Sei parole chiave per ripensare la formazione in Ac

Formazione 2.0. Dopo più di cinque anni dall’uscita di “Capolavori”, l’Azione cattolica diocesana ha iniziato a riflettere e lavorare su un nuovo progetto formativo. Partendo dalla ricchezza di una storia e di un’intuizione importante, quella appunto individuata più di un lustro fa, l’associazione sente oggi la necessità di un orizzonte entro cui muoversi. Primo passo l’istituzione di una nuova commissione diocesana per la formazione.

Sei parole chiave per ripensare la formazione in Ac

«L’attenzione che diamo alla formazione è da sempre un tratto distintivo e qualificante dell’Ac – spiega Francesco Simoni, il presidente diocesano – Il progetto “Capolavori” è stato un dono che abbiamo ricevuto a livello diocesano e vicariale. Oggi siamo fortemente interpellati a capire come continuare a prenderci cura degli educatori attraverso la formazione».

La presidenza diocesana ha individuato dodici persone che hanno accolto la proposta e offerto la loro disponibilità a mettersi in gioco in una commissione diocesana per la formazione.
«Abbiamo quindi scelto di rendere l’appuntamento delle scorse settimane del consiglio diocesano un’occasione importante di discernimento: è nato così e ha preso forma un grande orizzonte su cui desideriamo che la commissione lavori. Una sorta di “idea di fondo” del nuovo progetto formativo che non può non nascere dal progetto formativo, da passaggi tratti dai testi nazionali, dal discorso assembleare».

Sei le parole chiave, individuate dal consiglio diocesano, su cui ora è chiamata a lavorare la commissione formazione.
Le proponiamo in ordine alfabetico, proprio perché non vi è una gerarchia o un grado di importanza.

Accompagnamento adulto
La formazione degli educatori richiede la vicinanza, l’aiuto nel discernimento da parte di chi ha già fatto un tratto di strada, sia nel servizio educativo che nel proprio cammino personale. Gli adulti possono quindi essere compagni di strada.

Competenza relazionale
È importante che gli educatori imparino con i ragazzi e tra di loro a essere capaci di stare nella relazione.

Comunità
Rappresenta il luogo e i luoghi al cui interno gli educatori sono chiamati a mettersi in rapporto e comunicazione. Non è quindi solo la comunità parrocchiale, ma anche quella associativa, vicariale, diocesana, territoriale.

Gradualità
È necessario un percorso di avvicinamento per gradi ai contenuti formativi che l’associazione offre agli educatori, e che spesso arrivano come dati di fatto.

Vita spirituale
Non significa vivere di astrazioni, alla ricerca di oasi di pausa: è lo strumento attraverso cui la dimensione umana e di fede si mettono assieme, all’interno di una solida capacità di discernimento.

Vocazione
Va riconosciuta come l’aspetto fondante per cui gli educatori hanno scelto di mettersi a servizio: è perché sono stati a loro volta scelti e amati per primi.

«La formazione in Azione cattolica è duplice – conclude il presidente diocesano – riguarda gli educatori e al tempo stesso quanti vivono dentro l’Ac. È il cuore dell’esperienza associativa: il cuore dei cammini e dell’essere educatori. Su questo fronte dobbiamo sentirci sempre in cammino: sarà veramente una bella avventura! Guardiamo al prossimo progetto con speranza e fiducia».

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