L'incontro fra Renzi, Merkel e Hollande non va enfatizzato ma nemmeno sottovalutato. I tre maggiori Paesi dell'Ue confermano - nell'epoca dei populismi e dei nazionalismi dilaganti - la necessità di un'Europa unita ed efficace. Come quella che, negli anni '40, sognavano Spinelli, Rossi e Colorni.

50,3 per cento per Alexander Van der Bellen, 49,7 per cento per Norbert Hofer. In termini assoluti, poco più di 31 mila voti: un’inezia, ma tanto è bastato per allontanare lo spettro di un presidente della repubblica dall’aspetto rassicurante ma espressione di un partito fondato da un ex ministro nazista e orgogliosamente fermo sulle sue posizioni nazionaliste e anti-immigrati. Ma le ragioni di preoccupazione per l'intera Europa non sono certo scomparse.

Sono molti gli osservatori europei a legare la decisione di Vienna di bloccare il Brennero alla campagna elettorale in corso in Austria in vista delle elezioni di domenica 24 aprile. Per capire se davvero i nostri vicini fanno sul serio sui migranti, anche al costo di generare un enorme danno economico e commerciale, basterà attendere l'esito del voto e le scelte politiche conseguenti. In ogni caso, domenica termina la parabola politica di Heinz Fisher, classe 1938, attuale presidente della repubblica federale (nella foto con Sergio Mattarella).

Sabato 16, papa Francesco è a Lesbo, assieme al patriarca di Costantinopoli Bartoolomeo I e al vescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia Hyeronimos. Per alcuni giorni Lesbo diventerà un luogo simbolo di un’umanità sofferente, ma non potrà essere negata la realtà di una politica dell’immigrazione che vuole ridurre l’ingresso nell’Ue e aumentare allontanamenti, espulsioni, respingimenti. Ecco la situazione oggi sull'isola greca ad appena otto miglia marine dalla Turchia.
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Il "peso" dei profughi sugli esiti del voto di domenica 13 marzo. Avanza Alternative für Deutschland, anche se i partiti che guidano regioni e governo federale raccolgono la maggioranza dei consensi. Per la Merkel un segnale da non sottovalutare. I commenti di Hubert Wissing (Comitato centrale dei cattolici tedeschi) e del vescovo di Magdeburgo.

Nel grande Paese centro-orientale crescono le manifestazioni di protesta contro il governo della premier Beata Szydlo, espressione del partito conservatore Diritto e Giustizia. Le obiezioni dell'Ue e quelle della Commissione di Venezia (Consiglio d'Europa). La ricerca di un equilibrio tra identità nazionale e integrazione continentale.

Il turno di ballottaggio alle regionali francesi lascia all’asciutto la destra estrema. La desistenza tra gollisti e socialisti, e un maggior afflusso ai seggi, blocca l’avanzata euroscettica. Messaggio forte ai governanti dei Paesi Ue che in settimana si trovano a Bruxelles per un summit su terrorismo, migrazioni e crisi economica.

Netto successo della destra estrema alle elezioni regionaali. Seguono gollisti e socialisti. I meriti della leader nazionalista e le colpe degli avversari. L'Europa attende gli esiti dei ballottaggi del 13 dicembre e intanto fa i conti con il diffondersi di formazioni politiche nate "dal basso", estranee ai partiti tradizionali e, in genere, euroscettiche.

Dopo il risultato delle elezioni in Polonia, già si guarda a Turchia (alle urne il 1° novembre) e Spagna (20 dicembre). Ma è il dato politico e culturale emergente, ovvero il risorgere aggressivo delle identità nazionali, che solleva preoccupazioni e dubbi sul comune destino del Continente.
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La democrazia funziona (più o meno e quasi sempre) così: il popolo vota e sceglie, e poi affida le proprie decisioni a Parlamenti ed esecutivi eletti e delegati a governare. I polacchi, alle urne domenica 25 ottobre, hanno premiato il partito conservatore Diritto e giustizia (PiS), presentatosi al giudizio dei cittadini con un programma che comprende la difesa degli interessi nazionali, prevalenti rispetto alla collocazione europeista, la tutela delle tradizioni e dei valori nazionali, il sostegno all’economia reale, maggiore spesa pubblica, la chiusura delle frontiere ai migranti, l’irrigidimento delle posizioni anti-russe.

