La Brexit arriva a marzo 2019 ma il divorzio è tutto da scrivere

Niente soluzioni "all'italiana". Brexit means Brexit (Brexit vuol dire Brexit) e lo ha ribadito recentemente Theresa May, quando ha dichiarato che la Gran Bretagna uscirà dall’Ue il 29 marzo 2019 ed è dunque necessario definire in fretta i termini del divorzio. 

La Brexit arriva a marzo 2019  ma il divorzio è tutto da scrivere

Brexit means Brexit: una semplice frase, quella della premier britannica Theresa May, che aveva tagliato la testa al toro di tutte le illazioni su una possibile uscita “all’italiana” della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

Se il popolo ha deciso così, così sarà.
E da lì sono partiti difficilissimi negoziati tra le due parti, il Regno Unito e l’Ue, perché il divorzio costerà caro a tutti. Soprattutto ai britannici: le istituzioni comunitarie vogliono parecchi soldi indietro, si parla di diverse decine di miliardi di euro; Londra invece vorrebbe svenarsi il meno possibile, e soprattutto conservare alcuni privilegi che altrimenti le costerebbero ancora più caro.
Stare nel libero commercio europeo, ad esempio. Altrimenti le merci britanniche diventeranno extracomunitarie, con tutte le conseguenze in materia di dazi, mancate agevolazioni, dogane, contingentamenti che l’essere fuori-Ue comporta. E con la fuga di quelle multinazionali che nel libero mercato europeo vogliono rimanerci.

Intanto se ne vanno le varie Agenzie comunitarie di stanza nel Regno, a cominciare da quella del farmaco tanto ambita da Milano: porterebbe in terra lombarda eccellenze tecnologiche, cervelli, investimenti, turismo d’affari. E la finanza nel frattempo sta vagliando tra Francoforte, la capitale finanziaria dell’Ue una volta sparita Londra, e Parigi, la vera capitale europea de facto.

Ma Brexit means Brexit e lo ha ribadito recentemente la May, quando ha dichiarato che la Gran Bretagna uscirà dall’Ue il 29 marzo 2019 ed è dunque necessario definire in fretta i termini del divorzio.
Lo ha fatto non tanto perché l’opinione pubblica britannica stia cambiando parere: un sondaggio accurato ha rivelato che a tutt’oggi Brexit vincerebbe di nuovo.
Quanto perché c’è chi sta muovendosi nell’ombra per cercare di rinviare la scelta, confidando in un futuro tracollo della May e in un cambio di guardia che a sua volta potrebbe cambiare un po’ le carte in tavola. Attivissimo in tal senso l’ex premier Tony Blair.

Ma non ci si deve solo dividere l’argenteria, c’è una questione ben più spinosa da affrontare: l’Irlanda del Nord diventerebbe extracomunitaria e il processo di pace irlandese rischierebbe di andare in frantumi.
Ora il confine tra Regno e Repubblica non c’è più: domani impedirebbe nuovamente agli irlandesi di muoversi liberamente nella loro isola. E sappiamo cosa è successo fino a qualche anno fa nei quartieri di Belfast e Derry. O Londonderry, per gli unionisti che nemmeno chiamano la città col suo nome.

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