Referendum sulla Costituzione

Vince il No e tutto resta uguale: Senato, Titolo V, Cnel. Solo l'Italicum deve cambiare, possibilmente in fretta, perché non prevede l'elezione del Senato. Ecco lo scenario che ci restituisce la bocciatura della riforma.
Nel numero in edicola e in parrocchia nei prossimi giorni tre pagine dedicate al voto del 4 dicembre con analisi, scenari e la voce dei protagonisti. 

L'analisi del gesuita Giuseppe Riggio, caporedattore di Aggiornamenti sociali. «È un No che viene dopo tanti altri No pesanti nel corso di questi ultimi decenni e quindi potrebbe davvero costituire un blocco per un lungo tempo al percorso della riforma. Di sicuro nel breve termine non vedo alcuna possibilità che questo tema venga rimesso sul tappeto».

Il segretario generale della Cei mons. Galantino sullo scenario post referendum: "Di gente che si impegna per il proprio tornaconto ne abbiamo anche troppa, quel che mancano sono veri leader". “Abbiamo tutti bisogno di politica”, ha proseguito il vescovo, “soprattutto di programmi che aiutino coloro che non ce la fanno, e che continuano ad essere troppi".

“Non lo so se chiedo molto, ma veramente chiedo che un po’ tutti sotterrino l’ascia di guerra fatta di parole pesanti, fatta anche di espressioni tante volte al limite della volgarità”. Così il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, in un’intervistaa Tv2000, commentando i risultati del referendum. Anche dal presidente della Cei Bagnasco l'invito a una forte e condivisa assunzione di responsabilità.
Sulla Difesa di domenica 11 dicembre, un ampio approfondimento con interviste a Gaetano Quagliarello, uno dei "saggi" di Napolitano, schierato per il no; Giorgio Santini, senatore del Pd e relatore della legge di bilancio, schierato per il si; Giuseppe Riggio, gesuita, caporedattore di Aggiornamenti sociali.

Mezzanotte e un quarto di lunedì 5 dicembre: Matteo Renzi, senza attendere i risultati finali, annuncia che nel pomeriggio sarebbe salito al Quirinale per consegnare le sue dimissioni. Gli elettori hanno respinto in modo netto la riforma della Costituzione: il No ha vinto con il 59,1 per cento dei voti (quasi 19 milioni e 420 mila) contro il 40,5 del Sì (circa 13 milioni e 432 mila di voti).

Il voto referendario oltre ad affermare che gli italiani preferiscono conservare la Costituzione così com’è, porta con sé la consapevolezza di un Paese diviso. E conferma come l’Italia resti un Paese complesso che ha bisogno di classi dirigenti capaci di governare la complessità. Chi saprà leggere meglio la complessità del Paese, chi saprà rispondere al disagio sociale e alla protesta, chi saprà resistere alle tentazioni della chiusura e della autoreferenzialità, chi saprà proporre un orizzonte di sviluppo nazionale che non prescinda dalla casa comune europea, chi saprà fermare la deriva populista… forse – sottolineiamo forse – avrà il diritto di governare. Diversamente, dovremo tutti abituarci ad altri e diversi paradigmi, a partire da quello della riaffermazione della sovranità nazionale a scapito del disegno europeo

Domenica 4 dicembre, dalle ore 7 alle 23, gli italiani sono chiamati al voto per confermare o respingere la legge di revisione costituzionale approvata dal parlamento.
Per approfondire nel dettaglio i singoli aspetti, scarica in allegato all'editoriale del direttore Guglielmo Frezza, l'inserto di APPunti dello scorso 30 ottobre, interamente dedicato alla riforma.
Il referendum, ricordiamolo, non prevede il raggiungimento di un quorum minimo ma sarà valido quale che sia il numero di votanti. Una ragione in più per andare alle urne.

Le posizioni delle aggregazioni cattoliche sono variamente articolate e questo non solo per il giudizio di merito sulla riforma sottoposta a referendum, ma anche per la natura di ciascuna organizzazione. Al di là della varietà degli esiti, comunque, queste realtà si sono rivelate ancora una volta un luogo importante di approfondimento e di confronto, tanto più prezioso se si pensa alla radicalizzazione della campagna referendaria.

Arrivare al voto consapevoli, con un’idea precisa in mente per chi, il prossimo quattro dicembre, sarà chiamato a esprimere un sì o un no sulla proposta di riforma costituzionale, la terza dopo quella del 2001 e del 2006. Tra questi ci sono anche giovani e ragazzi, molti dei quali entreranno per la prima volta in un seggio elettorale. Per loro, i gruppi Agesci delle sezioni di Padova Collemare e Brenta hanno organizzato, domenica 27 novembre al teatro San Carlo, nel quartiere Arcella, un dibattito per spiegare le ragioni del sì e, in contrapposizione, quelle del no.
A favore della riforma è intervenuto il senatore Roberto Cociancich, del Partito Democratico e storico capo-scout del primo ministro Renzi, e Dario Conti, avvocato ed esponente del Movimento 5 stelle Veneto, a sostegno del no, moderati dal giornalista della Difesa Luca Bortoli.

Su cosa succederà il 5 dicembre, il "day after" del referendum costituzionale, si moltiplicano i vaticini, anche della stampa internazionale. Gli scenari possibili vanno da quello più apocalittico a quello più "gattopardesco", per cui, alla fine, nulla cambierà. Il sociologo Luca Ricolfi, professore di analisi dei dati all'università di Torino, depotenzia notevolmente la portata del voto e anticipa i temi che toccherà risolvere al governo tra la fine del 2016 e il nuovo anno.

Terzo trilaterale, questa volta in Veneto, per Zaia, Toti e Maroni. Al di là delle proposte, continua la costruzione di un centrodestra «reale», gelido su Parisi e ancora in fibrillazione sulla leadership. Unanime il No alla riforma costituzionale e alla legge di Bilancio.

Si voterà il 4 dicembre per la riforma della costituzione. Aspre polemiche da parte delle opposizioni, ma il governo ribatte: non era l’ultima data possibile. Inizia il balletto dei sondaggi, secondo cui gli indecisi sarebbero addirittura il 45 per cento degli italiani. Un forte peso potrebbe averlo la forma con cui viene posto il quesito nella scheda elettorale.

Fissata dal governo la data: si voterà il 4 dicembre. In vista di questo importante appuntamento, tra le aggregazioni cattoliche le posizioni sono variegate. C'è chi si schiera per il sì e chi per il no, chi non si schiera con una delle due opzioni di voto ma propone una riflessione di merito. C'è chi non intende pronunciarsi in modo ufficiale come organizzazione e chi ha in corso una riflessione che potrebbe dar luogo a una presa di posizione nelle prossime settimane. Le posizioni di Coldiretti, Mcl, Acli, Comunione e Liberazione, Agesci e Azione Cattolica.