Un praticante su cinque ha scelto il Front National. La preoccupata analisi di Jérôme Vignon, presidente delle Settimane sociali: «I cattolici hanno votato per Le Pen nonostante le raccomandazioni dell'episcopato, molto impegnato per l'Europa. È un cattolicesimo di identità che rifiuta il messaggio della chiesa cattolica che chiede di far posto allo straniero e di dargli ospitalità. Siamo divisi anche su papa Francesco».

Per la prima volta dal 1979, quando l'europarlamento fu votato direttamente dai cittadini, l'astensione non cresce: il numero dei votanti è sicuramente modesto (43 per cento), ma in linea con quello del 2009. All'Eurocamera irrompe la politica vera e propria, fatta di consensi elettorali, partiti, programmi, leader, strategie e alleanze. Il nome del prossimo presidente della Commissione ne sarà una riprova.

I POPULISMI EUROPEI

Il leader olandese cavalca lo scontento popolare e scarica tutte le colpe sull'Europa "matrigna". I sondaggi più recenti lo danno al 24 per cento. Per convincere gli elettori punta sui risultati di "Nexit", uno studio sui vantaggi che deriverebbero all'Olanda in caso di uscita dall'euro. Fortissimo il suo anti-islamismo, mentre ha posizioni favorevoli nei confronti degli omosessuali.

Il risultato negativo nella tornata elettorale di settembre 2013 del Piratenpartei (Partito pirata) e della Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania, nuovo partito euroscettico) e il tramonto del Nationaldemokratische Partei Deutschlands (Npd, Partito nazional democratico) sono altrettanti segnali inequivocabili del forte ancoraggio della Germania all'Europa.

Scenari politici poco rassicuranti in Slovacchia e Repubblica Ceca. Da una parte la passata oppressione dell’identità nazionale slovacca, comporta una forte apertura da parte dei cittadini nei confronti dei cosiddetti “populismi sociali ed economici”. Nel futuro ceco, invece, si profila un derby tra populismo “morbido” e populismo “oltranzista".

Indice puntato contro i costi del welfare state e in particolare dei sussidi. Oggi le classi medie vogliono essere sicure che i soldi che danno al fisco non finiscano nelle tasche di chi non ha voglia di lavorare. Sorride l’Ukip (United Kingdom Independence Party), nato proprio per portare il Regno Unito fuori dall’Europa: secondo gli ultimi sondaggi potrebbe superare anche il partito conservatore.

Il politologo Boris Popivanov spiega le mosse del leader Volen Siderov: dopo aver attaccato le minoranze (musulmani e rom) ora punta sulla liberazione dal “giogo coloniale” rappresentato dalle multinazionali che gestiscono i servizi essenziali. Da qui la richiesta di nazionalizzazioni. Altre due forze populiste e nazionaliste in campo: il Fronte nazionale per la liberazione della Bulgaria e il Vmro.

Il Partito della libertà fa ormai parte della storia democratica del paese, anche per la sua capacità di capace di restare al governo con tutti, benché accusato di razzismo, antisemitismo e nazismo soffuso. La scomparsa in circostanze tragiche di un leader storico come Jörg Haider e gli scandali legati alla corruzione non ne hanno intaccato la forza di penetrazione.

L’esito del referendum del 9 febbraio, promosso dal partito conservatore Udc/Svp per chiudere gli ingressi ai lavoratori Ue, ha stabilito un punto fermo, anche se la distanza tra “sì” e “no” si riduce a una manciata di schede: nella Confederazione gli stranieri sono troppi, è tempo di cambiare.

Nei paesi nordici è in corso un profondo ripensamento tra valori antichi e modernità. In Finlandia operano i "Veri finlandesi", in Danimarca il "Partito popolare danese", in Norvegia il "Partito del progresso", in Svezia i "Democratici norvegesi". Dietro queste sigle, si muove e si afferma una galassia spesso xenofoba che demonizza le minoranze.

