È stato un giorno memorabile: l'Italia trova 10 medaglie (5 sono d'oro)

Che gare per Zanardi, Podestà, Mazzone, Legnante e Vio! Nell'handbike Alex per due secondi conferma l’oro di Londra, primo successo a una Paralimpiade per Vittorio Podestà e Luca Mazzone. Assunta Legnante è sempre la migliore nel getto del peso. Bebe Vio dominatrice in pedana. In vasca argento per Federico Morlacchi e bronzo per Efrem Morelli, nell'arco argento di Alberto Simonelli, nel ciclismo i bronzi dell'immensa Francesca Porcellato e di Giancarlo Masini. Il medagliere azzurro arriva a 25 (contro le 28 totali di Londra 2012).

È stato un giorno memorabile: l'Italia trova 10 medaglie (5 sono d'oro)

È un giorno cruciale per i colori italiani alla Paralimpiade di Rio de Janeiro, con tanti pezzi da novanta della spedizione azzurra alla caccia della medaglia. Quando scende la sera, per l'Italia sono arrivate le cinque sonore, brillanti e meritate medaglie d'oro, quelle di Alex Zanardi, Vittorio Podestà e Luca Mazzone nelle gare a cronometro del ciclismo, quella di Assunta Legnante nel getto del peso, quella di Beatrice Bebe Vio nel fioretto individuale. Ma non ci sono solo gli ori: c'è gloria anche dalla vasca con l'argento di Federico Morlacchi e con il bronzo di Efrem Morelli, c'è l'argento di Alberto Simonelli nel tiro con l'arco, e nel ciclismo i due bronzi di Francesca Porcellato e di Giancarlo Masini. Alla fine dei conti, solo in questo memorabile 14 settembre arrivano dieci medaglie: cinque ori, due argenti e tre bronzi. Il che porta il totale di Rio 2016, finora, a 7 ori, 9 argenti e 9 bronzi, per un totale di 25 medaglie.

ZANARDI. Immenso Alex Zanardi che si conferma, quattro anni dopo, il più veloce nella gara a cronometro di categoria H5. L'azzurro vince chiudendo i 20 chilometri di gara in 28:36.81, precedendo l'australiano Stuart Tripp di due secondi e 74 centesimi, e lo statunitense Oscar Sanchez di 14,92 secondi. Una vittoria niente affatto scontata per l'azzurro, che in questi quattro anni ha trovato tantissimi altri avversari, di cui molti più giovani di lui. Zanardi chiude i primi 10 chilometri di gara in terza posizione, staccato di 18 secondi dal battistrada Tripp; poi nei secondi 10 chilometri dà tutto e riesce sul filo di lana a sopravanzare il sorprendente Tripp, che alla vigilia nessuno si aspettava a questi livelli. Quarto posto per l'olandese Plat, che era indicato come il principale avversario di Zanardi. Bronzo per lo statunitense Oscar Sanchez, staccato di 14,92 secondi. «Sono ancora un ragazzino, sono contento: per due secondi o per due minuti l'importante era stare davanti ed è bello sia così. Grazie davvero a chi mi ha aiutato, a chi ha preparato la mia tabella di marcia. Grazie a mia mamma, a mia moglie, a mio figlio, grazie a tutti» le sue parole non appena arrivato al traguardo.

PODESTÀ. L'Italia va davanti a tutti nell'handbike anche nella gara di categoria H3, con il ligure Vittorio Podestà che sbaraglia la concorrenza e va a prendersi la sua prima medaglia d'oro a una Paralimpiade, dopo aver vinto tre argenti e quattro bronzi fra Pechino 2008 e Londra 2012. Podestà chiude la gara in 28:19.45, precedendo sul traguardo l'austriaco Walter Ablinger di un minuto e 06, e il canadese Charles Moreau staccato di un minuto e 07.

MAZZONE. Il terzo oro della spedizione azzurra arriva dalla gara a cronometro di categoria H2, con Luca Mazzone che fa registrare il tempo più veloce con 32:07:09, appena sei secondi più veloce dello statunitense William Groulx che deve accontentarsi dell'argento. Bronzo per l'altro statunitense Brian Sheridan staccato di oltre un minuto e mezzo. Per lui, che era già stato più volte campione del mondo, era l'esordio alle Paralimpiadi, un debutto bagnato con l'oro. «Anni fa avevo deciso di abbandonare, questa medaglia l'ho desiderata per tutta la vita: ci ero andato vicino in passato con due argenti, l'ho inseguita tutta la vita e ora ci sono arrivato. È davvero la vittoria più bella, siamo davvero la squadra da battere, i tre tenori (lui con Zanardi e Podestà, ndr) si sono confermati al meglio».

