«È una guerra. Ma le religioni vogliono tutte la pace»

Le parole del Papa in viaggio verso la Polonia: “Quando io parlo di guerra, parlo di guerra sul serio, non di ‘guerra di religione’: no. C’è guerra di interessi, c’è guerra per i soldi, c’è guerra per le risorse della natura, c’è guerra per il dominio dei popoli: questa è la guerra. Qualcuno può pensare: ‘Sta parlando di guerra di religione’: no. Tutte le religioni, vogliamo la pace. La guerra, la vogliono gli altri. Capito?”.
L'Europa, i migranti, la tutela della vita nel primo discorso alle autorità.  

«È una guerra. Ma le religioni vogliono tutte la pace»

“Una parola che si ripete tanto è ‘insicurezza’. Ma la vera parola è ‘guerra’. Da tempo diciamo ‘il mondo è in guerra a pezzi’. Questa è guerra. C’era quella del ’14, con i suoi metodi, poi quella del ’39 – ’45, un’altra grande guerra nel mondo, e adesso è questa”.
Così Papa Francesco ai giornalisti, durante il volo verso Cracovia, in Polonia, per la Gmg. “Non è tanto organica, forse – ha affermato il Papa a proposito della guerra - organizzata, sì, ma organica, dico; ma è guerra. Questo santo sacerdote che è morto proprio nel momento in cui offriva le preghiera per tutta al Chiesa, è ‘uno’; ma quanti cristiani, quanti innocenti, quanti bambini… Pensiamo alla Nigeria, per esempio: ‘Ma, quella è l’Africa!’. Quella è guerra! Non abbiamo paura di dire questa verità: il mondo è in guerra, perché ha perso la pace”.

“Quando io parlo di ‘guerra', parlo di guerra sul serio, non di ‘guerra di religione’: no. C’è guerra di interessi, c’è guerra per i soldi, c’è guerra per le risorse della natura, c’è guerra per il dominio dei popoli: questa è la guerra. Qualcuno può pensare: ‘Sta parlando di guerra di religione’: no. Tutte le religioni, vogliamo la pace. La guerra, la vogliono gli altri. Capito?”.

Il primo discorso in Polonia

Papa Francesco è arrivato sotto la pioggia – alle 17,15, con un quarto d’ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia – percorrendo l’ultimo tratto in “papamobile scoperta”, al suo primo appuntamento pubblico in terra di Polonia.
Il Castello di Wawel, luogo classico della storia città di Cracovia, per cinque secoli luogo del regno della Polonia, è stato il teatro dell’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico.

I due polmoni dell'Europa
Vola alto, il Papa, nel suo primo discorso. “San Giovanni Paolo II, ideatore e promotore delle Giornate Mondiali della Gioventù, amava parlare dell’Europa che respira con i suoi due polmoni. Il sogno di un nuovo umanesimo europeo è animato dal respiro creativo e armonico di questi due polmoni e dalla comune civiltà che trova nel cristianesimo le sue radici più solide”.

Dalla concordia il bene comune
“La concordia, pur nella diversità delle opinioni - ha proseguito - è la strada sicura per raggiungere il bene comune dell’intero popolo polacco. La coscienza dell’identità, libera da complessi di superiorità, è indispensabile per organizzare una comunità nazionale sulla base del suo patrimonio umano, sociale, politico, economico e religioso, per ispirare la società e la cultura, mantenendole fedeli alla tradizione e al tempo stesso aperte al rinnovamento e al futuro”.

Saggezza e misericordia per gestire le migrazioni
“Gestire il complesso fenomeno migratorio” richiede “un supplemento di saggezza e di misericordia, per superare le paure e realizzare il maggior bene”.
Francesco ha sottolineato la necessità di individuare le cause dell’emigrazione dalla Polonia, facilitando quanti vogliono ritornare. Al tempo stesso, ha chiesto la "disponibilità ad accogliere quanti fuggono dalle guerre e dalla fame; la solidarietà verso coloro che sono privati dei loro fondamentali diritti, tra i quali quello di professare in libertà e sicurezza la propria fede”.
Nello stesso tempo, l’appello di Francesco, “vanno sollecitate collaborazioni e sinergie a livello internazionale al fine di trovare soluzioni ai conflitti e alle guerre, che costringono tante persone a lasciare le loro case e la loro patria”.

Accogliere e tutelare la vita dal concepimento alla morte
“La vita va sempre accolta e tutelata – entrambe le cose insieme: accolta e tutelata – dal concepimento alla morte naturale, e tutti siamo chiamati a rispettarla e ad averne cura”.
Francesco, nella parte finale del suo discorso al Wavel ha esortato la nazione polacca “a guardare con speranza al futuro e alle questioni che deve affrontare”, a partire dalla sua storia millenaria. “Tale atteggiamento favorisce un clima di rispetto tra tutte le componenti della società e un confronto costruttivo tra le diverse posizioni”, ha assicurato Francesco, e “crea le condizioni migliori per una crescita civile, economica e persino demografica, alimentando la fiducia di offrire una vita buona ai propri figli. Essi infatti non dovranno soltanto affrontare problemi, ma godranno le bellezze del creato, il bene che sapremo compiere e diffondere, la speranza che sapremo donare loro”.

“Le stesse politiche sociali a favore della famiglia, primo e fondamentale nucleo della società, per sovvenire quelle più deboli e povere e sostenerle nell’accoglienza responsabile della vita, saranno in questo modo ancora più efficaci. Allo Stato, alla Chiesa e alla società compete di accompagnare e aiutare concretamente chiunque si trovi in situazioni di grave difficoltà, affinché un figlio non venga mai sentito come un peso ma come un dono, e le persone più fragili e povere non siano abbandonate”.

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Fonte: Sir