Lo Scottish National Party, il partito dell'indipendenza, a favore degli immigrati e dell'Unione europea, vuole una "Scozia Stato", ma la gran parte degli abitanti è contraria. A loro agio con una doppia identità, britannica e scozzese, forti di un servizio sanitario pubblico e di un welfare state migliori di quelli inglesi, gli abitanti della regione più settentrionale della Gran Bretagna sembra non ne vogliano sapere di lasciare il regno di Elisabetta.

Il premier uscente Viktor Orban si conferma. Il centrosinistra, mai in gara, si accontenta di aver superato il 20 dei consensi. I populisti della formazione estremista Jobbik, dalle simpatie neonaziste, forti di quasi un quinto dei voti magiari, confermano il successo delle nuove destre. Un nuovo avvertimento all'Unione europea in vista delle alleanze tra filoeuropeisti per far funzionare le istituzioni.

VERSO LE ELEZIONI

Napolitano a Strasburgo. Il presidente della repubblica italiana è stato salutato come un fervente europeista dal parlamento europeo, che lo ha accolto tributandogli un lunghissimo e caloroso applauso. Non ha fatto sconti agli errori nella costruzione dell'euro, rimarcando il progressivo distacco delle istituzioni comuni rispetto ai cittadini. Da qui la necessità di profonde riforme.

Le elezioni di fine maggio saranno differenti perché sono profondamente mutati il "clima" e i sentimenti verso la "casa comune". Il nazionalismo cresce ovunque, il protezionismo economico riemerge dal fondo della storia e trova nuovi assertori, il populismo fa da collante. Nessuno ha una formula magica pronta in tasca, ma...

Bentornati tra noi, bentornati alla realtà, verrebbe da dire, di fronte al pensoso appello di un autorevole gruppo di intellettuali socialdemocratici di diversi paesi – solo un italiano, per intenderci – per le prossime elezioni europee.

Un invito forte e deciso a votare per il rinnovo dell’europarlamento, a sostenere il “progetto europeo” fondato sui principi di solidarietà e di sussidiarietà, e al contempo, a far sentire la voce dei cristiani sulla scena continentale. Sono gli elementi essenziali che emergono dalla dichiarazione dei vescovi europei, presentata a Bruxelles dal cardinale Reinhard Marx a nome della Comece, la Commissione degli episcopati della Comunità europea.

A Milano lunedì 7 aprile la presentazione del Manifesto per l'Europa. «Ci auguriamo una forte partecipazione dei cittadini alle elezioni». Gli euroscettici sono «Populisti senza alternative credibili».

La Lega, pur di riconquistare terreno cavalca ogni possibile parola d'ordine o slogan che circola nei territori di pertinenza. Anche i più incongrui o irrealisti, come l'indipendentismo. Le forze "tradizionali" cambiano pelle e lo stesso presidente del consiglio scommette sulla frattura cambiamento/conservazione, molto più che su tutte le altre tradizionali, a partire da quella destra/sinistra.

Appello al voto e sito web promossi dall’Iniziativa dei cristiani per l’Europa: «Sì alla dimensione effettivamente europea dei programmi elettorali, no alle liste che prendono in ostaggio l’Europa per egoistici fini nazionali».

Il parlamento europeo ha commemorato nella sede di Strasburgo – durante l'ultima sessione plenaria alla vigilia del suo scioglimento e del voto di maggio – la prima guerra mondiale. Tre attualissimi "insegnamenti": salvaguardare la pace come bene non negoziabile, rispetto del diritto internazionale e dello stato di diritto, coltivare la responsabilità e la solidarietà.

Nella dichiarazione emessa il 20 marzo dai vescovi della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea) un'agenda della crisi sociale del continente. È essenziale che i cittadini esprimano il proprio voto credendo nel futuro del processo europeo e con il desiderio di contribuire al suo successo.

Il sociologo Piergiorgio Corbetta analizza le scelte della generazione Erasmus che sembra rifiutare i partiti tradizionali quando non addirittura il voto: «In tutta Europa c'è una situazione di crisi e c'è bisogno di trovare un capro espiatorio. Per esempio, l'euro…». A questo si aggiunge che i giovani «hanno meno fedeltà di partito, e sono più propensi ad abbracciare nuove idee». Inoltre «non hanno idea di classe, sono deideologizzati».