La prefazione a firma di Timothy Radcliffe, a suo tempo Gran Maestro dei Domenicani, spazza la strada e la spiana portandola altrove: nel regno della libertà, senza infingimenti “questo libro racchiude conversazioni meravigliose”. Dalla Confederazione benedettina all’Ordine Cistercense, passando per Carmelitani, Gesuiti, Frati Minori, Frati predicatori, Fratelli Maristi, Fatebenefratelli, Salesiani, Orionini e Verbiti, Paolini e Legionari di Cristo, per finire con l'Unione dei superiori generali.

Due religiose - Amada e Karla - vivono a Lannavaara, nella Lapponia svedese. Silenzio e freddo fanno da sfondo, per la gran parte dell'anno, a una vita scandita dai salmi e da qualche attività artigianale. «La gente ci ha accolte e ora viene in monastero a bere un caffè e meditare la Parola». Per la messa a volte bisogna percorrere 450 chilometri. Ma alla congregazione degli Agnelli di Maria i "miracoli quotidiani" non mancano mai.
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I religiosi fratelli sono laici che scelgono di appartenere a un Istituto di vita consacrata mediante professione pubblica o privata dei consigli evangelici, attraverso il voto, il giuramento o la promessa, impegnandosi a vivere un carisma specifico. 133 i religiosi di 21 congregazioni che si sono riuniti a Roma sotto lo slogan "Tutti siamo fratelli" per ribadire l’attualità di una vocazione caratteristica della Chiesa. L’impegno nel campo dell’insegnamento, della salute e delle missioni. I riconoscimenti internazionali per l’attività a favore dei più bisognosi.

Da Papa Francesco la pista da seguire: "Uscite dal vostro nido verso le periferie dell'uomo e della donna di oggi! Per questo, lasciatevi incontrare da Cristo. L'incontro con Lui vi spingerà all'incontro con gli altri e vi porterà verso i più bisognosi, i più poveri". Un forte invito a contrastare i rischi della modernità che insidiano le comunità: dalla secolarizzazione all'imborghesimento.

La parrocchia alla periferia sud di Padova è connotata dalla presenza dei sacerdoti del Sacro Cuore fin dalla sua nascita. I religiosi collaborano anche con la pastorale giovanile e il centro missionario, oltre a sostenere le attività di parrocchie limitrofe. Da un anno Padova è anche la sede della Comunità per l'animazione e l'attività missionaria per l'intero istituto

Continua il nostro racconto dei religiosi che operano in diocesi di Padova in occasione dell'Anno della vita consacrata. Questa settimana facciamo tappa all'Opera pane dei poveri, esempio di una chiesa che ha le “periferie” come destinazione. Attiva dal 1897, l'opera nasce sull’esempio di sant’Antonio e solo nel 2014 ha erogato 32 mila buoni pasto. Oggi è guidata da padre Salvatore, suor Federica, suor Loredana e sette volontari laici.
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Offrono una testimonianza comune e una forma specifica propria dei fondatori. Non sono uguali a qualunque battezzato e neanche sono uguali tra loro. La loro esperienza evangelica è un potente antidoto contro la mediocrità, la superficialità, il consumismo, il secolarismo. Ovvero, nei confronti di quegli atteggiamenti che anestetizzano la vita cristiana.

Le Dorotee di Vicenza, presenti a Dolo da ottant'anni, propongono una riflessione sull’anno voluto dal papa. «Dobbiamo interpretare il nostro carisma con una lettura attenta ai segni dei tempi, alle urgenze della chiesa e del mondo».
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L’esperienza di suor Anna Maria Zabai. 66 anni, salesiana, da 43 religiosa, è stata una delle prime persone che a Padova, a fine anni Novanta, si è occupata del fenomeno dei flussi migratori in città come delegata regionale dell’associazione salesiana Vides (Volontariato internazionale donna educazione sviluppo). E qui ha trovato la sua "terra di missione".

La storia dell'istituto Elisabetta Vendramini che oggi accoglie 380 alunni nella scuola dell'infanzia e nella primaria ha una storia lunga e complessa iniziata nell'ormai lontano 1914 e ha attraversato molte diverse fasi. Fiore all'occhiello del carisma elisabettino, che le due comunità religiose continuano a trasmettere all'ombra di Sant'Antonino, è la condivisione delle scelte educative con i laici per uno sviluppo integrale del bambino.

