Terra terra... Morire di smog o cambiare stile di vita?

Si è chiuso il vertice parigino sull'ambiente. L'accordo ottenuto è stato salutato da grande trionfalismo da parte dei politici, ma è stato ritenuto insufficiente da parte degli ambientalisti. Ecco perché, al di là delle grandi manovre, per salvare il pianeta, e in particolare la "Death valley padana", sia centrale una svolta nei comportamenti quotidiani di ognuno.

Terra terra... Morire di smog o cambiare stile di vita?

”Clima pesante” sul mondo intero. E non è solo per colpa degli attentati e guerre, ma anche per le prospettive, non certo remote, sui cambiamenti climatici.

Tanti, troppi i motivi per sottolineare che non si tratta di turbolenze passeggere, ma di autentici cambiamenti epocali. Ma probabilmente ai più non basta per cercare di cambiare rotta. Modificare le proprie abitudini e sprechi. Pensare al futuro in un modo diverso da come hanno vissuto fino a oggi. E non è certo un discorso per romantici, ribadire che ci stiamo giocando il nostro futuro prossimo.

Stiamo giocando una “partita a scacchi”, sapendo che però lo scacco matto significa l’estinzione della nostra specie. A tanto siamo arrivati. A tanto ha fatto appello recentemente il papa. E mentre noi siamo impegnate con luminarie e gozzoviglie d’ogni sorta, con sprechi natalizi insopportabili, la terra ci sta dando le ultime possibilità per sopravvivere. L’incontro internazionale sul clima di Parigi è l’ennesima partita che gli uomini si giocano.

L’ennesimo summit dei grandi che si promettono traguardi sostenibili, mentre sottobanco giocano con gli affari sporchi (pure con i terroristi che poi combattono). Verità palesi. La passerella mediatica dei buoni proclami porta il premio Nobel per la pace, nonché presidente degli Stati Uniti, a dire che «seppure siamo la prima economia mondiale e il secondo paese più inquinante… significativi passi avanti sono stati fatti per contrastare i cambiamenti climatici».

Onestamente, gli credo poco! Da vent’anni si fanno summit sull’ambiente, ma gli effetti spesso devastanti mostrano che il clima sta diventando una minaccia sempre più tangibile a livello globale. Gli obiettivi poi sono ventennali se non in avanti di mezzo secolo. E l’Italia oltre a essere il paese con l’energia green più sostenibile del mondo (fotovoltaico ed eolico), per il resto si mostra in un “letargo esistenziale” come sostiene il Censis.

Neologismo che mi sorprende, ma che moralmente non mi stupisce. I dati sono a dir poco spaventosi. È di questi giorni il rapporto “Air quality in Europe 2015”, pubblicato dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), con il quale si riferisce che «l’inquinamento atmosferico continua a essere responsabile di oltre 430 mila morti premature in Europa», di cui 84 mila decessi avvengono in Italia per cause ambientali.

Rileggetela se non avete paura questa cifra! In pratica è come se un terzo degli abitanti di Padova morissero per colpa dell’inquinamento ogni anno. Un attentato continuo di proporzioni inaudite, di cui però poco si discute. Anzi, le amministrazioni comunali sembrano impegnate a mascherare le responsabilità, i rischi e le cause.

Non bastasse, il Veneto è tra le regioni più inquinate d’Europa e del mondo intero, con Vicenza nientemeno che in vetta nella classifica delle città dove l’aria è puro veleno. Veleno che ogni giorno ci respiriamo tutti, e tutti per questo rischiamo di ammalarci di cancro, malattie respiratorie, ecc. Aggiungiamoci il cibo e l’acqua e siamo a un passo dal comprendere che viviamo in un autentico “inferno”.

Una “Dead valley padana”, dove tutti sanno, ma nessuno vuol cambiare. Con una coperta di smog che quotidianamente minaccia la nostra salute. Dove le responsabilità imputabili sono sì politiche, geografiche, ma anche individuali per ogni suo abitante. Sono quelle dannate “abitudini” che ci cuciamo addosso, cui non vogliamo rinunciare. Un esempio tra i più paradossali, ma per niente raro, rimane quello di osservare la gente scendere dalla macchina lasciando il motore acceso per entrare in edicola e tabaccheria.

La settimana scorsa a me è capitato di vedere pure uno entrare al supermercato lasciando il diesel Golf (e conosciamo la storia) acceso, per poi fare la spesa e uscire con nonchalance. A questo punto mi cascano le braccia e le speranze. Le improbabili buone notizie degli uomini riuniti a Parigi, mi scivolano via. E faccio un respiro profondo e sconsolato, pur sapendo che è l’ennesima boccata di veleno che mi respiro. Con la drammatica convinzione che tra quelle 84 mila vittime “ambientali” l’anno, prima o poi ci potrei finire anch’io e forse pure tu, se non cambiamo. Subito!

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Parole chiave: cop 21 (1), ambiente (65), aria (4), inquinamento (41)