Le sfide che attendono Giordani e Lorenzoni

Sergio Giordani e Arturo Lorenzoni hanno vinto. Li citiamo assieme perché quella di domenica scorsa è stata una vittoria corale. E la vera sfida, è che tale rimanga anche quando l’euforia lascerà il posto all’ordinaria amministrazione di cui la città ha bisogno.

Le sfide che attendono Giordani e Lorenzoni

Sergio Giordani e Arturo Lorenzoni hanno vinto.
Li citiamo assieme perché quella di domenica scorsa è stata una vittoria corale: di chi ha “guidato” il treno andando al ballottaggio, ma anche di chi ha saputo “riempirne i vagoni” mobilitando e convincendo della bontà dell’apparentamento un popolo di elettori che in altre circostanze sarebbe rimasto a casa.

Proprio questo era l’ostacolo principale, e non è un caso che Padova per una volta spicchi in positivo nel panorama nazionale: per l’alta partecipazione al voto, quasi uguale a quella del primo turno, e perché le due sinistre che oggi convivono nel paese sono state capaci di valorizzare ciò che le unisce piuttosto che farsi reciprocamente lo sgambetto.

Una campagna elettorale che non era partita bene – si pensi solo al litigio plateale sulle primarie, con annesse divisioni nel Pd – è stata corretta in corsa ed è finita con un successo apparso netto fin dai primi seggi scrutinati al ballottaggio.
Tutta un’altra storia rispetto ai sorrisi posticci e alle strette di mano forzate di due anni fa, quando le fratture nel centrosinistra spalancarono un’autostrada a Bitonci.
Evidentemente dal passato si può imparare, o forse a pesare in positivo questa volta è stata la natura “civica” dei due candidati, che ha facilitato un accordo presentato e ostentato come “libero dai partiti”.

Il bello però inizia adesso.
E la vera scommessa è tutta racchiusa nella capacità di tenere fede al patto con gli elettori non appena si esaurirà la riserva di adrenalina che il voto porta con sé e inizierà la quotidiana, a volte accidentata, spesso poco emozionante navigazione a cui è chiamato chi deve amministrare.

C’è da formare una giunta che coniughi esperienza e competenza; c’è da guidare il consiglio comunale e le sue commissioni; ci sono questioni cruciali sul tappeto che attendono parole chiare, a partire naturalmente dall’ospedale. C’è una fitta rete di rapporti – con i comuni limitrofi, la regione, la politica nazionale – che funzionano solo nella misura in cui una città può contare su una classe dirigente coesa e determinata negli obiettivi da raggiungere.

Su tutto questo, Sergio Giordani e Arturo Lorenzoni sono chiamati subito alla prova del nove.
E con loro sono chiamati a un esame di maturità in particolare i movimenti civici che entrano in consiglio comunale.

Se è vero infatti che la compagine più numerosa è quella del Pd, nelle urne si è materializzata una vera e propria rivoluzione. Scompaiono le cosiddette forze “centriste”, Forza Italia porta a casa un solo consigliere, la Lega due, i 5 stelle uno. E nella maggioranza due terzi dei consiglieri sono espressione di quattro liste civiche.

La buona amministrazione dipenderà innanzitutto dalla loro compattezza, dalla capacità di anteporre il “possibile” all’“ideale”, dalla saggezza necessaria a non inseguire battaglie velleitarie.
Ma anche – e non ci pare questione di poco conto – dalla consapevolezza che una proposta politica per durare ha bisogno di strutturarsi, di trovare canali di comunicazione con i cittadini, di mantenere uno sguardo attento sulla città.

Le liste civiche, anche se con altro peso, non sono una novità per Padova.
Ma quante sono sopravvissute al momento elettorale? E quante hanno finito per scomparire nel breve volgere di qualche mese, non fosse che per un paio di posti in consiglio comunale?

Le sfide, come si vede, sono tante e investono la forma non meno dei contenuti.
Per una città che esce da un biennio sotto ogni punto di vista deprimente, rischiano di essere sfide cruciali. E chiedono un sovrappiù di maturità e responsabilità, nella consapevolezza che

a Giordani – dopo due anni segnati dai litigi e conclusi con l’umiliazione del commissariamento – si è affidata un’opinione pubblica ben più vasta del solo centrosinistra, alla ricerca di una guida autorevole, libera e soprattutto stabile per la città. Dio non voglia che questo patrimonio di fiducia vada sprecato.

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