La parola del Papa

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Sullo sfondo di San Pietro, Papa Francesco, Shimon Peres e Mahmoud Abbas, pregano per un futuro di pacificazione per i propri popoli e per tutta l'area. Con loro il Patriarca Bartolomeo. Ognuno ha pregato nella propria lingua seguendo l'ordine cronologico delle religioni, ebrei per primi, cristiani e musulmani. Poi hanno piantato un ulivo a sancire il comune desiderio di pace di israeliani e palestinesi

In Giordania, in Palestina e in Israele papa Francesco ha mostrato una grande compassione verso coloro che da troppo tempo convivono con la guerra e hanno il diritto di conoscere finalmente giorni di pace. Da questo sentimento è nato l'invito rivolto ad Abu Mazen e a Shimon Peres di ritrovarsi insieme nella casa del papa a pregare per la pace domenica 8 giugno.

Papa Francesco nel suo messaggio per la 48ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali ci propone una rivoluzione copernicana: «La comunicazione è, in definitiva, una conquista più umana che tecnologica». Poi il messaggio ci dice qualcosa su "chi è l'uomo", sulla sua ontologia. Possiamo riassumerlo così: l'uomo ė un essere comunicante, e la comunicazione si realizza nella prossimità. Infine con l'icona del Samaritano ci dice che comunicare è prima di tutto incontrare.

Il sorprendente invito del papa è stato subito raccolto dai due presidenti. L'incontro dovrebbe svolgersi prestissimo. Ma la domenica di Francesco è stata anche contrassegnata da un altro gesto senza precedenti: la preghiera silenziosa con la mano appoggiata al muro di separazione israeliano. Poi il bagno di folla a Betlemme e la successiva riaffermazione: «La soluzione di due stati diventi realtà».

Cinquant'anni dopo lo storico incontro tra Paolo VI e Athenagoras, papa Francesco e il patriarca Bartolomeo entrano mano nella mano a Gerusalemme e raggiungono la pietra dove fu deposto il corpo di Gesù e si inginocchiano in silenzio e pregano. Le loro parole coraggiose e i loro gesti eloquenti appaiono una solenne promessa di riconciliazione. Firmata una lunga dichiarazione congiunta.

Papa Francesco, aprendo l'assemblea dei vescovi italiani, ha delineato il ritratto del pastore che ha a cuore il popolo che gli è affidato. Un identikit impegnativo che offre, al discernimento dei singoli credenti e delle comunità ecclesiali, una traccia significativa di riflessione sul modello di chiesa che a lui sta a cuore. Sollecitato «un annuncio cadenzato sull’eloquenza dei gesti». Necessaria la presenza nella famiglia, tra i disoccupati e i migranti.

Venerdì 11 aprile, il papa ha incontrato i volontari dei Centri di aiuto alla vita tra la sentenza della Consulta che apriva alla fecondazione eterologa e lo scoppio del caso di scambio degli embrioni a Roma. Il monito: «La vita è una e inviolabile, questo diritto non può essere sottoposto ad alcuna condizione. Uno dei grandi rischi della nostra epoca sta nel divorzio tra la morale e l’economia, tra un mercato infarcito di tecnologia e le norme etiche della natura umana»

Più di 500 parlamentari italiani hanno partecipato giovedì 27 marzo alla messa con il papa alle 7 del mattino. L’affluenza ha obbligato ad abbandonare per un giorno la cappella di Santa Marta per la basilica di San Pietro. Da Bergoglio parole fortissime, che non ha precluso la via della salvezza ad alcuno, introducendo però una sottile differenza tra il peccatore che «scivola» nella corruzione, quasi a sua insaputa, e colui che ha il «cuore duro». A costui, prima del perdono, è necessaria la conversione.

Ai nuovi cardinali, creati sabato 22 febbraio, il papa ha chiesto testimonianza, servizio all'annuncio coraggioso del vangelo e umiltà. Rivolgendosi poi ai fedeli, ha chiesto loro di pregare sempre «per noi pastori, perché siamo buoni servitori: buoni servitori, non buoni padroni».

Papa Francesco ha festeggiato san Valentino con 25 mila fidanzati rivisitando il Padre nostro per le coppie che hanno il coraggio del «per sempre». Ha attinto dal vissuto e suggerito «le regole per il cammino di ogni giorno: permesso, grazie, scusa».