Chiesa nel mondo

“Oggi abbiamo bisogno di profezia, di profezia vera: non di parolai che promettono l’impossibile, ma di testimonianze che il Vangelo è possibile. Non servono manifestazioni miracolose, ma vite che manifestano il miracolo dell’amore di Dio. Non potenza, ma coerenza. Non parole, ma preghiera. Non proclami, ma servizio. Non teoria, ma testimonianza”.

Pietro e Paolo, così diversi eppure entrambi alla radice della nostra fede: un dotto e un ignorante, il primo e l’ultimo degli apostoli, l’evangelizzatore dei giudei e l’evangelizzatore delle genti. Non si può fare a meno di nessuno dei due, e farli stare insieme vuol dire avere la fede cattolica, che non permette assolutizzazioni e richiede equilibro. Ma quel che questi due apostoli hanno in comune, esistenzialmente, è una cosa ben precisa: vengono entrambi dall’errore

L’emergenza sanitaria e le limitazioni resesi necessarie per contrastare il diffondersi della pandemia di coronavirus Covid-19, hanno complicato non poco l’attività degli oratori che, nel giro di poche settimane dal decreto del presidente del consiglio dei ministri del 17 maggio scorso, hanno dovuto interpretare come attuare le disposizioni regionali in materia e, di conseguenza, organizzare le attività estive

Si intitola “È risorto il terzo giorno” ed è una traccia di riflessione elaborata dalla Commissione episcopale per la Dottrina, l’annuncio e la catechesi della Cei per accompagnare equipe diocesane, catechisti e quanti sono impegnati sul fronte dell’annuncio e dell’iniziazione cristiana. Si tratta di una “rilettura biblico-spirituale dell’esperienza della pandemia”, destinata a credenti e non credenti, che prende le mosse da “un ascolto attento delle paure, dei bisogni e delle attese delle persone che, nel proprio contesto e con i propri strumenti, si sono trovate ad affrontare l’emergenza sanitaria da Covid-19”.