La lettera del vescovo per l'anno della vita consacrata

Carissimi fratelli e sorelle, “Il bene che c’è tra noi” (cfr. Fm 6) è il motivo che scandisce l’anno pastorale della nostra chiesa di Padova, aperto solennemente sabato 18 ottobre scorso. Un “bene” che va cercato, coltivato e condiviso e di cui sempre dobbiamo rallegrarci e ringraziare il buon Dio.

La lettera del vescovo per l'anno della vita consacrata

Un “bene” del tutto singolare e prezioso è senza dubbio la realtà della vita consacrata, nella varietà delle sue forme e presenze.
Un “bene” che a volte corriamo il rischio di non vedere o di non apprezzare a sufficienza; o che talora scopriamo soltanto nel momento in cui viene a mancare. E questo succede, per esempio, quando un istituto religioso chiude un’opera o è costretto a ritirare le suore da una comunità parrocchiale.
Affinché la chiesa e le comunità cristiane abbiano a ravvivare stima e a impegnarsi a promuovere e a pregare per questo “bene”, papa Francesco ha indetto un anno dedicato proprio alla vita consacrata. Come ho detto nel discorso all’assemblea diocesana d’apertura dell’anno pastorale, ha inizio 30 novembre, prima domenica di avvento, e terminerà il 2 febbraio 2016, festa della Presentazione del Signore al tempio e giornata mondiale per la vita consacrata.

Desidero, pertanto, invitare tutti ad accogliere con gioia e operoso impegno questa importante e salutare iniziativa, che ha lo scopo anzitutto: di ringraziare il Signore per questo grande dono che, pur attraversando un momento di difficoltà, soprattutto numerica, nel contesto di povertà spirituale e di conformismo della società contemporanea, è tuttora presente e vivo attraverso uomini e donne che sanno vivere la bellezza della sequela radicale di Cristo ed essere seminatori di speranza. Dobbiamo credere ed essere fiduciosi che il Signore non farà mai mancare questo segno profetico alla sua chiesa, magari in forme diverse, aprendo nuove stagioni di grazia;
ma anche di ringraziare la moltitudine di fratelli e sorelle che, o nel silenzio orante di un eremo e monastero, o nell’umile e nascosto servizio di assistenza ai malati e agli ultimi, anche tra noi e nella nostra chiesa diocesana, costruiscono il Regno di Dio e ne tengono viva la tensione gioiosa.

Per i consacrati sarà certamente un tempo opportuno per riflettere sulla propria chiamata e per cercare insieme di capire, in questo particolare momento della storia, ciò che il Signore chiede oggi alla vita consacrata per una fedeltà creativa e coraggiosa, in grado di mostrare al mondo un volto contemplativo e innamorato del Signore.
La diminuzione delle vocazioni di speciale consacrazione non deve essere motivo per cedere al pessimismo, ma, al di là della fatica che questo comporta e della necessità magari di rivedere le forme di presenza e il carico di opere e servizi finora sostenuti, deve tradursi in una testimonianza luminosa e credibile, personale e comunitaria, di autentica passione per Dio e per l’umanità, espressa dalla sequela radicale di Cristo.
Compito di tutti noi sarà quello, anzitutto, di scorgere quanto di vita consacrata c’è ancora in mezzo a noi e poi di far crescere la stima, nelle nostre comunità e nelle famiglie, per questa forma esigente ma bella di vita cristiana. Compito nostro soprattutto sarà quello di pregare di più perché siano molti a rispondere alla chiamata del Signore e perché tutti i consacrati vivano con perseverante e gioiosa fedeltà il dono ricevuto.
Ci faremo infine un dovere di conoscere e sostenere le iniziative che, anche a livello di regione ecclesiastica e di diocesi, saranno promosse per vivere nel modo migliore questo anno speciale dedicato alla vita consacrata.
Con l’augurio fervido di un sereno e salutare tempo di avvento, di cuore saluto e benedico.

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