La scienza spiegata ai giovani. In tre minuti

Il 17 marzo Padova ospita una delle tappe del FameLab. Ricercatori e studenti universitari sono chiamati a contagiare la loro passione scientifica ai ragazzi delle superiori con minishow di tre minuti. Il vincitore concorrerà in giugno tra i 28 migliori comunicatori scientifici di tutto il mondo nel Cheltenham science festival, la finalissima inglese.

La scienza spiegata ai giovani. In tre minuti

«La scienza ti appassiona? Raccontala in tre minuti»
Con questo invito dal 2004 i giovani ricercatori e studenti universitari di materie scientifiche con la passione per la comunicazione vengono invitati a mettere alla prova a livello internazionale le loro doti di chiarezza e sinteticità.
Un invito che per la seconda volta trova accoglienza anche a Padova il 17 marzo dalle ore 9 all'Orto botanico con FameLab, uno dei sette talent show nazionali; per il Nord Italia le altre due sedi sono Torino e Trieste. Il nuovo auditorium dell’orto botanico accoglie quest’anno l’esibizione scientifica: una giuria composta da tre scienziati (il filosofo della scienza Telmo Pievani, l’immunologa Antonella Viola, l’astronomo Roberto Ragazzoni) e due comunicatori (la giornalista scientifica Elisa Manacorda e l’attore Stefano Eros Macchi) selezionerà due dei 14 under 40 italiani che scenderanno in lizza il 26 aprile a Perugia.
Il vincitore, che lo scorso anno è stato Luca Perri, selezionato proprio a Padova, concorrerà in giugno tra i 28 migliori comunicatori scientifici di tutto il mondo nel Cheltenham science festival, la finalissima inglese.

Ma cerchiamo di capire meglio in cosa consiste questa competizione
Alessio Scaboro è il responsabile scientifico della società Le Pleiadi che organizza la manifestazione padovana insieme all’università e all’Istituto nazionale di astrofisica - osservatorio astronomico di Padova

«Il concorso è aperto a ricercatori e studenti che abbiano seguito facoltà di tipo scientifico, classico o applicativo, che vogliano spiegare a una platea di studenti delle superiori e di appassionati un aspetto particolare della propria ricerca o del proprio studio, per contagiare la loro passione scientifica. La giuria valuterà la correttezza dell’informazione, ma soprattutto l’efficacia della comunicazione veicolata non solo con il linguaggio verbale, ma anche con quello corporeo. In sostanza viene valutata la capacità di semplificare la comunicazione della scienza con il linguaggio di tutti i giorni, in modo da risultare facilmente comprensibile a una platea priva di competenze specifiche. L’obiettivo del FameLab è quello di invogliare i ricercatori a fare in modo che la ricerca scientifica non venga più vista come una cosa astratta e incomprensibile ai più a causa del linguaggio troppo astruso».

Che temi vengono trattati in questi minishow scientifici?
«I più vari. Luca Perri, ricercatore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare di Bologna, l’anno scorso ha parlato, con l’aiuto di un pallone da basket, del concetto di tempo nella scienza e soprattutto ha spiegato le missioni spaziali legate ai viaggi verso i pianeti extrasolari. Abbiamo avuto ricercatori di ingegneria informatica che hanno raccontato come stia assumendo sempre maggiore importanza il ruolo dei conservatori di dati digitali di canzoni, video anni Sessanta-Settanta, programmi televisivi. Una studentessa ha spiegato a cosa serve la statistica per invogliare gli studenti a iscriversi alla sua facoltà e un matematico ha approfondito l’origine del numero zero».

Perché tre soli minuti di tempo?
«È il tempo di attenzione medio di chi guarda i video su internet. Oggi ci sono messaggi pubblicitari sempre più brevi perché l’attenzione che si dà loro è sempre minore. I tre minuti sono ottenuti facendo una media tra i video pubblicitari di un minuto e le conferenze standard che durano 8-10 minuti. Anche le Ted-conference (conferenze sui contenuti più diversi diffuse a livello internazionale dai più importanti leader-opinion) prevedono un tempo oscillante tra i 16 e gli 8 minuti. Il FameLab è ancora più ridotto perché si rivolge a un pubblico di giovanissimi, dai 14 ai 25 anni, che ha tempi di attenzione molto bassi e ha bisogno di un linguaggio accattivante. Tre minuti, senza slide, con il proprio corpo e un oggetto comune; è tollerato uno strumento musicale».

Al di là dell’effetto contagio sui più giovani, che utilità ha il concorso per i partecipanti?
«Anzitutto sia il Famelab Padova che quello nazionale sono preceduti da momenti formativi: noi proponiamo un corso gratuito di speaking pubblico che l’attore Filippo Tognazzo terrà all’osservatorio astronomico per perfezionare la loro presentazione, fornendo gli strumenti e svelando i trucchi per un efficace speech. La finale nazionale è preceduta da un FameLab masterclass di una settimana. I vincitori a livello nazionale e internazionale ottengono premi in denaro. Ma soprattutto la competenza acquisita e la capacità esibita agevolano l’impiego di questi giovani in settori di divulgazione, nelle università e negli enti di ricerca. Luca Perri, per esempio, ora si occupa della comunicazione nell’Infn; un suo post su Facebook, in cui ha descritto in maniera semplice le onde gravitazionali appena rilevate, ha avuto più di 24 mila mipiace e 14 mila condivisioni».

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