La giornata di Francesco a Lesbo con Bartolomeo I e Ieronymos II. Il messaggio ai rifugiati del “Mòria refugee camp”: “Non siete soli”. E ancora: “Non perdete la speranza”. Il gesto delle corone di fiori in mare. La decisione di accompagnare a Roma con l’aereo papale tre famiglie di rifugiati dalla Siria, 12 persone in tutto, di cui 6 minori.
Il mercoledì del papa, in attesa di volare a Lesbo per esprimere "vicinanza e solidarietà" ai profughi, ai cittadini e a tutto il popolo greco. Al centro della catechesi, il brano evangelico della chiamata di Matteo, che dimostra come la Chiesa "non è una comunità di perfetti, ma di discepoli in cammino", peccatori e bisognosi di perdono.
Il Papa ha iniziato mercoledì un ciclo di catechesi su Gesù e la misericordia e ha incontrato Lizzy Myers, la bambina dell’Ohio affetta da una malattia genetica rara (Sindrome di Usher – Tipo B ) che presto la renderà cieca e sorda e che mercoledì scorso, non era riuscita a incontrare il Papa, a causa della perdita di una coincidenza aerea negli Stati Uniti.
Il nome di Dio è misericordia (edizioni Piemme, 15 euro) di Andrea Tornielli: un libro-intervista che è più un viaggio nel mondo interiore di un uomo che un freddo botta e risposta tra un papa e un vaticanista. Nei giorni scorsi la presentazione a Padova con l'autore.
Sarà presentata alla stampa venerdì 8 aprile, alle ore 11.30, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, l’Esortazione apostolica post-sinodale di Papa Francesco “Amoris laetitia”, sull’amore nella famiglia.
Il Papa ha concluso il ciclo di catechesi sulla misericordia nell'Antico Testamento offrendo ai circa 30 mila fedeli presenti in piazza San Pietro una meditazione sul Salmo 51, il "Miserere". "Dio è più grande del nostro peccato", ha ripetuto per tre volte insieme alla folla. Dio "non nasconde il peccato, ma lo distrugge e lo cancella dalla radice, non come fanno in tintoria". "Tutti siamo peccatori": la "dignità" del perdono di Dio è "quella di alzarci".
Al Cara di Castelnuovo di Porto il tradizionale gesto prepasquale. I profughi arrivano da Nigeria, Eritrea, Mali e Pakistan e sono cattolici, cristiani copti, indù, musulmani. Perego (Migrantes): “Dopo gli attacchi l'invito è a non chiudersi”. Ripamonti (Astalli): “Gesto semplice e dirompente”.
Al termine dell'udienza del mercoledì, prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana, il Papa ha ricordato i tragici attentati di Bruxelles e ha chiesto la "condanna dei crudeli abomini" e la preghiera per "convertire i cuori di queste persone accecate dal fondamentalismo crudele".
Entusiasmo, umiliazione, indifferenza, annientamento, misericordia. Sono le parole che Francesco ci ha proposto nella sua omelia per la Domenica delle Palme, trentunesima Giornata mondiale della gioventù.
Francesco ha svolto l'udienza del 16 marzo declinando due parole: esilio e consolazione. Partendo dal "libro della consolazione" del profeta Geremia, il Papa ha tracciato un parallelo tra l'esilio dei migranti e quello del popolo di Israele, auspicando nazioni e governanti che "aprono il cuore e aprono le porte" al confine dove spesso i profughi rimangono perché "non sentono l'accoglienza". L'elogio dell'Albania, che ha saputo rialzarsi dopo "persecuzione e distruzione", e il saluto speciale ai giovani di Cracovia, a quattro mesi dalla Giornata mondiale della gioventù.