Il Canonico della Cattedrale più noto: Francesco Petrarca

L'illustre poeta trecentesco ottenne il canonicato di San Giacomo, che ora è di mons. Claudio Bellinati. Per la sua nomina si prodigò Jacopo da Carrara.

Il Canonico della Cattedrale più noto: Francesco Petrarca

Sicuramente il più illustre canonico del Capitolo padovano è Francesco Petrarca.

La vicenda è nota: il poeta aretino quarantaquattrenne, aveva trascorso il terribile 1348, anno della grande peste europea, a Parma, dove era stato raggiunto dalle notizie della scomparsa di numerosi amici e anche della sua musa ispiratrice, Laura. L’anno dopo, anche a causa dei rapporti non felici con il vescovo locale, Petrarca accettò l’invito già più volte ripetuto di un suo fervente ammiratore, Jacopo II da Carrara. Invito di cui sicuramente si era fatto sostenitore anche il vescovo di Padova Ildebrandino Conti, che era diventato suo amico durante i vari soggiorni alla corte papale avignonese.

Il poeta fu accolto nella città del Santo con il massimo riguardo e ospitato nella reggia carrarese: nell’alba di sabato 18 aprile 1349 un rito solenne, officiato dal cardinale Gui de Boulogne, che era a Padova in viaggio verso l’Ungheria, e dal vescovo Ildebrandino, gli conferiva il canonicato suddiaconale di San Giacomo, opportunamente liberatosi per interessamento dello stesso signore carrarese: il giovane titolare dello “stallo” canonicale. mons. Amai, fu persuaso a cederlo in cambio di altri beni. La cerimonia di “immissione in possesso” prevedeva il bacio e l’abbraccio di pace ai canonici presenti e la dichiarazione di acceptatio.

Quella di canonico era una carica che l’autore del Canzoniere poté ricoprire come tonsurato e che non comportava oneri particolari, assicurando al contempo una rendita sicura di duecento ducati d’oro nonché la disponibilità  di una casa vicina alla cattedrale. Casa che è stata individuata da mons. Claudio Bellinati, direttore emerito della biblioteca Capitolare e non a caso successore del Petrarca come canonico del Capitolo della Cattedrale nel titolo di San Giacomo.

L’ampia dimora di cui rimane una porzione, sopravvissuta alle demolizioni dovute alla realizzazione del nuovo coro del duomo, era costituita da otto camere, disposte su due piani, tre granai, due caneve, una stalla, un pozzo e un orto. Vi risiedettero quattro amici di Avignone, i domestici e i suoi amanuensi.

Il primo soggiorno padovano del poeta non fu prolungato, ma egli sarebbe tornato in città a più riprese, fino alla morte avvenuta nella casa di Arquà. Nel testamento Petrarca lasciò 200 ducati per vigilie annuali a suffragio della sua anima e il suo breviario, dalla rossa rilegatura, che dalla metà del Cinquecento non appartiene più al Capitolo.

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