Chiesa nel mondo

Al via il 41° viaggio apostolico di Papa Francesco in Ungheria dove rimarrà a Budapest dal 28 al 30 aprile. Con mons. Tamás Tóth, segretario generale della Conferenza episcopale ungherese, ripercorriamo in questa intervista al Sir gli incontri in programma e i temi che saranno al centro di questa visita: la guerra, i poveri, i rifugiati, la famiglia. “È un grande onore ricevere il Santo Padre per la seconda volta Budapest”, dice mons. Tóth. “Al di fuori dell’Italia non c’è altro paese che il Santo Padre ha visitato due volte. E questo la gente, indipendentemente dalla religione o dalla confessione, lo ha capito”

Otto storie di speranza e di coraggio raccontate con video pensati per target di pubblico differenti: mettono in luce il valore della gratuità e gli sforzi di una Chiesa che si prende costantemente cura dei più deboli. La diffusione su tv, web, stampa, affissione e radio

"L'8xmille non è una forma di finanziamento alla Chiesa cattolica, ma una modalità libera attraverso la quale i cittadini decidono chi debba soddisfare i fini indicati dalla legge". Mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, ricorda che la decisione di destinare l'8xmille alla Chiesa cattolica è "una scelta di libertà per lo Stato e non di convenienza economica". Con le risorse a disposizione si va "incontro ai bisogni delle persone indigenti, dei migranti, di chi cerca una casa, di chi ha bisogno di ambulatori per curarsi, dei più poveri". E aggiunge: "Dispiace per le polemiche che vengono condotte sulla pelle della povera gente, senza guardare gli effetti delle risorse messe a disposizione. Si tende a suscitare emozioni, perdendo di vista la realtà"

“La Chiesa ha attraversato crisi molto peggiori della mancanza di vocazioni in duemila anni di storia", afferma con determinazione e serenità il parroco di Sacred Heart, chiesa cattolica, a Loughborough, cittadina universitaria. Da settembre gli sarà assegnata la cura di un'altra comunità. La Chiesa nell'isola fa i conti con l'invecchiamento dei sacerdoti, qualche edificio di culto è stato chiuso. Si scommette sulla formazione dei laici e su sacerdoti di altri continenti

Nel 1960, don Giussani sogna di lasciare l’Italia e di partire come missionario in Brasile insieme a un gruppo di ragazzi e ragazze di Gs, convinto com’era che solo il “mondo intero” è l’orizzonte del cristiano e "chi lavora senza questo ideale potrà essere accanitamente onesto, riccamente asceta, magari eroico, ma non cristiano vero". A documentare il grande desiderio di don Giussani è una lettera che il sacerdote di Desio scrive al vescovo di Belo Horizonte. Chissà - viene da chiedersi - che forma avrebbe preso l’esperienza di Gs in Italia, chissà se mai sarebbe nato perfino il movimento di Comunione e Liberazione come lo conosciamo adesso, se don Giussani all’inizio degli anni Sessanta avesse ottenuto il permesso di intraprendere in prima persona l’avventura missionaria che sognava di vivere in America latina.

Si è chiuso ieri (dal 20), a Nicosia (Cipro), il simposio “Radicati nella speranza”, promosso dalla Roaco (Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali), per celebrare i 10 anni dell’Esortazione apostolica postsinodale “Ecclesia in Medio Oriente”. Le conclusioni del prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, mons. Claudio Gugerotti