Francesco Bettella: da Padova verso il podio delle Paralimpiadi

Alla sua seconda esperienza paralimpica, il giovane nuotatore padovano Francesco Bettella fa parte della squadra azzurra che il 30 agosto, forte di quasi un centinaio di atleti disabili impegnati in 14 discipline, volerà in Brasile per disputare le gare a Rio de Janeiro dal 7 al 18 settembre.

Francesco Bettella: da Padova verso il podio delle Paralimpiadi

Sotto pressione la sua resa è migliore. E Francesco Bettella lo sa bene
Il 2016 gli ha già fruttato la laurea specialistica in ingegneria, con una tesi sull’analisi strutturale delle carrozzine utilizzate nel rugby su due ruote introdotto in Italia solo nel 2011; nel frattempo si allenava per gli europei di nuoto a Madeira in Portogallo, dove a maggio ha conquistato tre argenti nei 200 stile libero, nei 50 sl e nei 100 dorso, e con un occhio studiava gli avversari, gli stessi che incontrerà a Rio dal 7 al 14 settembre per le paralimpiadi carioca.
“We’re the superhumans” – siamo i superumani – è lo slogan scelto dal Comitato paralimpico internazionale per la 15° edizione dei giochi, che radunerà 4.300 atleti disabili provenienti da 176 paesi che si cimenteranno in 23 discipline diverse.
E tra i “superumani” c’è anche Francesco Bettella, che il 30 volerà a Rio insieme alla delegazione italiana del Comitato italiano paralimpico, lasciando famiglia, amici e tutta l’Aspea (di cui è tesserato dal 2004) a fare il tifo a Padova e anche la comunità parrocchiale di Chiesanuova, del cui consiglio pastorale il giovane fa parte da qualche anno.

Ad attenderlo due gare: i 100 dorso il 9 settembre e i 50 dorso il 15.
Sicuro, calibrato, senza mai aggiungere al discorso una parola in più, Francesco sembra già concentrato verso il suo prossimo grande traguardo: portare a casa la medaglia e chiudere in bellezza una carriera sportiva iniziata con l’esordio in nazionale agli europei in Islanda nel 2009, a cui sono seguiti quelli di Berlino nel 2011 dove si è aggiudicato il suo primo bronzo nei 200 stile libero e i due mondiali in Olanda (bronzo 200 sl) e a Montreal in Canada, passando per le paralimpiadi di Londra nel 2012 (quinto e settimo posto).

Nel linguaggio scientifico la “costante” è una grandezza fissa, spesso adimensionale, priva di dimensioni, ma con un valore fisso.
Francesco, forse con in mente proprio questa definizione che gli deriva dal suo percorso universitario, parla del nuoto come di una costante nella sua vita di tutti i giorni.

«Lo sport mi ha insegnato, soprattutto in tredici anni di gare, a non mollare. In acqua mi sento libero, perché non mi serve la carrozzina per spostarmi nello spazio, non esistono più barriere fisiche e mentali. La piscina è una scuola che durante l’adolescenza ho frequentato e che mi ha insegnato a gestire la pressione emotiva, ad affrontare le difficoltà».

Avresti mai pensato da ragazzo di vestire la maglia azzurra e poi un’altra ancora?
«Assolutamente no. Nel 2010 però c’è stata la svolta dopo l’esordio in nazionale. Tornato da Londra, sebbene non avessi guadagnato il podio, con la testa già pensavo a Rio».

Quale aria si respira nel villaggio olimpico?
«Annusi un’atmosfera diversa all’aeroporto appena sbarchi, ma l’emozione più forte la si vive durante la cerimonia di apertura (quest’anno il 6 settembre, ndr) e la disputa delle prime gare. Il gruppo di atleti della delegazione italiana quest’anno è molto affiatato con tanti giovani che hanno iniziato presto a gareggiare e sono sicuro che, sebbene i nostri avversari siano tosti, possiamo aspirare benissimo al medagliere in molte specialità».

E tu personalmente cosa vuoi portarti a casa dai giochi brasiliani?
«Il podio di sicuro! Ho il migliore secondo tempo mondiale in entrambe le gare che andrò a sostenere e in vasca mi batterò con gli stessi nuotatori che ho già testato agli europei di Madeira. Buone possibilità le ho, devono sapermele giocare bene».

Al suo ritorno, Francesco ha il laboratorio che lo aspetta per concludere la ricerca iniziata con la tesi che rientra nel progetto, finanziato dalla Cariparo, della nazionale rugby in carrozzina che il dipartimento di ingegneria industriale e la facoltà di fisiologia, reparto di riabilitazione ortopedica, testano negli spazi dell’Oic della Mandria. Perché di una cosa è certo: di voler fare l’ingegnere, perché con le mani in mano non ci sa stare.

Quattro padovani in partenza con altri cinque veneti

Sono 94 gli atleti italiani che a Rio de Janeiro prenderanno parte ai giochi paralimpici suddivisi in 14 discipline (atletica leggera, canoa, canottaggio, ciclismo, vela, triathlon, tennis in carrozzina, tennis tavolo, scherma in carrozzina, tiro con l’arco, equitazione, nuoto, powerlifting e tiro a segno).
In totale ai giochi paralimpici carioca prenderanno parte 4.500 campioni da 176 paesi diversi per 23 discipline. Il numero degli atleti azzurri è quasi identico a quello di Londra 2012, pur mancando la squadra del basket in carrozzina, essendosi aggiunti al programma gare, per la prima volta, il triathlon e la canoa.

Oltre a Francesco Bettella, da Padova partiranno Alex Zanardi (che da anni abita a Noventa Padovana) per l’handbike, Nadia Fario di Ponte di Brenta per il tiro a segno e Andrea Borgato di Solesino per il tennis tavolo.

Dal Veneto, in generale, il tifo sarà per il trevigiano pluripremiato e pluriatleta Alvise De Vidi nell’atletica, per l’altra trevigiana, la giovanissima Beatrice (Bebe) Vio per la scherma, e ancora per la “rossa volante” Francesca Porcellato di Castelfranco Veneto (Treviso) nell’handbike, Michela Brunelli di Bussolengo (Verona) per il tennis tavolo, la veneziana Marta Zanetti per la vela.

Il 6 settembre sarà inaugurata Casa Italia paralimpica che verrà ospitata all’interno della paroquia Imaculada Conceição, resa completamente accessibile per consentire l’utilizzo a tutti i fedeli disabili anche successivamente alla fine delle paralimpiadi.

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