A Candiolo speranza per i malati e le loro famiglie

La casa di accoglienza "La Madonnina", aperta dal 2007 con i fondi dell’8xmille, offre un tetto ai pazienti dell’Irccs di Candiolo (To) e ai loro familiari. Grazie all’impegno di 150 volontari che hanno risposto all’invito del parroco, don Carlo Chiomento.

A Candiolo speranza per i malati e le loro famiglie

“La ricchezza del servizio che prestiamo è un’esperienza che non si può spiegare a parole, ma che si può vivere” afferma con semplicità Maria Ester Bellotti, la volontaria “storica” responsabile della Casa di accoglienza La Madonnina di Candiolo (TO) e come tale coordinatrice dei 150 volontari che da più di 15 anni si alternano nei diversi ambiti di ricezione dei malati e dei loro familiari. È una mattina di autunno in questo paese di seimila anime della cintura torinese: in cortile uno dei volontari autisti aiuta a scendere una signora che è appena tornata dagli esami del pre-ricovero dalla navetta che fa la spola con l’Istituto per la ricerca e la cura del cancro a carattere scientifico (IRCCS) di Candiolo. “Sono stati gli infermieri – racconta – a indicarmi questa casa di accoglienza: qui ho trovato non solo un tetto ma tanto sostegno morale, grazie all’affabilità delle volontarie che non ci fanno mai mancare un sorriso e ci permettono di trovare un po’ di serenità”.
In un’altra parte del cortile un gruppo di volontari separano i tappi di plastica da quelli in altri materiali, li raccolgono in enormi sacchi in attesa che i camion di un’azienda specializzata nel riciclo vengano a ritirarli: ogni anno qui vengono imbustati 1200 quintali di tappi di plastica e circa tremila chili di tappi in sughero, raccolti con un pullmino acquistato proprio con il ricavato della raccolta da oltre 250 scuole, parrocchie, ospedali e centri commerciali di tutto il Piemonte. Un altro tassello della straordinaria macchina organizzativa e di sostenibilità economica che permette a questa residenza aperta nel 2007 con i fondi dell’8xmille della Cei, con 27 camere e altre 19 in costruzione al secondo piano, di restare operativa 24 ore al giorno 7 giorni su 7 esclusivamente grazie ai volontari, senza nessun personale retribuito.

“A darci la motivazione di trovare le energie di passare qui tante ore della settimana – spiega Claudio Viano, coordinatore del gruppo dei “manutentori” – è il rapporto umano con gli ospiti, le relazioni che si creano con tante persone che si imbattono nella malattia: diventiamo compagni di viaggio gli uni degli altri, ci sentiamo utili nel condividere una dimensione, una fase della vita che potrebbe riguardarci tutti o toccare noi o le persone a noi più care”. “Per il nostro ospedale la casa di accoglienza La Madonnina è stata una novità portata dalla Provvidenza” dice lapidario l’oncologo Fabrizio Carnevale Schianca, tra i medici in prima linea dell’IRCCS. E di “Mani invisibili” che lo hanno guidato nella sua parabola esistenziale parla anche don Carlo Chiomento, 69 anni, ordinato a Torino nel 1978 e nominato parroco di Candiolo nel 1997. “Avevo 43 anni – racconta – e, nel dare al Vescovo la disponibilità allo spostamento che ci aveva chiesto, avevo espresso la preferenza per restare in città a Torino, per una parrocchia più grande di quella dov’ero e possibilmente non vicino ad un ospedale, perché avevo avuto diversi problemi di salute e avevo assistito per lungo tempo i miei genitori malati. E dove sono finito? In una parrocchia più piccola, di campagna, e accanto ad un ospedale oncologico. Oggi so che è stata la Provvidenza a portarmi qui, perché la cura pastorale dei malati mi ha cambiato la vita”. Fu proprio poco tempo dopo l’apertura dell’ospedale infatti, nel 1999, che si accorse che molti familiari dei pazienti dormivano in macchina. “Parlai subito con l’Arcivescovo (card. Severino Poletto, ndr) – ricorda – la diocesi stanziò dei fondi dall’8xmille, un ingegnere fece gratuitamente il progetto: nel 2007 inaugurammo la casa e nel 2008 aggiungemmo i pannelli solari”.

Un altro finanziamento dall’8xmille della Cei ha permesso il progetto di ampliamento, mentre la Casa ha attratto nel corso degli anni centinaia di volontari che con le loro mani operose e la loro discrezione hanno permesso a questa residenza di funzionare come un alveare e di dare sollievo a tante famiglie. Nei mesi scorsi anche la Fondazione Mario e Ofelia Martoglio si è imbattuta nel progetto della Madonnina onlus e ha aderito al suo piano di sviluppo: anche grazie al suo contributo il numero dei posti letto passerà da 54 a 92. “È ancora una volta la Provvidenza a indicarci la strada: noi dobbiamo soltanto assicurare al Signore il nostro sì” chiosa don Carlo.

Manuela Borraccino

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Fonte: Sir