Chiesa nel mondo

Don Antonino Denisi ha “saputo fare il prete” ma “quando ha fatto ricerca è stato uno studioso rigoroso”. Così lo storico Andrea Riccardi presenta i tre volumi, editi da Laruffa, pubblicati da mons. Denisi e che raccolgono i suoi scritti prodotti in tanti anni, come storico della Chiesa reggina e studioso delle migrazioni dal sud Italia e da e per la Calabria. Scritti e relazioni pubblicati su saggi o su riviste e giornali ed ora raccolti in questa corposa pubblicazione: “L’archidiocesi di Reggio Calabria. Vescovi, clero, parrocchie”, “Emigrazione e immigrazione in Calabria. Storia, cultura, dimensioni del fenomeno” e “Santità, religiosità e pietà popolare nella Chiesa reggina”. Il sacerdote ha festeggiato recentemente i suoi primi 90 anni di vita. Un “erudito della vita vissuta” lo ha definito qualche giorno fa il giornalista Angelo Scelzo

Come si vince la paura dei migranti? “Imparando a vedere nel migrante una persona”. Lo ha detto il card. Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e presidente di Caritas Internationalis, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa a chiusura della campagna di Caritas Internationalis “Share the journey – Condividiamo il viaggio”. 

"Ci sono molte 'povertà' dei ricchi che potrebbero essere curate dalla 'ricchezza' dei poveri". Lo scrive il Papa, nel messaggio per la Giornata mondiale dei poveri, in cui esorta a condividerne le sorti "senza deleghe" e chiede  di non considerarli "peso intollerabile". In tempo di Covid, i poveri sono aumentati "a dismisura" e i Governi e le istituzioni devono "combattere il virus a livello mondiale, senza interessi di parte"

Distribuisce cento pasti al giorno per 33.565 accessi annui (dato 2020) di persone, provenienti dal Comune di Latina e da quelli limitrofi, in situazione di forte disagio economico e sociale. Questo l’impegno della Mensa Caritas, intitolata a don Adriano Bragazzi, istituita nel 2002 nel cuore del “Villaggio Trieste”.

E' importante che i giovani facciano un cammino di fidanzamento, un cammino di conoscenza e di consapevolezza.

Serge Razafinbony e Fara Andrianombonana (Coppia di fidanzati dal Madagascar): Parlando di matrimonio, Santità, c’è una parola che più d’ogni altra ci attrae e allo stesso tempo ci spaventa: il «per sempre»…
Benedetto XVI: […] Nel Rito del Matrimonio, la Chiesa non dice: «Sei innamorato?», ma «Vuoi», «Sei deciso». Cioè: l’innamoramento deve divenire vero amore coinvolgendo la volontà e la ragione in un cammino, che è quello del fidanzamento, di purificazione, di più grande profondità, così che realmente tutto l’uomo, con tutte le sue capacità, con il discernimento della ragione, la forza di volontà, dice: «Sì, questa è la mia vita». Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici.
Benedetto XVI, Visita Pastorale all’Arcidiocesi di Milano in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, Festa delle Testimonianze, Bresso 2 giugno 2012

Il disegno di Dio si compie sempre, ben al di là delle nostre previsioni e della nostra impazienza. Questa parabola ci insegna la vera umiltà e il vero servizio che dobbiamo al Vangelo. Nelle nostre pianificazioni pastorali siamo troppo preoccupati del risultato, tanto da perdere di vista l’essenziale, che rimane la sua fedeltà nel realizzare ciò che ha promesso. “Come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza irrigare e far germogliare la terra, così ogni mia parola non ritornerà a me senza operare quanto desidero, senza aver compiuto ciò per cui l’avevo mandata”

Il 13 giugno ricorre il nono anniversario della nascita al cielo di Chiara Corbella Petrillo della quale è in corso la causa di beatificazione. Autoironica e sempre sorridente, “parlava con il Signore come con un amico”, ci racconta il papà che oggi la immagina anche “un po’ divertita nel vedere tanto clamore intorno a lei”

Come ha più volte ricordato Papa Francesco, dalla pandemia si esce o migliori o peggiori. Guardare al Cuore immacolato di Maria, allora, significa guardare ad un’esperienza di vita e di fede in grado di suscitare la scelta di essere migliori e il cammino che ne deriva. Un’esperienza viva e vivente, non un puro “concentrato di ricordi”, la “fotografia commemorativa” di chi non c’è più: quando si parla di cuore, si parla infatti di vivi e non di morti. Dire “cuore immacolato di Maria” equivale allora a dire la persona vivente della Madre di Gesù, che lo Spirito Santo offre ai credenti come esempio materno di una vita totalmente riuscita e realizzata, immacolata perché piena di Dio e della sua opera di “ricostruzione dell’umano” realizzata in Cristo e da Cristo

“Può esserci un rapporto significativo tra le donne e gli uomini di oggi e Maria? No di certo, se Maria viene lasciata alle persone pie, ai pellegrinaggi, alle processioni o invocata solo nei momenti tragici”. A lanciare la provocazione è la sociologa Giulia Paola Di Nicola, che nel suo ultimo libro esorta a “liberare” la figura della Madonna da facili stereotipi che ne riducano la grandezza, umana e spirituale

Nell’anno dedicato al padre terreno di Cristo, un libro dal titolo “San Giuseppe. Accogliere, custodire e nutrire” (San Paolo), scritto da don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le vocazioni della diocesi di Roma, tocca le corde della educazione dei figli, della crisi della figura paterna e del rapporto fra le persone. In libreria dal 10 giugno, il volume è stato presentato in modalità on line da Gigi De Palo, portavoce del Forum delle Associazioni delle famiglie, in dialogo con l’autore, e Andrea Monda, direttore dell’Osservatorio romano. “L’occasione dell’anno dedicato a San Giuseppe ha dato il ‘la’ alla volontà di scrivere il libro – dice don Fabio –. Che bisogno c’era? Abbiamo un esercito di giovani che non hanno avuto un punto di riferimento, un padre che potesse fare da sponda”

“Alle benedizione nuziale no, non sono d’accordo perché noi riteniamo un matrimonio tra un uomo e una donna. Ma quando sono con i giovani, naturalmente ci sono anche omosessuali e vengono da me per sapere come fare. E allora penso che l’attitudine pastorale è sempre quella di vedere la miglior cosa possibile. Noi siamo per l’uomo, per aiutare l’uomo”.