“Formare la mente ed educare il cuore”. Questo il motto che da 400 anni, ogni giorno, le Dimesse incarnano e traducono a Padova. Il 21 maggio 1615, infatti, madre Maria Alberghetti fonda la comunità dando avvio a una feconda presenza educativa in città. Ricco il calendario di iniziative che culminano sabato 23 quando il vescovo Mattiazzo presiederà la celebrazione eucaristica alle 10.30.
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Suor Enrica Martello, elisabettina, 48 anni, religiosa da 25, ha lavorato a casa Santa Chiara, a fianco dei malati di Aids, per otto anni. Dal 2008 è presente nel carcere di Padova per due giorni alla settimana. «Questa presenza è espressione di una chiesa diocesana e della sua vitalità nella diversità di ministeri.Noi religiose siamo lì per testimoniare che non si è lasciati soli, ma che insieme, anche ai margini, si può ripartire».

Padre Paolo Gurini, camilliano, 45 anni, 26 di professione religiosa. Da nove anni è a Padova, dove si occupa della pastorale giovanile nella parrocchia – appunto – di San Camillo de’ Lellis e in ospedale del sostegno spirituale ai malati presenti nei reparti di chirurgia e pneumologia.

Padre Lorenzo Snider, 38 anni, 10 anni di promessa, è impegnato sul fronte dei giovani. Il religioso, appartenente alla Sma (Società delle missioni africane) di Feriole, è tornato in Italia dopo otto anni di missione in Costa d’Avorio. 

È Lui, infatti, la forma di vita che viene assunta dal consacrato e trasformata in atteggiamenti concreti e coerenti. È un modo di vivere che attira, perché testimonia la presenza di Dio e la sua bellezza. Nella povertà, obbedienza e castità, oggi a tutti i consacrati il papa chiede di uscire incontro al mondo.

Con la prima domenica di avvento è cominciato l’anno della vita consacrata, che terminerà il 2 febbraio 2016. Numerose, anche in diocesi di Padova, le iniziative e i momenti spirituali per vivere in pienezza l’anno.

La voce di religiosi e religiose all'apertura dell'anno della vita consacrata. Le speranze di suor Gloria Tibaldi, salesiana, insegnante, e di Samuele Salvato, 25 anni, postulante nella famiglia comboniana. 

Lo slogan scelto dai vescovi per la 19giornata per la vita consacrata fotografa anche la situazione attuale dei religiosi, portati per vocazione a frequentare le periferie esistenziali. L'appuntamento per tutta la chiesa è per lunedì 2 febbraio, giorno della presentazione al tempio di Gesù.

Oggi la chiesa celebra la 19a Giornata mondiale per la vita consacrata. In diocesi di Padova sono duemila le religiose e 356 i religiosi, a cui si aggiungono i monaci, le cad, gli eremiti di città e le società di vita apostolica. Una realtà dinamica e variegata che si presenta in cattedrale alle 17 per una "festa" dedicata a a tutti coloro che compiono una scelta che si rinnova giorno dopo giorno e che ha la prerogativa di portare al mondo l'abbraccio di Dio.

Domenica 30 novembre, prima d’Avvento, si apre a livello mondiale l’anno per la vita consacrata, voluto con forza da papa Francesco, sullo slogan “Rallegratevi”. I principali appuntamenti organizzati in diocesi.

In assemblea fino a venerdì i rappresentanti di 118 congregazioni. Animano 1.200 parrocchie e 477 oratori, oltre a gestire centinaia di scuole, centri culturali, centri per l’assistenza di poveri, tossicodipendenti e malati di Aids, disabili e migranti. “Tiene” la vocazione: quest’anno sono entrati 1.000 nuovi giovani.

Dopo 175 anni di presenza a Padova, le sei monache della Visitazione di santa Maria si spostano dal monastero di riviera San Benedetto a Padova alla casa Madre Teresa di Calcutta, a Sarmeola. «Anche nella nuova casa continueremo a pregare per chiunque si rivolga a noi e ci chieda un’intercessione».

Domenica 16 novembre ricorre nella parrocchia di San Lorenzo, a Valsanzibio, in comune di Galzignano Terme, un centenario impossibile da lasciar passare in sordina, rinchiuso negli almanacchi e negli appunti degli storici locali. Nella stessa giornata del 1914, a pochi mesi dall’ingresso dell’Italia in guerra, arrivavano a Valsanzibio, grazie al patrocinio del conte Donà delle Rose, le prime suore salesie.

Carissimi fratelli e sorelle, “Il bene che c’è tra noi” (cfr. Fm 6) è il motivo che scandisce l’anno pastorale della nostra chiesa di Padova, aperto solennemente sabato 18 ottobre scorso. Un “bene” che va cercato, coltivato e condiviso e di cui sempre dobbiamo rallegrarci e ringraziare il buon Dio.