I veneti alle urne per l'autonomia. Ma servirà il "sì" di Roma

Entro l'anno i veneti andranno alle urne entro l'anno per rispondere "sì" o "no" al quesito che chiede particolari forme di autonomia per la Regione-. È il risultato del voto, a larghissima maggioranza che negli scorsi giorni ha modificato la legge del 2014 permettendo così la convocazione dei cittadini anche senza l'intesa con Roma. Se anche vincerà il sì, per l'autonomia sarà necessaria una legge statale votata dal parlamento nazionale.

I veneti alle urne per l'autonomia. Ma servirà il "sì" di Roma

“Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?” è questo il quesito al quale i veneti saranno chiamati a rispondere entro il 2017 e per il quale il Consiglio regionale nei giorni scorsi si è espresso positivamente a larga maggioranza.

Nel giugno del 2014 il Consiglio approvò due progetti di legge: uno, proposto dagli ex di Forza Italia ora Ncd, prevedeva un referendum sull’autonomia, l’altro, presentato dalla Lega, voleva un referendum sull’indipendenza. I due progetti furono impugnati dal governo e mentre quello sull’autonomia venne approvato dalla corte costituzionale, l’altro venne bocciato.

Sulla base dell’articolo 116 della Costituzione quindi prende avvio un lungo carteggio tra Regione e Governo perché questo considera il referendum inutile, mentre il Veneto vuole poter condurre una trattativa forte di un sì all’autonomia e quindi di un mandato preciso dei cittadini. Inoltre, alla richiesta di un election day, vale a dire la scelta di votare il referendum in abbinata con un’altra elezione, il governo non ha risposto e quindi il consiglio regionale ha deciso di modificare la legge del 2014 in modo da poter votare anche senza l’intesa con Roma.

Dopo un lungo confronto tra i diversi gruppi consiliari, l’assemblea quindi ha approvato le modifiche alla legge regionale con 38 voti favorevoli (Lega Nord, Gruppo Zaia Presidente, Forza Italia, FdI-An Mcr, SiamoVeneto, Veneto Civico, Lista Tosi, veneto del fare, M5s), otto astenuti, (consiglieri Pd e Amp) e un contrario (Graziano Azzalin del Pd).

Il governatore Luca Zaia ha dichiarato che il referendum si farà forse già in primavera e sarà una consultazione «dei veneti» perché: «non è un referendum per un plebiscito personale, ma per dare autonomia ai veneti». Obiettivo? Un modello di autonomia come quello di Trento e Bolzano specialmente in materia fiscale, sanitaria e scolastica.

Il Pd ha chiesto chiarimenti sui 14 milioni stimati necessari per organizzare il voto e l’assessore al bilancio Gianluca Forcolin, ha spiegato che 10 milioni 971 mila euro vanno ai comuni per allestire i seggi; 573 mila per stampare delle schede; 150 mila di convenzione con le prefetture; 88 mila per i trasporti; 166 mila per il sistema informatico; 96 mila per la raccolta dati e 15 mila per la Corte d’Appello.

Il sottosegretario agli Affari regionali, il bellunese Gianclaudio Bressa, ha commentato: «Il referendum per noi non è un problema. Dovrebbe esserlo per i veneti perché costerà 14 milioni e non servirà a nulla se non a fare campagna elettorale per Zaia. Le condizioni per negoziare nuovi margini di autonomia dopo la consultazione saranno esattamente le stesse di oggi».

Ottenuto il sì dai cittadini, infatti, il governatore dovrà presentare al consiglio regionale il programma di negoziati e il disegno di legge statale contenente «i percorsi e i contenuti per il riconoscimento di ulteriori e specifiche forme di autonomia per la Regione» che dovrà essere approvato a maggioranza assoluta dal Parlamento. A Roma, non a Venezia.

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