Pentecoste *Domenica 20 maggio 2018

Giovanni 15, 26-27; 16, 12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Avvocati e testimoni

Per entrare bene nello spirito delle parole di Gesù bisogna immaginare sullo sfondo la scena di un processo. È il mondo giudiziario, infatti, che ha in mente Gesù nel formulare le sue metafore e parabole. Si era appena proposto con l’immagine della vite e aveva esortato i suoi a rimanere attaccati a questa vite, di modo da poter attingere a lui come linfa da cui nutrirsi. Aveva detto che noi e lui potevamo rimanere talmente connessi da divenire una realtà molto intima. Il legame tra noi e lui ora viene esplicitato con l’introduzione della figura dello Spirito. Gesù aveva detto già di essere una realtà sola con il Padre; aveva detto che tra di loro agiva in comune pure lo Spirito santo. Adesso aggiunge che questo spirito può agire presso di noi e per noi.

Qui Gesù dà un soprannome allo spirito. Lo chiama Paraclito. Un nome complicato forse, greco, che però ha la virtù di spiegarci cosa questo spirito ha il potere di fare. Il paraclito significa infatti “colui che è chiamato accanto” ed è appunto un termine desunto dai processi dell’epoca. Quando qualcuno veniva accusato come oggi doveva presentarsi davanti al giudice e come oggi poteva avvalersi della possibilità di avere una difesa. L’accusato poteva chiamare qualcuno accanto a sé che prendesse le sue difese. Il paraclito si presenta quindi come un avvocato difensore. Il riferimento immediato viene dal fatto che Gesù aveva appena finito di prospettare ai suoi una buona dose di odio che il mondo avrebbe riservato loro. Quindi sente di doverli rassicurare. Molti li odieranno, però potranno sempre contare su una difesa d’eccezione. Lo spirito è qui per prendere le nostre difese.

Di fronte a un mondo che è sempre fin troppo pronto a puntarci il dito contro, di fronte a un mondo che ha fatto del giudizio e della critica un’attività che occupa sempre più spazio, l’idea di avere qualcuno che ha il potere di riequilibrare le cose a nostro favore è veramente una bella notizia. Al mondo ci sarà sempre qualcuno o qualcosa che si opporrà al bene che faremo e che saremo. Questo non spaventi. Perché il bene ha un avvocato d’eccezione. Il Figlio che verrà a giudicare i vivi e i morti ascolterà la voce di questo avvocato, il quale parlerà esclusivamente per il nostro bene. Come faranno anche i testimoni.

Gesù parlò anche di testimonianza. Anzi di testimonianze. Questo spirito gli darà testimonianza. E anche i suoi gli daranno testimonianza. Qui mette in scena due testimonianze, facendo riferimento ancora una volta al mondo giudiziario. Stavolta quello ebraico, non quello ellenistico e romano di prima. Nella legge ebraica ogni affermazione per essere convalidata aveva bisogno di almeno due testimonianze. Una sola non aveva valore. Qui Gesù promette più testimonianze per andare sul sicuro. La validità legale è assicurata. Ogni validità legale. Gesù sembra suggerire questo: «Il mondo vi accuserà davanti a un tribunale pagano? Vi assicuro un avvocato difensore. Vi accuserà di fronte a un tribunale ebraico? Vi assicuro più testimoni». Il nemico continuerà a insediarci, ma qualsiasi astuzia abbia intenzione di porre in atto, Gesù ha la possibilità di reagire. E di ripristinare la verità.

Il discorso di Gesù sottolinea molto che lo spirito agisce proprio per ripristinare la verità. Lo spirito parte dalla verità. Gesù stesso si era definito verità. E sempre alla verità ha il compito di condurre. Gesù suggerisce di usare lo spirito anche come una sorta di bussola verso questa verità che qui viene considerata come una realtà sacrosanta. Di fronte ai dubbi, alle incertezze, a tanti sgomenti, la via è comunque assicurata. Lo spirito ha il potere di tirarci fuori da tutti i guai e i pericoli possibili. Agisce per difenderci e proteggerci dagli altri, ma anche per difenderci da noi stessi. Da quel male che potrebbe venire da noi. Perché può farci intravvedere l’orizzonte celeste, il mondo senza male pensato e proposto dal Signore. Ci guiderà a tutta la verità. Passo dopo passo, perché la verità che è Dio può essere troppo più grande di noi, e quindi abbiamo bisogno di tutto il tempo per prenderne dimestichezza. Ma a piccoli passi a volte anche per entrare dentro la verità che siamo noi stessi. Anche qui dobbiamo imparare a prendere le misure. Non è facile fare i conti in ogni circostanza con quello che siamo. Ma lo spirito ci aiuta anche in questo. Gesù dice espressamente che non possiamo portare il peso di queste realtà. E allora ci aiuta a dosare le forze, ci aiuta a centellinare il nostro grado di conoscenza e di apprendimento. Di modo che il frutto di questo spirito, che Paolo descrive brillantemente, non ci spaventi se non lo ritroviamo subito dentro di noi, ma possiamo essere guidati lentamente e con pazienza a scoprirlo e a tirarlo fuori lì da dove il Signore lo ha riposto.

Le cose di Gesù ci verranno annunciate dallo spirito. Le cose sue sono cose che prima aveva possedute anche il Padre. Ora tutto sembra essere messo a nostra disposizione. Questi annunci assomigliano un po’ a tanti annunci di cui sono costellate le pagine dei profeti. Cose che riguardano il futuro soprattutto perché ci insegnano la prospettiva che sarà quella del regno dei cieli. Leggere cioè la realtà con lo sguardo di Dio, scoprendo la bontà del creato e della nostra natura. Queste cose del padre e del figlio che lo spirito prende e annuncia sono tutte le nostre infinite possibilità di bene. Lo spirito che è in noi può far vibrare in ogni istante la nostra immagine e somiglianza con Dio, che è sempre in noi, anche quando noi ce ne fossimo dimenticati. Il frutto dello spirito proprio questo ci ricorda.

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