Giornalisti "in quarantena"

Ogni giorno sul nostro terrazzo va in scena la recita della giornata, fatta di chiacchiere, panni stesi e di un ritrovato senso della prospettiva.

Bastano una notte insonne e un francobollo di cielo per far capire — anche ad uno come me — cos'abbiamo dato troppo a lungo per scontato. Come la processione del Venerdì santo.

Pasqua. Negli ultimi anni questi giorni di vacanza sono sinonimo di "scoperta". Scoperta di una nuova città, un luogo, dei paesaggi, una luce diversa. Ma anche pietanze nuove, sapori diversi da quelli casalinghi. Scoperta della Grandezza e Bellezza che ci sta attorno. Quest'anno invece sarà riscoperta della Grandezza nel piccolo quotidiano e familiare. Ma con un immancabile cambio di prospettiva... 

Quattordici nipoti e bisnonna per otto volte. Nonostante l'artrite e gli acciacchi ogni anno preparare per ciascuno una scarcella, dolce pasquale della tradizione pugliese. Quest'anno è tutto un po' diverso, i nipoti sono via e lei è in isolamento. Ma c'è sempre il nonno accanto a lei.

Il tempo scorre lento e veloce insieme e questa quarantena sembra davvero un tempo sospeso che non vede orizzonte. In mezzo c’è tutto perché, nonostante il silenzio, la vita scorre e qualche volta finisce anche. Sono giorni dolci e amari. Giorni in cui riscopri radici e speranze. Giorni che si consumano apparentemente sempre uguali dove la natura fa da segnatempo e ti ricorda che la primavera è qui e vale la pena viverla.

La chiamata al 118 ci ha catapultati su una giostra da cui era impossibile scendere. Le salite ripide fatte di ansia, attesa, preoccupazione, telefonate che non arrivavano mai. Le discese liberatorie dei messaggi degli amici, del “Ce la farete”, della spesa lasciata sul cancello. E poi c’è il giro della morte: quella notizia improvvisa che ti toglie il fiato: «Mi hanno messo sotto ossigeno». 

In questi giorni di isolamento sono stato nell’appartamento di un mio amico che è appena andato a convivere con la sua ragazza; mi sono emozionato nel vedere la figlia, nata appena un mese fa, di un amico che conosco da più di 20 anni e che vive in Toscana; ho visto un’amica condurre un telegiornale in prima serata dopo tanti sacrifici; ho visto la pancia della ragazza di mio cugino all’ottavo mese di gravidanza. Il tutto stando a casa. 

 Le giornate si riempiono di piattaforme di tutti i tipi: per la didattica, per il lavoro, per le video o live chat. Tutto questo servirà a rinsaldare la famosa alleanza scuola-famiglia? A dare valore a quel patto educativo di cui tanto si sente parlare? E in tutto questo...i giga (sì, proprio i giga, quelli di internet, della connessione) hanno un qualche valore?

Ci sono abitudini capaci di scandire la giornata, creando un prima e un dopo. Routine consolidate che si perpetuano in gesti semplici, come prendere il caffè a metà mattina.

Giorni apparentemente tutti uguali: il lavoro procede, la scuola va avanti, a distanza, si cucina, si gioca, si legge. Ma ogni tanto questa nuova routine si rompe. E...non ho voglia di fare nulla! Capita a me, capita ai miei figli. Poi qualcosa fa prendere alla giornata una svolta diversa. E alla fine si riesce sempre a sorridere!

Da giornalista freelance il mio studio è la scrivania in taverna e molte riunioni quotidiane di redazione sono con il mio cane che, quasi sempre, mi asseconda. Non ho orari e ogni giorno mi tuffo in articoli differenti. Possono sembrare anticorpi sufficienti per l'isolamento forzato, ma mi sbagliavo. Manca la parte centrale della mia vita e del lavoro: girare vorticosamente ed essere a contatto con le persone e assorbire le loro storie.