Bulgaria. La svolta sociale di Ataka

Il politologo Boris Popivanov spiega le mosse del leader Volen Siderov: dopo aver attaccato le minoranze (musulmani e rom) ora punta sulla liberazione dal “giogo coloniale” rappresentato dalle multinazionali che gestiscono i servizi essenziali. Da qui la richiesta di nazionalizzazioni. Altre due forze populiste e nazionaliste in campo: il Fronte nazionale per la liberazione della Bulgaria e il Vmro.

Bulgaria. La svolta sociale di Ataka

Un folto gruppo di giovani uomini vestiti di nero circonda il leader salito su un palco improvvisato davanti al Palazzo della giustizia di Sofia. Numerose le bandiere sul cui sfondo verde si vede la scritta “Ridateci la Bulgaria!”. Il leader parla agitandosi, con un linguaggio aggressivo. Si chiama Volen Siderov ed è la guida del partito nazionalista “Ataka”.
Nel 2005, quando la formazione appena nata entra per la prima volta nel parlamento bulgaro con l’8,1 per cento dei voti, dalla tribuna Siderov afferma che «i politici sono un branco di maiali che grugniscono». Quasi nove anni dopo, le sue esibizioni stravaganti non destano più scalpore. «Ex giornalista e bravo comunicatore, Siderov capisce molto bene come diventare la notizia del giorno. A lui non interessa che molti non approvano il suo comportamento. Gli serve la simpatia di quel sette-otto per cento che lo votano», spiega a SirEuropa il politologo Boris Popivanov.

No all’“espansionismo turco”. Numerosi sono, negli anni, gli eventi clamorosi con la partecipazione del leader di Ataka e dei suoi seguaci. Siderov ha forzato la serratura della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha urlato in faccia al Presidente della Repubblica e ha mandato a monte una seduta del Consiglio di sicurezza nazionale; i suoi deputati hanno fatto irruzione nelle televisioni nazionali per esprimere il loro dissenso verso trasmissioni durante le quali veniva criticato Ataka.
Uno dei fatti più rilevanti rimane lo scontro con i musulmani durante la loro preghiera del venerdì, nel 2011, precipitata in botte e feriti da ambedue le parti. Secondo Stanislav Stanilov, deputato di Ataka, «da parte di alcune correnti in Turchia è in corso una politica di espansionismo nei confronti della Bulgaria e nel Paese ci sono troppe moschee». Il nazionalista però sostiene: «Noi non siamo contro le minoranze, né contro i rom, ma vogliamo difendere gli interessi dei bulgari».

L’appoggio al governo. Infatti, dal 2005 Ataka riesce sempre ad entrare nel Parlamento: alle prime europee dopo l’ingresso nell’Ue del 2007 il partito conquista tre seggi a Strasburgo, nel 2009 i posti diventano due. Alle ultime elezioni parlamentari del 2013 i nazionalisti raccolgono il 7,4 per cento dei voti, con una ventina di deputati, e diventano un partito fondamentale per la tenuta del governo, dato che la coalizione tra socialisti e partito della minoranza turca non raggiunge il numero di voti sufficiente per governare. «Nei palazzi europei si ritiene che non sia buona cosa avere come partner partiti nazionalistici – spiega Popivanov – ma nella realtà bulgara la sensazione non è la stessa». Secondo il politologo anche Siderov ha recentemente cambiato registro, «rendendosi conto che puntare il dito contro le minoranze non regge».

I “colonialisti stranieri”. Così ultimamente i nazionalisti puntano molto sul sociale, denunciando il presunto sfruttamento dei colonialisti stranieri. “Il piano Siderov – contro il giogo coloniale” è il titolo del programma di governo di Ataka. Uno degli autori è proprio Stanilov: «Vogliamo abolire la tassa sui redditi del 10 per cento, uguale per tutti, e introdurre tasse più alte per i più ricchi», afferma il parlamentare. Da Ataka promettono di aumentare notevolmente il reddito dei bulgari e denunciano le grandi multinazionali che amministrano i servizi comunali come l’elettricità, il riscaldamento, l’acqua: «Realizzano guadagni enormi che portano all’estero derubando i cittadini bulgari». A loro avviso questi servizi dovrebbero essere nazionalizzati.

Patriottismo e valori. «Siamo un partito patriottico tradizionale e i valori cristiani sono molto importanti per noi», ha detto di recente Siderov, sottolineando che «l’Ue deve ristrutturarsi partendo da nuovi principi, questa volta senza omettere un riferimento esplicito alle radici cristiane che devono stare alla base dell’Unione». Sempre secondo il leader Siderov, «il contributo della Bulgaria al budget di Bruxelles è maggiore di tutti i fondi europei ricevuti».

Verso il voto europeo. Per accaparrarsi il voto dei nazionalisti, che non di rado hanno un orientamento politico di sinistra, e sono cittadini delusi dai partiti tradizionali oppure ex militari, provenienti dai piccoli e medi centri, alle europee di maggio lotteranno altre due formazioni politiche.
L’una, il Fronte nazionale per la liberazione della Bulgaria, è una scissione di Ataka, guidata da Valeri Simeonov, ex socio di Siderov e proprietario del canale televisivo Skat da cui ha iniziato Ataka. Alle parlamentari del 2013 per poco il Fronte non è entrato nel Parlamento e i recenti sondaggi gli assegnano il 3,5 per cento dei consensi.
L’altro partito nazionalista, Vmro, è di lunga tradizione, nato per la difesa dei territori della Macedonia, parte della quale la Bulgaria rivendicava prima dell’arrivo del comunismo. Popivanov sostiene che «dopo l’entrata nell’Ue, il paese non ha un traguardo, e il patriottismo cerca altre vie d’uscita». E aggiunge: «I partiti tradizionali devono cessare di corteggiare i nazionalisti e trovare delle strade per la Bulgaria come popolo, delle strategie di sviluppo. Le persone non sono stupide, e sapranno scegliere politiche più razionali».

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Fonte: Sir