Giornalisti "in quarantena"

Da alcuni anni non mi concentravo su me stessa, non percepivo più di cosa il mio essere aveva bisogno e passavo tutto il tempo a occuparmi delle esigenze degli altri: familiari, amici e lavoro. La quarantena forzata è un prezioso momento di riflessione e recupero dei miei bisogni anche se l'essere costretti in casa inizia a pesare sulla mia mente.

Il tempo passa e la consegna per tutti è #iorestoacasa. Bene. Facciamo questo sforzo così forse ce la caviamo prima. Finite le passeggiate, si pedala ascoltando musica e si cucina tra un battibecco e l'altro perché se non si mette un po' di pepe sulla carne e nella coppia che gusto c'è? 

Prima di quella telefonata il Covid-19 faceva parte della storia di qualcun altro. Poi ha fatto irruzione in famiglia, dettando le sue nuove regole. Ed è stato come cambiare canale: ci siamo scoperti attori di un film un po’ comico, un po’ drammatico e sicuramente sentimentale di cui non conosciamo il copione. 

L’ultimo giorno in libertà è stato un sabato bellissimo. Una giornata perfetta fino a cena, fino al momento di pagare il conto. C’era il sole, un primo vero annuncio di primavera, e la voglia di respirare nella natura era tanta. Siamo partiti con calma, a metà mattina, per raggiungere l’oasi di Cervara a Quinto di Treviso, che secondo mio marito apriva proprio quel giorno, e lì avremo trovato le cicogne. L’idea era grandiosa quindi partenza.

Chi avrebbe mai pensato che un succulento pancake potesse essere l’ultimo cibo gustato all’aperto, fuori, insomma non isolato a casa e in "quarantena"? Ma dietro a questa foto c'è anche una storia di due amici, quotidianamente distanti oltre 700 chilometri, che fugacemente si sono abbracciati e rivisti per un paio di giorni. Proprio i giorni dopo l'ufficialità del Coronavirus in Veneto