C'è la fraternità al cuore del prossimo anno dell'Azione cattolica

Al centro delle linee programmatiche dell'Azione cattolica c'è la fraternità, in sintonia con gli orientamenti pastorali diocesani. Uno stile da declinare in tre campi privilegiati d'azione: il Sinodo dei giovani, il rinnovo degli organismi di comunione, il quarto tempo dell’iniziazione cristiana.

C'è la fraternità al cuore del prossimo anno dell'Azione cattolica

Tutto quello che aveva per vivere. Esercizi di fraternità è il titolo delle linee programmatiche che l’Azione cattolica di Padova ha scritto per l’anno associativo 2017-18.

«Sono uno strumento piccolo, non descrivono tutte le strade possibili, non si sostituiscono al gusto del viaggio – afferma Francesco Simoni, presidente diocesano di Ac – Resta perciò affidata a ciascun socio la parte più difficile, ma anche più entusiasmante, di questo lavoro: leggere, discutere, scegliere e progettare assieme nei vari livelli di responsabilità a partire da questa traccia».

Che vive di “tre profumi” scelti dagli orientamenti pastorali diocesani: il Sinodo dei giovani, il rinnovo degli organismi di comunione, il quarto tempo dell’iniziazione cristiana.
«A legare queste tre dinamiche è la fraternità: questi processi saranno vitali solo se nutriti da un autentico legame di vicinanza, attenzione reciproca e dialogo. L’Azione cattolica sarà fortemente impegnata in tutti e tre i percorsi sopra elencati, con alcune attenzioni di fondo che orientano lo svolgimento del tema della fraternità unite ad alcuni stimoli ricevuti in occasione della scorsa assemblea nazionale».

Quindi per l’Ac cosa rappresenta il termine “esercizi” (di fraternità)?
«È significativo da più punti di vista – sottolinea il presidente – Nel dirlo intendiamo che non tutto del percorso proposto è tracciato in modo netto, predefinito: stiamo percorrendo assieme un tratto inesplorato della storia della comunità cristiana e forse questo non è il tempo delle architetture pastorali granitiche e uniformi. Intendiamo anche alludere a una fraternità pratica, esercitata, che non si accontenta dell’elaborazione teorica ma che sa inginocchiarsi, toccare i piedi profumandoli, bagnarli di lacrime e asciugarli. Decidiamo allora di tornare assieme sui banchi di scuola, di reimparare a poco a poco la fraternità, ci offriamo spazi e tempi per fare fatica, approfondire, allenare i muscoli del cuore nell’essere più fratelli».

Il consiglio diocesano di Ac ha riletto l’atteggiamento della fraternità, presente anche all’interno del progetto formativo.
«Vive di costruzione di unità, dono di sé, dedizione all’altro e dell’essere fratelli di coloro che non contano. E ci chiede come associazione di tradurre tutto questo lì dove siamo e viviamo, riscoprendo la cura gratuita dell’umano, come pure ricercando alleanze educative, costruendo occasioni di incontro che rigenerano e vivono di pazienza e gentilezza, favorendo l’inclusività e promuovendo esperienze concrete con chi si occupa della carità».

Il tutto dentro la grande dimensione della missione.
«Che, come ci ha ricordato papa Francesco all’assemblea nazionale, è il compito dell’Ac. Se la missione non è la nostra forza distintiva, si snatura l’essenza dell’Azione cattolica e perde la sua ragion d’essere. Ecco allora che il nostro compito come Ac diocesana sarà aiutare le comunità a vivere la fraternità come esperienza concreta di uscita, offrendo cammini formativi pensati come esperienze essenzialmente missionarie. È una prospettiva di dono di sé concreta, gratuita e totale, che rimanda al dono di Gesù per noi e che è riflesso in entrambe le vicende delle donne descritte nei brani evangelici che accompagnano l’anno».

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