Con un messaggio inviato ai cappellani delle carceri d’Italia, don Raffaele Grimaldi, Ispettore Cappellani Carceri italiane, in comunione con Papa Francesco che oggi, alle ore 17, dalla Basilica vaticana di san Pietro consacrerà Russia, Ucraina e il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria, ha voluto coinvolgere la realtà carceraria per farsi “unitamente strumento di pace e di riconciliazione”.
Chiesa nel mondo
Con l'Atto compie oggi - spiega al Sir padre Federico Lombardi - Papa Francesco "vuole dire con particolare insistenza l’importanza e la necessità della preghiera comune e partecipata di tutta la comunità ecclesiale, con intensità e solennità e in modo pubblico. Il Papa non ci chiede di pregare in privato, ma ci invita a porci come Chiesa di fronte al mondo, manifestando la nostra fede e domandando con umiltà l’intercessione di Maria per porre fine al conflitto in atto e a tutti i conflitti dell’umanità"
Preghiera, Penitenza e collegamento con la Basilica vaticana oggi, venerdì 25 marzo. Il vescovo dell'eparchia ucraina greco-cattolica in Francia: "La preghiera più forte delle armi nucleari". L'arcivescovo Dal Cin: "Sarà il nostro affidarci da figli". Mons. Caputo: "Chiamati alla speranza"
“In questa tragedia della guerra che sta colpendo l’umanità e ci è molto vicina, anche fisicamente, la Chiesa italiana, la comunità cristiana che è in Italia, si è subito data da fare per poter soccorre le popolazioni che stanno scappando dall’Ucraina”.
La pace si costruisce quando la violenza non “profana” il santo nome di Dio, quasi fosse una testimonianza a lui dovuta, ma quando il santo nome di Dio viene onorato con la consapevolezza "che non ha creato gli uomini per essere uccisi o per scontrarsi tra di loro e neppure per essere torturati o umiliati nella loro vita e nella loro esistenza
Nonostante i bombardamenti, le sirene e il coprifuoco, anche in Ucraina, da Kiev a Odessa, “se tutto va bene, se non ci saranno allarmi e se la situazione lo permetterà”, i cattolici vivranno in comunione con Papa Francesco a Roma l’atto di consacrazione al cuore Immacolato di Maria di Ucraina e Russia.
Ci saranno anche le comunità cattoliche di Gaza e di Knayeh, villaggio cristiano della provincia di Idlib, in Siria, dove ancora si combatte una guerra cominciata nel 2011, a pregare in comunione con Papa Francesco che domani pomeriggio nella Basilica di San Pietro consacrerà Russia e Ucraina al cuore immacolato di Maria. A Knayeh, uno dei tre villaggi cristiani della Valle dell’Oronte (gli altri sono Yacoubieh e Gidaideh), nel nord-ovest della Siria, sotto controllo dei jihadisti di Tahrir al-Sham, oppositori al regime del presidente Assad, dice al Sir il parroco, padre Hanna Jallouf, francescano della Custodia di Terra Santa “la nostra piccola comunità si ritroverà dentro la chiesa alle 16 ora italiana per celebrare la Via Crucis e la Messa.
“E’ ormai evidente che la buona politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio e sopraffazione, ma solo da una cultura della cura, cura della persona e della sua dignità e cura della nostra casa comune. Lo prova, purtroppo negativamente, la guerra vergognosa a cui stiamo assistendo”.
“Una delegazione della Cei andrà presto nelle zone di confine, dove si trovano tate persone in fuga dall’Ucraina”.
“Non entro nello specifico, ma resta il fatto che bisognerebbe arrivare ad un disarmo totale e generalizzato”.
“Nadia de Munari era in Perù da 25 anni, prima sulle Ande, gli ultimi 6 a Nuevo Chimbote, un deserto in riva al mare. Nadia, originaria di Schio aveva scelto l’Operazione Mato Grosso per dedicare la sua vita agli ultimi, ai giovani, seguendo i valori del vangelo nei modi indicati da padre Ugo De Censi, salesiano, fondatore dell’Omg”.
“Padre Stan è stato fonte di ispirazione per molte persone. Lo definisco un contemplativo in azione. Credeva nella chiesa che vive il bene comune e che sta con la gente, incarnata, come la vuole Papa Francesco”.
Una grande iniziativa per lo sviluppo agricolo ed economico della prefettura dell'Ouham Pendé, una delle venti prefetture della Repubblica Centrafricana, nella parte occidentale del Paese, alla frontiera con Ciad e Camerun. La 17° edizione, che si è svolta a fine gennaio (28-30 gennaio), ha permesso un po’ di respiro a un popolo che continua a vivere tra la violenza e i soprusi di una guerriglia ormai endemica che prostra il Paese da anni. Un esempio del fatto che se solo ci fosse un po’ di pace, questo popolo avrebbe la forza e l’intraprendenza per trovare strade di sviluppo. Il Sir ha intervistato padre Aurelio Gazzera, carmelitano scalzo che vive in Centrafrica dal 1992 e che è stato l’ideatore della fiera
Lo scandalo del conflitto russo-ucraino visto dai missionari. “Bisogna ascoltare le voci dei popoli”, dice suor Soave, dal Circolo Polare. “Qui l’emergenza è la mancanza d’acqua”, segnala fra Ettore da Nairobi. Padre Diego e suor Elena dal Sud Sudan: preghiamo per la pace in un Paese che non conosce la pace
“Un gesto della Chiesa universale, che in questo momento drammatico porta a Dio, attraverso la Madre sua e nostra, il grido di dolore di quanti soffrono e implorano la fine della violenza, e affida l’avvenire dell’umanità alla Regina della pace”.