LEGNANTE. Una gara vera allo stadio Olimpico di Rio de Janeiro, con Assunta Legnante che vince una medaglia d'oro che era attesa ma che l'azzurra ha dovuto sudare molto più di quella che aveva conquistato quattro anni fa a Londra 2012. L'azzurra vince lanciando 15,74 metri, davanti all'uzbeka Safiya Burkhanova che lancia 15,05 e alla messicana Rebeca Valenzuela Alvares che arriva a 13,05. La gara vede accorpate atlete cieche e ipovedenti, e nonostante la disabilità maggiore è da tempo l'azzurra a dominare la scena: qui però è in cattive condizioni fisiche a causa del solito problema alla schiena che l'ha condizionata nell'ultimo anno. La pressione aumenta subito, perché Legnante si presenta al primo tentativo dopo aver saputo di un 14,87 lanciato dall'uzbeka che poi sarà argento: è una misura nettamente maggiore di quella che ci si aspettava dalle avversarie e che, viste le cattive condizioni fisiche, non è certo che Assunta riesca a superare.
Timore subito scacciato via con un lancio a 15,30 che la piazza al primo posto e che costituirà poi la base per provare a migliorarsi e mettersi al riparo da eventuali sorprese. È così che negli altri lanci arrivano i 14,61 del secondo tentativo, i 15,09 del terzo, i 15,54 del quarto, i 14,97 del quinto e infine, quando già la medaglia d'oro è certa, un 15,74 che permette di chiudere ancor più in bellezza. «Adesso posso piangere dal dolore, non ce la faccio più», le prime parole dell’azzurra a fine gara. «Me la sono sudata davvero, non mi aspettavo che l’avversaria lanciasse una misura simile, quando è successo ho capito che sarebbe diventata una gara vera. Sono felice, lanciare quasi 16 metri con una schiena così malandata e con una gamba infortunata è davvero una buona prestazione: non vedo l’ora di tornare a casa e risolvere il problema, però resto convinta che stando in perfetta forma i 18 metri non sono così irraggiungibili. Questa medaglia è di tutti, dedicata in particolare al mio compagno e a due piccoli cuccioli che sono arrivati a febbraio e a cui ora faccio da mamma».

VIO. È un debutto bagnato da una splendida medaglia d'oro quello di Beatrice Bebe Vio a una Paralimpiade: la gara di fioretto individuale di categoria B diventa un torneo a senso unico, senza nessuna macchia per l'azzurra che vince tutti e otto i confronti, da quello mattutino del debutto iniziale fino a quello pomeridiano che vale la medaglia d'oro. Dopo aver vinto le prime cinque partite senza subire neppure una stoccata, passa i quarti 15-6 contro la polacca Makowska, la semifinale 15-1 contro la cinese Fang Yo per poi concludere la finale 15-7 contro l'altra cinese Jingjing Zhou. Una finale iniziata bene (4-0), poi rimessa quasi in parità dalla cinese (6-5) fino all'allunga finale che porta io sul 10-5, poi sul 10-7, infine al definitivo 15-7.

MORLACCHI. Bravo ancora Federico Morlacchi nella vasca dell'Aquatic centre: l'azzurro arriva secondo nei 100 rana S8 nuotando in 1:12:68 dietro allo spagnolo Salguero Galisteo e davanti all'austriaco Andreas Onea. Un bel successo, in uno stile nel quale l'azzurro ha iniziato solo da qualche tempo a macinare allenamenti. «Sono contento, ci ho provato anche per l'oro, ma va bene così. Fino a quattro anni fa – dice a fine gara – a rana facevo su e giù ma stavo sempre fermo, ora sono secondo al mondo e anche con un bel margine, è una soddisfazione. Essere secondo a rana con una disabilità all'arto inferiore contro quelli che hanno due gambe buone, beh, sono stato bravo». Per l'azzurro è la terza medaglia di questi giochi: per lui finora un oro e due argenti.

