Facoltà teologica, al centro qualità, ricerca e studenti

In occasione del dies academicus che mercoledì 17 febbraio apre l’11° anno di vita della facoltà – a cui interverrà il filosofo gesuita Paul Gilbert – il preside, mons. Roberto Tommasi, ribadisce la fedeltà al mandato iniziale (coltivare la teologia pratica) e presenta gli orizzonti futuri, le novità e le collaborazioni.

Facoltà teologica, al centro qualità, ricerca e studenti

“La misericordia: virtù dei deboli o dei forti? La potenza del vangelo”
È questo il tema della prolusione che il filosofo gesuita Paul Gilbert, pro-decano della facoltà di scienze sociali della Pontificia università Gregoriana, terrà a Padova per l’inaugurazione dell’undicesimo anno accademico della Facoltà teologica del Triveneto, mercoledì 17 febbraio alle 10.
L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sul nostro sito e in differita su Telechiara giovedì 18 febbraio alle 20.50. Durante il dies academicus saranno comunicati i vincitori del concorso “10 tesi per 10 anni”, bandito dalla facoltà nella ricorrenza del decennale, in collaborazione con fondazione Antonveneta, per individuare i dieci lavori di ricerca più rappresentativi della qualità dei percorsi di studi di teologia e di scienze religiose.
E proprio la qualità, la ricerca e gli studenti sono alcuni dei cardini di una facoltà che sempre più, come spiega il preside mons. Roberto Tommasi, vuol crescere insieme alla chiesa, alla società, al mondo culturale.

«Innanzitutto stiamo investendo nella qualifica dei docenti e, di conseguenza, della proposta formativa e di ricerca. Ciò significa insediare ogni anno nuovi docenti stabili, che garantiscono la qualità della didattica e ai quali chiediamo di impegnarsi a lavorare non solo singolarmente ma anche assieme, per portare avanti un cammino di ricerca condivisa».

Ci sono progetti specifici di ricerca?
«Sono stati attivati due progetti interfacoltà. Il primo, di livello nazionale, ci unisce ad altre facoltà teologiche italiane e tratta la questione della sinodalità, un tema sfidante che papa Francesco ha consegnato alla chiesa italiana al convegno di Firenze. L’altro progetto, in ambito triveneto, ci vede assieme all’istituto di studi ecumenici San Bernardino di Venezia per studiare le implicazioni e le attuazioni nel nostro territorio della riforma luterana nel suo cinquecentenario».

Per gli studenti, ci saranno novità?
«Desideriamo trovare nuovi fondi per borse di studio, drasticamente ridotte negli ultimi tempi a causa della crisi gene-rale. Pensiamo siano opportunità importanti per sviluppare percorsi di studio e di ricerca anche oltre i confini della nostra facoltà».

Il rapporto con la cultura, anche laica, prevede nuove aperture?
«Resta in primo piano il dialogo fra teologia, scienze e filosofia, con i cicli di conferenze che puntano ad approfondire da un lato il tema dell’umano post-Firenze 2015 e dall’altro quello della salvaguardia del creato con riferimento alla Laudato si’. In primavera inoltre sono in programma alcune presentazioni di libri. Anche le biblioteche in rete, aperte al pubblico, offrono un servizio culturale al territorio. La biblioteca della sede di Padova in particolare, grazie a un contributo della fondazione Cariparo, sta acquisendo nuove risorse on line che qualificano ulteriormente il patrimonio, già arricchito dal prestigioso fondo filosofico Aloisianum».

La ricerca teologica come si pone al servizio dei cammini delle chiese locali?
«Quando la facoltà è nata, ha ricevuto il mandato di coltivare soprattutto la teologia pratica. Quindi il nostro impegno si indirizza sempre più a fare una teologia attenta a essere in contatto con la realtà della chiesa, del suo effettivo vivere e delle sue azioni, sia quelle con cui la chiesa costruisce se stessa (annuncio della parola, liturgia e preghiera, carità fraterna e solidarietà sociale), sia quelle in cui essa si coinvolge con altri attori nella vita del mondo (in ambito educativo, familiare, sociale, civile, economico...) contribuendo alla formazione del cittadino e della società. Una teologia, insomma, che si costruisca entro una cultura dell’incontro».

La Conferenza episcopale italiana ha chiesto una razionalizzazione degli istituti superiori di scienze religiose. Che destino avranno quelli triveneti in rete con la facoltà?
«Da due anni, su mandato della Cei, la Conferenza episcopale Triveneto lavora al progetto, con lo scopo da un lato di razionalizzare l’esistente (anche sotto il profilo economico) e dall’altro di qualificare accademicamente la proposta formativa. L’ipotesi di riassetto, che dovrà essere approvata dalla Congregazione per l’educazione cattolica, prevede la riduzione dagli attuali undici Issr a sette, con accorpamenti e chiusure. I criteri di scelta, indicati dalla congregazione e dalla Cei, sono il numero di docenti stabili e di studenti, l’adeguatezza delle strutture logistiche, della biblioteca e delle risorse economiche, con l’obiettivo di avere istituti in grado di svolgere in maniera adeguata il proprio servizio agli studenti, alla chiesa, al territorio».

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