Il Sinodo nell'Up di Sant'Urbano: voglia di incontri autentici

Una tovaglietta di carta che "spiega" il Sinodo sui tavoli delle sagre dell'unità pastorale, ma anche una biciclettata sinodale per tutti i giovani. Sono soltanto due delle iniziative dell'Up di Sant'Urbano nella Bassa Padovana.

Il Sinodo nell'Up di Sant'Urbano: voglia di incontri autentici

Come parlare di sinodo dei giovani in comunità in cui i giovani o non ci sono – per il crollo demografico – e, quando ci sono, passano tutto il proprio tempo libero in altri luoghi lontani da casa e con maggiori attrattive?

Nell’unità pastorale di Sant’Urbano, che comprende le parrocchie di Sant’Urbano, Ca’ Morosini, Carmignano e Balduina, il sinodo ha rappresentato prima di tutto la straordinaria occasione di rimettere al centro i giovani che ci sono e di attirare quelli che non c’erano.

«Nei mesi scorsi – racconta don Nicola Andretta, parroco dell’up – ci siamo ritrovati con i giovani, educatori e partecipanti al gruppo, chiedendoci cosa potevamo fare per coinvolgere sempre più ragazzi in questo sinodo. Alcuni di loro hanno già scelto di fondare e di iscrivere un gruppo sinodale che si troverà, come da programma, nei mesi autunnali, ma forse altri due s’iscriveranno nelle prossime settimane».

Gran parte di questo “nucleo” principale dell’esperienza sinodale è formata dai componenti del gruppo giovani dell’unità pastorale, che in questo anno ha lavorato sulla formazione delle relazioni e sui fondamentali della fede, a partire dal suo rapporto con la quotidianità. Perché il sinodo uscisse dalle chiese e dai patronati e raggiungesse quei giovani che abitano nel territorio ma che non si sentono legati a esso le ragazze e i ragazzi hanno pensato ad alcune mosse molto pratiche: «Prima di tutto è stata stampata una tovaglietta di carta che verrà utilizzata per tutta l’estate nelle sagre e nelle feste che si svolgono nell’unità pastorale. È una tovaglietta spiritosa e con un gioco, che però avrà il merito di far conoscere il sinodo a molte persone in un momento conviviale»

Sotto i loro piatti pieni di bigoli “all’arna” o costine di maiale migliaia di persone leggeranno che cos’è il sinodo, mentre i più giovani si sentiranno presi in causa dall’invito “Cambiare la chiesa si può? Proviamoci con il #sinododeigiovani”. C’è anche una mail, up.santurbano@gmail.com, alla quale segnalare il proprio interesse.

Quando la stagione delle sagre sarà terminata, nell’imminenza dell’avvio dei lavori dei gruppi, a Sant’Urbano il sinodo correrà sulle due ruote: il 10 settembre, infatti, giovani e meno giovani si uniranno per una “biciclettata sinodale”.

«Presentiamo il sinodo anche scrivendone sul foglietto parrocchiale – aggiunge don Nicola – ma anche pregando insieme per la sua buona riuscita con la preghiera dei fedeli, in modo che sia un’esperienza di tutti, non solo dei giovani». Ma il “grosso” del lavoro è più personale, e deve essere fatta dai giovani in prima persona: «Il mio compito è di stimolare, di esserci, ma non posso sostituirmi a loro. L’impegno principale (e quello forse più bello, che rappresenta pienamente la sfida del sinodo) è il passaparola. I giovani stanno già presentando quest’opportunità irripetibile ai loro coetanei, ma con uno stile informale e “leggero”».

La prima riunione sul sinodo si è svolta non con i crismi di una classica riunione, ma sotto la forma di una cena conviviale. Ed è questo stile che poi esce dai locali della parrocchia e raggiunge i cosiddetti “distanti”, che forse non sono altro che dei “vicini” che nessuno si è ancora preso la briga di invitare: «Uno dei nostri ragazzi mi raccontava di aver parlato del sinodo a un suo compagno di corso all’università: la sua reazione è stata estremamente positiva. Quasi si è stupito che alla chiesa di Padova interessasse non tanto la voce dei giovani, quanto proprio la sua voce, sentendosi così interpellato in prima persona».

Ma cosa si aspettano i giovani? «La domanda che colgo dai ragazzi – continua don Nicola – è di occasioni e luoghi di incontro autentici. È anche nella relazione, nello stare insieme e nel dialogo che cresce la fede personale».

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