SIMONELLI. È un argento strameritato, quello dell'azzurro che nell'arco compound individuale maschile arriva anche a sfiorare l'oro. Finisce 144-143 per lo statunitense Shelby, in una gara sempre in bilico: Alberto Luigi Simonelli sorride ugualmente per l'argento. L'azzurro, che in semifinale aveva superato 146-144 il cinese Al Xinliang, prende due punti di vantaggio al termine del secondo dei cinque set, con Shelby che rimette tutto in parità con le frecce della terza volée. La tensione si sente, il vento che tira non aiuta la precisione. Shelby va avanti di un punto nel quarto set, Simonelli tenta nelle ultime tre frecce che costituiscono l'ultima frazione di gioco con un 10 di restare attaccato all'avversario che ha a disposizione l'ultima freccia. È un 10, che gli vale l'oro. Per Simonelli, classe 1967, paraplegia per ischemia midollare, alle soglie dei 50 anni è una grande soddisfazione, che bissa l'argento conquistato a Pechino (a Londra era stato un quinto posto).

MORELLI. La sua prima medaglia alle Paralimpiadi, alla sua terza partecipazione dopo Pechino e Londra. Bravo davvero il trentottenne Efrem Morelli, che chiude i 50 rana SB3 al terzo posto (49:92), dietro al cinese Zhipeng Jin (47:54) e allo spagnolo Miguel Luque (49:47). L'azzurro precede di quattro centesimi il giapponese Suzuki, in un vero e proprio arrivo in volata per la medaglia di bronzo. «Dopo stamane ero preoccupato perchè ero stanco, è stata una medaglia presa con i nervi. Ho preparato il tocco alla fine perchè sapevo che sarei arrivato lì lì con un arrivo in volata. Per me questa medaglia è qualcosa di eccezionale, è la Paralimpiade più sofferta, presa con la testa e col cuore dopo un anno non facilissimo, sono davvero felicissimo». Così Morelli a fine gara, e può festeggiare davvero, dopo tanti piazzamenti fra Paralimpiadi e mondiali, e una sola medaglia, sempre nei 100 rana nel 2014. Quello però era un campionato europeo, questa è una Paralimpiade: si entra nella storia del nuoto azzurro. Morelli ha una paraplegia a causa di un incidente in moto: lui era un campione italiano di motocross, partecipò anche ad un campionato europeo, poi dopo l'incidente la scelta dello sport paralimpico e del nuoto. E ora la medaglia alla terza Paralimpiade.

PORCELLATO. Ancora una medaglia, alla sua decima Paralimpiade fra edizioni estive ed invernali. La terza disciplina, dopo atletica e sci di fondo, regala a Francesca Porcellato, la "rossa volante" del mondo paralimpico italiano, la medaglia di bronzo nella gara a cronometro di categoria H1-2-3. L'azzurra arriva distanziata di 35,55 secondi dalla medaglia d'oro Karen Darke (Gran Bretagna), che chiude poco sopra la mezzora i 20 Km di gara in 33:44.93, precedendo la statunitense Alicia Dana di poco più di 12 secondi. «Due mesi fa pensavo di dover dare forfait dove un infortunio, pensavo di non esserci e oggi invece sono sul podio, qui, alla terza disciplina: la classe non è acqua e la Porcellato continua ad andare forte» scherza l'azzurra. «È merito della passione e dell'amore per quello che faccio, mi diverto un sacco, è stato un percorso bellissimo, sono contenta».

MASINI. È medaglia di bronzo invece Giancarlo Masini che conquista il terzo gradino nella cronometro di ciclismo categoria C1. Masini ha coperto i 20 chilometri del percorso in 28 minuti, 47 secondi e 83 centesimi, preceduto dal tedesco Michael Teuber (27:53:98) e dal canadese Ross Wilson (28:47:34). Un argento sfumato quindi per un niente, nemmeno mezzo secondo, ma in ogni caso è una medaglia che vale tanto. «Non ci speravo proprio, gli avversari sono fortissimi, sono davvero contentissimo: si chiudono tre anni di lavoro in una sola gara, io ho finalizzato tutto su questo gara, pensavo il podio fosse irraggiungibile e invece eccomi qua, è arrivato. E’ la prima soddisfazione della mia vita, sono felice».

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)