Dialogo cristiano islamico: dall'accoglienza alla convivenza pacifica

Nata all’indomani dell’11 settembre 2001, la giornata ecumenica per il dialogo cristiano-islamico si è subito diffusa a livello nazionale e dal basso, coinvolgendo le chiese d’Italia (non soltanto cattoliche: da cui l’aggettivo “ecumenica”), riviste, operatori del settore, comunità, parrocchie, scuole, gruppi e comunità musulmane. Inizialmente fissata all’ultimo venerdì del mese di Ramadan, a ricordo di una comune giornata di digiuno e preghiera chiesta da Giovanni Paolo II nel dicembre di quell’anno, dal 2008 viene celebrata il 27 ottobre, a ricordo del primo incontro interreligioso di Assisi (1986).

Dialogo cristiano islamico: dall'accoglienza alla convivenza pacifica

Per l’occasione, ogni anno in Italia si tengono iniziative, piccole e grandi, che hanno come scopo proprio quello di promuovere un minimo di conoscenza reciproca e di comune consapevolezza in merito alle fatiche e alle sfide che comporta la relazione e lo scontro tra cristiani e musulmani.
A fronte degli anni che passano, delle parole che si dicono, delle tante sperimentazioni e del movimento migratorio odierno, sembra quasi non si riesca a imparare molto circa la possibilità e i modi di una reale convivenza.
Ecco, allora, anche il senso del breve documento preparatorio, proposto dal comitato organizzatore, dal titolo “Cristiani e musulmani: dall’accoglienza alla convivenza pacifica”.

Cristiani e musulmani hanno delle profonde radici comuni, quali la misericordia e la compassione, ma è altrettanto vero che le loro due religioni si proclamano “religioni di pace”: per costruire un mondo di pace c’è davvero bisogno che cristiani e musulmani sappiano riscoprire le comuni radici di pace in tutte le loro molteplici declinazioni.
Gli organizzatori della giornata indicano per quest’anno, ad esempio, il tema scottante dell’accoglienza dello straniero, del rifugiato, dell’aiuto ai poveri e agli ultimi della società: quale credibilità possono avere i credenti se non si ponessero qualche domanda significativa sul loro modo di relazionarsi alle grandi emergenze di oggi?
I rispettivi testi sacri, nonostante li si voglia spesso piegare ad altre interpretazioni, hanno nulla da dire in proposito?

Gli organizzatori invitano a dare spazio convinto all’idea di una comune umanità
«Questa crediamo possa essere la strada per costruire una società libera dal terrore della guerra nucleare, dalla paura continua di qualsiasi essere umano diverso da noi, riscoprendo la comune umanità, il comune bisogno di accoglienza e di vivere pacificamente, come figli e figlie dell’unica Madre Terra che ci ospita».
L’Europa e l’Occidente hanno delle precise responsabilità riguardo a tante vicende odierne e nei confronti di popolazioni ormai giunte allo stremo, verso le quali si è persino incapaci di porre gesti politici precisi. Allo stesso tempo, dal mondo islamico arrivano tante caricature dell’islam stesso, unite a fatti gravissimi e disumani.
«Chi vuole pace per sé dovrà imparare a dare pace agli altri. E questo lo si potrà fare riscoprendo le vere radici comuni alle religioni monoteiste – islam, cristianesimo ed ebraismo – che sono l’accoglienza, l’ospitalità, la misericordia, la pace».
La terrà è di Dio, gli uomini e le donne sono di Dio, ogni tentativo concreto di incontro è da Dio: la società di domani sarà quella che avremo voluto e messo in piedi oggi.

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Parole chiave: don giuliano zatti (2), dialogo cristiano-islamico (2), islam (66), ecumenismo (41)