Terra terra… Quello schermo che ci distoglie dal mondo

Può essere che una foto sia sufficiente ad immortalare un atteggiamento umano dal valore globale? Sì, e lo dimostra la foto scattata da Eric Smith nella baia californiana di Redondo beach, che in questi giorni sta facendo il giro della rete, con migliaia di “like” e commenti ripresi anche dai maggiori giornali internazionali e nazionali. Il perché, è presto detto: in quello scatto ci siamo noi! 

Terra terra… Quello schermo che ci distoglie dal mondo

Lo skipper seduto a prua con gli occhi fissi sullo smartphone, mentre a pochi metri da lui s’intravvede il groppone grigio di una balena che si staglia sulla fiancata della barca, con a fianco un cucciolo. La lettura iconografica dell’immagine è esaltante.
L’attimo fuggente è di quelli che fotografi o curiosi vorrebbero avere almeno una volta nella vita. Poesia, direbbero in molti. Fortuna, replicherebbero i biologi. Mentre per il fotografo si è trattato di essere nel posto giusto al momento giusto.

Tutto perfetto, se non fosse che – a detta dello stesso Smith – «Guardando nel mirino della macchina fotografica rimanevo stupito non per il comportamento “naturale” della coppia di balene, quanto per quello “naturale” del velista che non ha mai distolto lo sguardo dal suo touchscreen».
Immaginiamo che il tizio fosse un marinaio rodato, avvezzo a questo genere d’incontri!? Ipotizziamo anche che il messaggio che stava leggendo o inviando fosse di estrema importanza!? Ogni giustificazione resta valida. Ma è pur vero che davanti a sé passava una balena. E dico una balena!
Niente, lui in quegli istanti non ha staccato lo sguardo dallo schermo, rispondendo al comportamento che gli studiosi definiscono “filtrazione degli stimoli”.

A poco è servito che le due balene saltassero e svolazzassero in aria. Niente ha scomodato l’umano dal suo momento, collegato e stimolato da altro.
Ma su quella barca – ricordiamocelo – poteva esserci ognuno di noi. Fortuna a parte, è l’atteggiamento umano che rende sconcertante questa immagine. È l’uomo passivo a sminuire la grandiosità di quelle creature marine.
Stupito il fotografo, stupito il mondo. Eppure – ripeto – in quella foto c’è l’umanità intera (o quasi).
È globale il comportamento che adottiamo con il nostro cellulare, tablet o smartphone. Dovunque, la connessione con la rete ha modificato i comportamenti umani tradizionali. Senza bisogno di scomodare le balene, pensiamo a quante volte ci troviamo a parlare con persone che c’interrompono per rispondere al cellulare?
Osservate la comunicazione degli adolescenti, divisi tra realtà e schermo. Al ristorante, in treno, in autobus come per strada, i più che fanno? Scrivono, rispondono, tutti guardano uno schermo. Così la questione filosofica sull’hic et nunc (qui e ora) è tutt’altro che chiusa.
Come non riconoscere quindi a Goethe, che di palmari certamente non se ne intendeva, la capacità di avere precorso i tempi, tre secoli fa, quando ebbe da dire: «Niente è più difficile da vedere con i propri occhi di quello che si ha sotto il naso». Le balene ci perdonino!

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