L’Università di Padova ha completato il primo censimento delle collezioni naturalistiche italiane. La presentazione della ricerca è stata fatta durante il 34° congresso annuale dell’Associazione nazionale musei scientifici (Anms), tenutosi dal 14 al 17 ottobre scorsi proprio a Padova e dal titolo “Conoscere per conservare: le collezioni scientifiche tra ricerca, tutela e valorizzazione”.
Il censimento è stato commissionato all’Associazione nazionale musei scientifici dall’Università di Padova per conto del National Biodiversity Future Center (Nbfc), il primo centro italiano di ricerca sulla biodiversità (sostenuto dal Pnrr Next Generation-Eu). Avviato nella primavera del 2024, il censimento è giunto a compimento nell’estate scorsa e consente ora di restituire una fotografia inedita ma aggiornata e rappresentativa del patrimonio scientifico naturalistico conservato nelle istituzioni italiane. L’obiettivo è renderlo accessibile non solo a ricercatori ed esperti ma anche al grande pubblico.
«Far conoscere le collezioni naturalistiche italiane – ha spiegato Fausto Barbagli, presidente di Anms – significa offrire un nuovo formidabile strumento culturale alla comunità scientifica e valorizzare l’impatto del lavoro dei naturalisti e ricercatori sulla storia, sulla cultura e sulla società italiana».
In Italia non esiste un museo nazionale naturalistico, come in altre nazioni: il censimento è stato quindi lungo e articolato, coinvolgendo ben 157 istituzioni tra cui musei, erbari, enti accademici e di ricerca, per un totale di 2.340 collezioni che conservano oltre 34 milioni 630 mila reperti, distribuiti su tutto il territorio nazionale: numeri che, presi nel complesso, collocano il patrimonio scientifico delle collezioni naturalistiche italiane al livello dei più grandi musei europei del settore.
«Il progetto consente per la prima volta – precisa Elena Canadelli, docente e responsabile scientifica del progetto di digitalizzazione – di valorizzare in maniera ampia e coordinata le collezioni naturalistiche italiane. Il censimento è infatti parte di una più ampia strategia per coordinare e rilanciare sempre di più il lavoro sulle collezioni naturalistiche italiane, in dialogo con il panorama internazionale. Penso in primo luogo alla digitalizzazione massiva degli erbari italiani di più di 4 milioni di campioni, promossa da Nbfc negli spazi della sezione botanica del Museo di storia naturale dell’Università di Firenze».
L’Università di Padova negli ultimi anni ha saputo accrescere l’offerta museale scientifica con l’ampliamento dell’Orto Botanico e la realizzazione di nuovi musei quali il Museo della natura e dell’uomo, Museo di Geografia, Museo Botanico e il ri-allestimento di altri.
Tra le collezioni più interessanti del Museo della natura e dell’uomo di Padova vi sono le collezione di Antonio Vallisneri e di Giovanni Canestrini, e poi quella di paleobotanica, osteologica, dei cetacei fossili e mineralogica.