Asiago: i giovanissimi aumentano sempre più

Il gruppo si fa di venerdì sera, per venire incontro agli animatori che studiano all’Università e che rientrano a casa solo per il fine settimana. Ma la voglia di trovarsi è più forte di ogni ostacolo geografico. È raddoppiato nel giro di un anno il gruppo giovanissimi della parrocchia di Asiago: la formula vincente è un mix di voglia di stare insieme, accoglienza aperta a tutti e volontà di crescere insieme, come cristiani e come persone.

Asiago: i giovanissimi aumentano sempre più

L’anno scorso erano circa la metà, ora sono in media tra i 60 e i 70 ragazzi.
Il gruppo giovanissimi composto dai ragazzi delle superiori della parrocchia di Asiago, tra i principali centri dell’Altopiano, sta a dimostrare quanto sia forte la voglia da parte delle nuove generazioni di ritrovarsi, stare insieme e allo stesso tempo percorrere come comunità un cammino di fede.

«Il nostro primo obiettivo – racconta il vicario parrocchiale don Erick Xausa – è tenere uniti i ragazzi nell’ambiente parrocchiale, facendo loro sentire che non sono soli, ma che ci sono tante persone che tengono a loro, anche se non frequentano la chiesa o non sono battezzati».
Fondamentale questo spalancare le porte, che coinvolge anche alcuni ragazzi non cristiani, portando addirittura alcuni di loro verso la scelta del catecumenato: «Se una comunità, con i suoi gruppi giovanissimi, si mostra in grado di accogliere, può favorire in molti una crescita che va al di là del credo di ciascuno». E aggiunge: «Non facciamo tante catechesi, pensiamo che sia più importante che i ragazzi stiano insieme e che vivano positivamente il loro stare insieme, perché la fede, quando si innesta nella comunità, diventa contagiosa».

L’appuntamento è ogni venerdì sera.
Sono sette gli animatori, e sono proprio loro la ragione per cui il gruppo si incontra il venerdì sera: «Sono quasi tutti animatori, che salgono il fine settimana dalle città in cui studiano. A volte è un problema, perché anche gli scout si trovano il venerdì sera per la stessa ragione, ed è difficile trovare spazio per tutti. Allo stesso tempo, però, è un bel segnale: la partecipazione c’è».
Ed è importante – per don Erick – che gli animatori siano i protagonisti dei loro gruppi, ben più del cappellano: «I preti cambiano, ma gli animatori, sul territorio, rimangono. I ragazzi devono dunque vedere nei loro animatori dei punti fissi di riferimento, con i quali confrontarsi e discutere».
Quest’anno al gruppo giovanissimi si sono aggregati anche i ragazzi di prima superiore, che già si trovano una volta al mese per il loro percorso di avvicinamento alla cresima: «Si è scelto, a differenza degli anni scorsi, di coinvolgerli. Il gruppo comincia tutti insieme, poi però ci si divide tra fasce d’età, per affrontare nel modo più adatto argomenti diversi».

«L’anno scorso – continua don Erick – ci siamo concentrati sul tema dell’accoglienza, quali siano le differenze tra l’accogliere e l’accettare, non solo gli altri, ma anche e soprattutto se stessi, fino ad arrivare, anche con l’ausilio di testimoni, a parlare del grosso tema dell’immigrazione. Ci battiamo però tanto anche sul tema della prevenzione delle dipendenze, chiamando degli esperti, come la dottoressa Monica Lazzaretto di Padova che è intervenuta nei mesi scorsi, e creando occasioni di servizio: nei giorni scorsi abbiamo avuto come ospiti i volontari dell’Unitalsi, dato che dodici dei nostri ragazzi quest’estate hanno preso parte al pellegrinaggio nazionale a Lourdes». Tanti temi, ma quello più importante è guardare al di fuori della propria realtà: «Il 13 dicembre scenderemo a Padova per la veglia agli Eremitani. È fondamentale per noi: proprio perché geograficamente siamo isolati, dobbiamo coltivare relazioni al di fuori dell’Altopiano, per una crescita umana, culturale e di fede. Il Sinodo dei giovani ci aiuterà proprio in questo senso».

La proposta del gruppo continua d’estate con il campo e con un pellegrinaggio annuale condiviso con gli scout, ma ci sono anche weekend e uscite.
Cuore ed occhi aperti al vicariato: sotto Natale, si terrà – come a Pasqua – un momento di veglia con testimonianza e preghiera. «Vedo tanto entusiasmo – conclude don Erick – non solo i ragazzi si trascinano l’un l’altro nel venire al gruppo, ma coinvolgono anche i loro genitori, raccontando ciò che viene fatto di settimana in settimana. Auguro ai ragazzi che dallo stare insieme e dall’entusiasmo che respirano possano davvero arrivare ad incontrare il Signore, scoprendo quanto sia importante la fede per la loro vita».

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