Il coraggio di un giovane cappellano di fronte alle Ss. Torreglia rilegge don Giuseppe Giacomelli

La compagna degli Inesistenti ripropone il testo di Enzo Ramazzina che valorizza il sacrificio del prete di Borso ucciso dai nazisti insieme a don Lago e a 19 parrocchiani di Santa Giustina in Colle. Si tratta di un dramma in due atti ora riprodotto come lettura drammatica al teatro La perla lunedì 25 aprile alle 20.30

Il coraggio di un giovane cappellano di fronte alle Ss. Torreglia rilegge don Giuseppe Giacomelli

Enzo Ramazzina ha studiato a lungo, con accurata pazienza, i “fatti di Santa Giustina in Colle”, su cui ha scritto due volumi, che hanno portato all’eccidio, il 27 aprile 1945, di una ventina di persone. È convinto che ci siano ancora alcuni punti di domanda in tutta la complessa questione che vide schierati da un lato i partigiani impazienti di liberare il paese, dall’altra i tedeschi in ritirata, ma tutt’altro che propensi ad arrendersi, e in mezzo la popolazione e due preti, il parroco don Giuseppe Lago e il cappellano trentenne, arrivato da appena un mese, don Giuseppe Giacomelli.

Se la figura del parroco è stata approfondita nel suo impegno religioso e civile, secondo Ramazzina che è stato per diversi anni bibliotecario di Santa Giustina in Colle e ha avuto accesso ad atti e ha ascoltato testimoni oculari oggi non più disponibili, anche il giovane cappellano merita un ricordo per il suo coraggio e per la forza con cui mise in atto il proposito di difendere i suoi parrocchiani anche a costo della vita.

Per questo gli ha dedicato un dramma in due atti che è stato messo in scena a Santa Giustina in Colle nel 2005, nel 60° dei fatti di sangue, e viene ora riproposto lunedì 25 aprile alle 20.30 in una lettura drammatica al teatro La Perla di Torreglia. L’iniziativa è curata dall’associazione Dante Alighieri, laboratorio di poesia classica, in collaborazione con il gruppo culturale La Perla, il comune e della parrocchia.

La compagnia Gli Inesistenti - teatro filosofico di Padova, leggerà il testo con l’ausilio di due voci narranti (Amato Bernabei e Anita Santone) e dando vita dal leggio ai vari personaggi evocati, il cappellano e sua sorella, il parroco, la perpetua, l’amico don Gio-Batta Covolo e alcuni giovani. La regia è di Mario Simonato, l’accompagnamento musicale di Valter Zanardi. Introduce il giornalista Stefano Valentini.

La pièce inizia quando ancora don Giacomelli è cooperatore a Enego e viene raggiunto dalla nomina a cappellano di Santa Giustina in sostituzione di don Mario Dal Checco che, dopo una fuga alquanto rocambolesca, ha dovuto rifugiarsi a Liedolo perché accusato di collaborazionismo con i partigiani. «Dal testo – spiega l’autore – emerge la fede del giovane prete di Borso, figlio di quel guardiaboschi che fece da guida al cardinale Giuseppe Sarto, futuro papa san Pio X, quando il 4 agosto 1901 andò sul Grappa a benedire la Madonnina del sacello sommitale. E anche la sua determinazione a sacrificare la vita, se ce ne fosse stato bisogno, per salvare il prossimo, al punto che aveva chiesto di diventare cappellano militare per andare a soccorrere i soldati al fronte».

Il secondo atto porta invece all’interno della canonica di Santa Giustina in Colle il giorno prima del compiersi della tragedia. Piove ininterrottamente per tutto il giorno e il dialogo tra i vari interpreti ricapitola le angustie di queste ultime settimane di guerra, la minacciosa presenza del presidio tedesco, che sta organizzando la ritirata, i bombardamenti alleati, l’imminente rivolta dei partigiani. La voce narrante espone i fatti che si succedono incalzanti alle prime luci dell’alba del 27 aprile: lo scontro tra nazisti e partigiani, che credono di aver liberato il paese; la cattura di alcuni soldati tedeschi e della collaborazionista Ada Giannini; l’attacco delle Ss che liberano i prigionieri e feriscono il vicecomandante partigiano Fausto Rosso il quale viene portato agonizzante in canonica; l’irruzione dei soldati che feriscono don Giacomelli alla bocca...

Le ultime scene scandiscono la fine del dramma attraverso il dialogo concitato tra la sorella di don Giacomelli, Paolina, la perpetua Celeste e don Giobatta Covolo che, nascosto nel confessionale, ha assistito ad alcuni momenti della rappresaglia. Infine è Celeste che racconta trafelata: i 19 ostaggi vengono allineati lungo il muretto sotto il campanile, insieme ai due preti. È la fine.

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Parole chiave: Giacomelli (1), ss (7), Torreglia (18), seconda guerra mondiale (5)