La visita di Francesco in una parrocchia di Roma: «Mi sento a casa. Grazie!»

Quattro ore di visita per il papa nella parrocchia salesiana del Sacro Cuore, a due passi dalla stazione Termini a Roma. Tra incontri e confessioni, il papa durante l'omelia si è rivolto direttamente ai giovani: «Sentite bene, voi ragazzi e ragazze, che incominciate la vita adesso: Gesù mai delude. Mai».

Il papa in parrocchia

Un canto in spagnolo durante la messa, il mate offerto dalla comunità religiosa e l’immagine nel presbiterio della Virgen de Lujan, patrona dell’Argentina sono stati segni di calore e affetto della parrocchia salesiana del Sacro Cuore di Gesù in via Marsala a Roma al Pontefice nella visita di ieri  pomeriggio che ha confidato: «Io mi sento a casa, tra voi. Grazie. Perché uno può andare a fare una visita e trovare molta educazione, tutto il protocollo, ma non c’è il calore. Tra voi ho trovato il calore dell’accoglienza, come in una famiglia. E oggi sono entrato io, e mi sento a casa, come in famiglia. Grazie tante!».

Il momento più intenso della visita di quasi quattro ore, sotto una pioggia “benedicente” (come l’ha definita lo stesso Francesco), è stato il passaggio dell’omelia nel quale il papa ha invitato i fedeli che gremivano la chiesa a chiudere gli occhi e immaginare la scena del battesimo di Gesù: «Sentiamo la voce di Giovanni: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Guardiamo Gesù e in silenzio, ognuno di noi, dica qualcosa a Gesù dal suo cuore. In silenzio. Il Signore Gesù, che è mite, è buono – è un agnello – che è venuto per togliere i peccati, ci accompagni nella strada della nostra vita».

L’incontro prima con sessanta senza fissa dimora, poi con un centinaio di giovani rifugiati (alcuni dei quali arrivati a Lampedusa), Quindi la benedizione dei bambini neobattezzati e degli sposi novelli, infine la confessione di cinque persone. In un pomeriggio indimenticabile per i parrocchiani del Sacro Cuore, sono state le parole del Battista a segnare le molte strette di mano, gli abbracci e gli sguardi d’intesa che il papa ha distribuito a piene mani: «Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie i peccati del mondo – ha  riflettuto Francesco –quello che viene a salvarci; quello che ci darà la forza della speranza». Ma come può un agnello, tanto debole togliere tanti peccati, tante cattiverie, si è chiesto lo stesso papa di fronte all’assemblea. «Con l’Amore. Con la sua mitezza – è stata la risposta – Gesù non ha mai lasciato di essere agnello: mite, buono, pieno d’amore, vicino ai piccoli, vicino ai poveri. Era lì, fra la gente, guariva tutti, insegnava, pregava. Ma, tanto debole Gesù: come un agnello. Ma ha avuto la forza di portare su di sé tutti i nostri peccati: tutti». Qualcuno può dire: «Ma, padre, lei non sa la mia vita: io ne ho uno che... non posso portarlo nemmeno con un camion... Tante volte, quando guardiamo la nostra coscienza, troviamo alcuni peccati che sono grossi, eh? Ma lui li porta. Lui è venuto per quello: per perdonare, per fare la pace nel mondo, ma prima nel cuore. Forse ognuno di noi ha una tormenta nel cuore, forse ha un buio nel cuore, forse si sente un po’ triste per una colpa... lui è venuto a togliere tutto quello, lui ci dà la pace, lui perdona tutto».

 Nei momenti di difficoltà e sconforto occorre accrescere la propria fede: «Ma, Signore, guarda la mia vita: io sono nel buio, ho questa difficoltà, ho questo peccato...», tutto quello che noi abbiamo è affidarci al Signore: «Guarda questo: io mi affido a te!». E questa, ha sottolineato il papa, «è una scommessa che dobbiamo fare: affidarci a lui e mai delude. Mai, eh? Mai! Sentite bene, voi ragazzi e ragazze, che incominciate la vita adesso: Gesù mai delude. Mai. Questa è la testimonianza di Giovanni: Gesù, il buono, il mite, che finirà come un agnello: ucciso. Senza gridare. Lui è venuto per salvarci, per togliere il peccato. Il mio, il tuo e quello del mondo: tutto, tutto». 

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Fonte: Sir