La storia di Fastro

Fastro fu assoggettata all’arcipretale di Arsiè fino al 1647, quando venne aggregata alla chiesa di San Vito e Roveri che i fedeli frequentavano da tempo. Elevata a parrocchia nel 1779, bruciata dagli austriaci nel 1849, la chiesa fu gravemente danneggiata durante la Grande guerra e restaurata nel 1920.

La storia di Fastro

Fastro fu assoggettata all’arcipretale di Arsiè fino al 1647, quando venne aggregata alla chiesa di San Vito e Roveri che i fedeli frequentavano da tempo.
Gli stessi costruirono nel 1730 un oratorio dedicato a sant’Antonio di Padova e vent’anni dopo, nel 1747, ottennero di officiarvi le messe festive, a eccezione delle solennità maggiori; l’anno seguente ebbero un sacerdote proprio.
Distrutto l’oratorio da una frana, sempre nel 1748, i contradaioli lo demolirono dopo il 1753 e ne utilizzarono il materiale per erigere una nuova chiesa sul colle di Vittore di Pietro d’Agnese, più sicuro.

Nel 1770 quella chiesa aveva ottenuto nuovamente il privilegio delle celebrazioni festive. Quattro anni dopo, nel 1774, gli 80 rappresentanti delle famiglie di Fastro chiesero al vescovo Giustiniani un sacerdote stabile e alcuni anni dopo, nel 1779, la comunità fu elevata a parrocchia.

La chiesa, che la relazione della visita pastorale del 1816 diceva nuovamente costruita, nel 1849 fu profanata dagli austriaci che bruciarono canonica e archivi. Gravemente danneggiata durante la battaglia degli Altipiani nel maggio 1916, dopo quattro anni fu restaurata, ampliata e affrescata.

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