nero per evitare ogni contatto e intromissione».

È in questo clima di segreto e di continua incertezza che viene alla luce la Programma 101, il primo personal computer. Le sfide tecniche si sommano alla concorrenza interna con la tecnologia meccanica, allora vanto dell’azienda, ma il gruppo di cui fa parte Garziera ha un asso nella manica: la memoria magnetostrittiva, una soluzione compatta ed economica come mai se n’erano viste nel mondo dell’informatica.

«Al momento della presentazione – ricorda ancora emozionato Gastone Garziera, ripensando a quel giorno lontano del 1965 – Perotto spiegò a questo grande meccanico padre delle migliori macchine prodotte fino a quel momento dall’Olivetti, Natale Capellaro, come funzionasse la linea magnetostrittiva. Si era creata una tensione incredibile al termine della presentazione, con Perotto che se ne stava in silenzio a veder meditare il grande capo. Capellaro allora gli ha messo la mano sulla spalla e gli ha detto “Caro ingegnere, vedendo questa macchina ho capito che l’era della meccanica è finita”. Natale Cappellaro aveva compreso che quella era la tecnologia del futuro. Peccato che gli altri, se l’hanno capito, l’hanno capito quando la concorrenza ci ha obbligati a cambiare».

Programma 101 è un successo planetario – alcune verranno vendute alla Nasa che le userà per calcolare la traiettoria dello sbarco sulla luna del 1969 – e sarà ancora Gastone Garziera, dieci anni dopo, a estrarre un altro coniglio dal cilindro, il P6060, un computer moderno a cui affidare le sorti dell’azienda. Un management miope e poco avvezzo agli investimenti riuscirà comunque a consegnare l’Olivetti al più triste dei destini, fatto di chiusure, licenziamenti e abbandono. 

A Gastone oggi non resta che circondarsi delle sue macchine, tra una lezione a una scolaresca e un convegno in giro per l’Italia, ed è proprio in una di queste occasioni che qualcuno chiede a sua moglie come mai non abbia mai pensato di separarsi da un uomo che per così tanti anni non ha fatto altro che pensare alla 101.

«Ma questo non era nel panorama delle alternative della nostra generazione – chiosa Gastone – Se avevamo un problema, pensavamo semplicemente a come risolverlo. Adriano Olivetti non avrebbe mai pensato di vendere un pezzo della sua azienda, di fermare gli investimenti o di chiudere. Non erano scelte nel novero delle possibilità, mentre purtroppo sono state alla base del comportamento di chi gli è succeduto. È tutta qui la storia, è l’hardware che è diverso».

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