Chiesa nel mondo

Domenica 5 febbraio ricorre la 45ª Giornata nazionale per la vita sul tema “La morte non è mai una soluzione". Per l’antropologo Mario Pollo non siamo più capaci di ascoltare la nostra anima, mentre il rifiuto della propria creaturalità, il nichilismo e la riduzione dell’esistenza “ai meccanismi biologici che la producono” hanno oscurato “la presenza del mistero sacro della vita” e “il senso del nostro essere nel mondo”

“Noi cristiani, pur essendo fragili e piccoli, anche quando le nostre forze ci paiono poca cosa di fronte alla grandezza dei problemi e alla furia cieca della violenza, possiamo offrire un contributo decisivo per cambiare la storia. Gesù desidera che lo facciamo come il sale: ne basta un pizzico che si scioglie per dare un sapore diverso all’insieme”.

“Chi si dice cristiano deve scegliere da che parte stare”. Ne è convinto il Papa, che durante la preghiera ecumenica al mausoleo “John Garang” ha ricordato che “Gesù ci vuole operatori di pace, vuole che la sua Chiesa non sia solo segno e strumento dell’intima unione con Dio, ma anche dell’unità di tutto il genere umano”. 

“Colpiti perché siamo cristiani e non per altra ragione. Non esiste alcun diritto all’uso della violenza a motivo religioso e nemmeno civile, se non per impedire a qualcuno di commettere il male”: lo ha detto il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, celebrando questa mattina, a Gerusalemme, la Messa di riparazione per l’atto vandalico avvenuto (2 febbraio scorso) presso il Convento della Flagellazione.

Dopo l'incontro di stamattina con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate e i seminaristi presso la cattedrale di Santa Teresa, Papa Francesco saluterà anche i giovani pellegrini giunti a piedi a Juba dalla diocesi di Rumbek insieme al loro vescovo, monsignor Christian Carlassare. Il missionario comboniano racconta al Sir questi 9 giorni di cammino e descrive le sue speranze per il Sud Sudan

È in partenza la delegazione della Cei che parteciperà all’Assemblea Sinodale Continentale in programma a Praga, nella Repubblica Ceca, dal 5 al 12 febbraio. Ne fanno parte (in presenza) alcuni membri del Comitato nazionale del Cammino sinodale delle Chiese in Italia: mons. Antonio Mura, vescovo di Nuoro e di Lanusei, mons. Valentino Bulgarelli, suor Nicla Spezzati e Giuseppina De Simone.

Papa Francesco ha trascorso tre giorni nella Repubblica Democratica del Congo come "pellegrino di pace e di riconciliazione". Il momento più toccante: l'incontro con le vittime della violenza nell'Est del Paese. "Pas de corruption", l'appello fuori programma davanti a 65mila giovani. "Giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mai dall'Africa!". Oltre un milione di persone alla Messa a Kinshasa: "spezzare il circolo della violenza, smontare le trame dell'odio"

Mentre il Papa è a Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo, dove resterà fino al 3 febbraio prima di partire per il Sud Sudan, nel Nord Kivu continua la violenza dei gruppi armati, che causano instabilità e insicurezza nella regione per il controllo delle risorse. Ogni settimana muoiono decine di persone durante attacchi sulle strade. La popolazione si fa giustizia da sé quando sospetta implicazioni. A Goma, al centro del conflitto, in questi giorni c'è molta paura perché le due arterie principali che portano alla città sono state bloccate dal movimento M23. La popolazione rischia di morire di fame per mancanza di rifornimenti. Lo racconta al Sir don Giovanni Piumatti, missionario fidei donum della diocesi di Pinerolo che ha vissuto 50 anni nei villaggi di Lukanga e Muganga, nella diocesi di Butembo-Beni.