La lettera alla città del vescovo Claudio
Da oggi sono anch’io cittadino di Padova.
Avrò abitazione e residenza in questa bella città e sentirò come mie la sua storia, la sua tradizione e la sua cultura che, insieme a tante istituzioni solidaristiche, collocano questa città tra le più significative d’Italia. Ne sono onorato.
Leggerò i giornali come presentazione e spazio di conoscenza del cammino che si sta vivendo. Cercherò, ma avrò bisogno di tempo, relazioni e confidenze per comprendere il significato profondo delle realtà e delle situazioni.
Non è un periodo facile quello che stiamo vivendo, soprattutto per le persone in difficoltà. In questi ultimi anni sono aumentati disoccupazione, precarietà, fallimenti, provocando in tante persone e famiglie un clima di incertezza e di insicurezza, che può generare tensioni. Le tensioni sono segno di ricerca di un nuovo assetto sociale, di un equilibrio nuovo, che le mutate condizioni economiche richiedono; perché si allentino e si sciolgano c’è bisogno di un quadro di riferimento in cui la persona umana con la sua dignità sia davvero l’interesse principale.
Per questo vorrei portare a tutti una parola evangelica e umana: Pace!
Pace come stile per costruire insieme percorsi di giustizia e di solidarietà, soprattutto verso i più deboli e fragili; quella solidarietà che è valore ereditato dai nostri padri, appartiene alla nostra storia e ci lega gli uni agli altri.
Pace per continuare a crescere. Insieme.
Il rischio – diversamente – sarà la fuga in avanti dei più forti e il conseguente abbandono dei deboli, succubi di quella “cultura dello scarto”, a cui spesso Papa Francesco fa riferimento.
Non si tratta soltanto di mantenere e di conservare il patrimonio ereditato, ma di andare oltre per raggiungere mete nuove che permettano alla nostra città di essere nominata per il bene che sa realizzare, per le strade nuove che sa intraprendere e indicare.
Sarà mio compito guidare le comunità dei cristiani sui percorsi prospettati dal Vangelo, inviare missionari a costruire ponti dove ci sono separazioni; riconoscere profeti e sentinelle. Dovrò io stesso incitare continuamente all’amore, alla giustizia, alla pace, alla carità… al bene per tutti e al servizio di tutti. A partire dai più fragili!
Mi asterrò dall’entrare direttamente nel dibattito pubblico e nelle valutazioni politiche della nostra città; ma continuerò a guardare, osservare, conoscere, con un affetto che crescerà col tempo, contribuendo con la preghiera e con i riferimenti evangelici a dare anima al cammino e a orientarlo verso le attenzioni sollecitate dal Vangelo. Cercherò di essere un cittadino responsabile e amico sincero di Padova e di coloro che la abitano.