Chiesa nel mondo

"Nelle ultime settimane ci sono stati dei massacri, dei villaggi incendiati e c'è molta paura tra la popolazione”. A parlare al Sir dalla Repubblica Centrafricana è padre Aurelio Gazzera, missionario da oltre trent'anni, nominato a febbraio vescovo coadiutore di Bangassou. Ora è a Baoro ma si recherà a Bangassou dopo Pasqua. Racconta come la popolazione sta vivendo il Venerdì Santo e le celebrazioni pasquali, ma anche come si sente dopo aver saputo della nomina episcopale

Di fronte alla Croce “si sentono chiamati per nome, uno ad uno, da quell’Uomo innocente condannato a morte anche per la loro salvezza, e avvertono di avere un posto nel Suo cuore”. Il cappellano delle due carceri di Venezia sintetizza così i sentimenti dei detenuti durante la Via Crucis del Venerdì Santo, attesa e preparata ogni anno con grande cura: “Non un rito, ma vita vera”. E avverte: "Il carcere fa parte della società civile; non dev'essere qualcosa di avulso di cui ci si può dimenticare"

Nelle orecchie e nel cuore la domanda di Gesù dopo aver lavato i piedi ai suoi: “Capite quello che ho fatto per voi?” (cfr. Gv 13,12). Non capiremo mai fino in fondo, ma i giorni della Pasqua ci aiutano proprio in questo ritornare sempre e di nuovo alla dimensione sorgiva della nostra fede. E a riaccendere quel fuoco che bruciava nel petto dei discepoli di Emmaus, disposti ora a muovere gioiosamente i loro passi verso il mondo in attesa dell’annuncio che ha cambiato la storia

In “Life. La mia storia nella Storia”, edita da HarperCollins in collaborazione con il vaticanista di Mediaset Fabio Marchese Ragona, dal 19 marzo in libreria, Papa Francesco accoglie i segni comparsi nel corso della vita con la ritessitura di chi ne ha fatto umana, saggia esperienza. Alcune di queste parole sono già state pubblicate in interviste o discorsi precedenti, ma ora fanno parte integrale delle confessioni – anche “laiche” – di un successore di Pietro

“A sessant’anni dal Concilio, ancora si dibatte sulla divisione tra ‘progressisti’ e ‘conservatori’, ma questa non è la differenza: la vera differenza centrale è tra ‘innamorati’ e ‘abituati’”. L’affermazione, lucida e rocciosa, è di Papa Francesco, nel Discorso alla Curia Romana per gli auguri natalizi (21 dicembre 2023). Forse il passaggio su citato si potrebbe riprendere e prolungare: la vera alternativa nella Chiesa oggi è tra cristiani "stupiti" o "assopiti". Tra cristiani "estatici" o "automatici": andati in automatico. Pertanto arriviamo a cogliere l’epicentro pulsante di questo libro ‘francescano’: l’autentica preghiera cristiana non è il prodotto dell’abitudine. È il frutto di un innamoramento

“Non siete soli e non vi lasceremo soli, ma rimarremo solidali con voi attraverso la preghiera e la carità operosa, sperando di poter tornare presto da voi come pellegrini, per guardarvi negli occhi e abbracciarvi, per spezzare il pane della fraternità e contemplare quei virgulti di speranza cresciuti dai vostri semi, sparsi nel dolore e coltivati con pazienza”. 

Il Papa è tornato a leggere il testo della catechesi, dedicata alla virtù della pazienza, e ha citato la testimonianza di due papà, uno israeliano e l'altro arabo, che hanno perso le loro figlie in guerra. Al termine, un nuovo appello per la pace