Biblioteche ecclesiastiche. Tra restrizioni, digitale e social network, una progettualità rinnovata al servizio delle comunità

“Lungo tutto il 2020 le biblioteche ecclesiastiche sono state a lungo chiuse al pubblico ma non ferme”. Così don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Cei, riassume l’anno trascorso dalle biblioteche ecclesiastiche e diocesane d’Italia alle prese, come tutte le attività non solo culturali, con la pandemia. Mesi complessi, nei quali si è dovuto percorrere sentieri fino a quel momento poco o del tutto inesplorati ma che hanno consentito anche di pensare ad una progettualità rinnovata. L’esperienza di tre delle 1.124 realtà censite nell’Anagrafe delle biblioteche italiane del Mibact

Biblioteche ecclesiastiche. Tra restrizioni, digitale e social network, una progettualità rinnovata al servizio delle comunità

“Lungo tutto il 2020 le biblioteche ecclesiastiche sono state a lungo chiuse al pubblico ma non ferme. Hanno saputo reinventarsi mettendo al centro la comunità e la persona, scoprendo quegli aspetti che magari in passato erano considerati più marginali. Abbiamo sempre contato il numero di accessi, di prestiti; forse però è più utile contare i servizi resi alla persona, seppur non fisicamente presente in biblioteca”. Così don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Cei, riassume l’anno trascorso dalle biblioteche ecclesiastiche e diocesane d’Italia alle prese, come tutte le attività non solo culturali, con la pandemia.

Attualmente sono 1.124 le biblioteche di enti ecclesiastici censite nell’Anagrafe delle biblioteche italiane (Abi) del Mibact, di cui 589 aggiornate e pubblicate tramite Anagrafe Cei. Sono salite a 268 quelle che hanno aderito al progetto del Polo Sbn di biblioteche ecclesiastiche (Pbe), di cui 35 di prossima attivazione.

La distribuzione geografica è piuttosto omogenea: 74 biblioteche aderenti al Pbe sono al Nord, 109 al Centro e 85 al Sud. Complessivamente i dati della produzione del Pbe aggiornati a fine 2020 parlano di 3.036.051 volumi (di cui 327.366 di libro antico), 1.207.866 descrizioni bibliografiche (153.376 di libro antico) e 150.867 descrizioni inviate ex-novo al Servizio bibliotecario nazionale (Sbn).

Prendendo in esame le statistiche fornite da 221 biblioteche del Pbe, lungo tutto il 2020 sono stati 2.459 i prestiti, 119 le consultazioni in sala e 1.392 le movimentazioni in sala lettura: le chiusure forzate e le successive aperture contingentate hanno fortemente condizionato queste attività, basti solo pensare che nei mesi di gennaio e febbraio, quelli “Covid free”, si è registrato tra il 25% e il 40% dell’intera attività d’uso dell’anno.

Con il lockdown, anche le biblioteche ecclesiastiche hanno dovuto percorrere sentieri fino a quel momento poco o del tutto inesplorati.

“Un esempio – racconta don Pennasso – è rappresentato dalla consegna dei libri a domicilio per non dover accogliere gli utenti nelle biblioteche: esperienze che hanno dato la dimensione della missione dei bibliotecari, che va al di là della conservazione e della divulgazione dei libri considerandoli come strumento di collegamento tra le persone e la comunità”.

Anche per le biblioteche ecclesiastiche il digitale si è rivelato un ambito prezioso. Il portale BeWeB  (beni ecclesiastici in web), coordinato dall’Ufficio Cei per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, si è dimostrato grazie alla valorizzazione della banca dati del Pbe un punto di riferimento anche nella ricerca dei beni librari. Nel corso del 2020, su un totale di circa 3,3 milioni di pagine visualizzate su Beweb (+32% in un anno), è stato stimato che quasi 60.000 utenti ne abbiano fatto accesso direttamente dalla pagina della “Ricerca avanzata dei Beni librari” o dalla “pagina del Polo Pbe” (+95% sul 2019) mentre quasi 260.000 lo abbiano visitato per consultare la pagina di uno specifico libro. Inoltre, spiega don Pennasso, “abbiamo raccolto sulla pagina #testimonidifuturo , concepita come incubatore culturale, le esperienze delle diocesi e delle biblioteche in modo particolare: aperture online, messa a disposizione di volumi, iniziative di comunicazione anche attraverso video e social network”.

“La pandemia ci ha sollecitati ad innovare canali e strategie per i nostri utenti”,

conferma Sara Accorsi, responsabile della Biblioteca diocesana “Ferrini&Muratori”, che unisce il fondo moderno della Biblioteca B. C. Ferrini e quello antico della Biblioteca del Seminario metropolitano di Modena. “Nel 2020 – osserva – l’utenza si è ridotta soprattutto agli studenti dell’Istituto di Scienze religiose, ai seminaristi e a qualche affezionato alle tematiche proprie della biblioteca, teologia e filosofia. Nei mesi di lockdown, il nostro lavoro si è concentrato nell’orientare gli utenti a cercare le risorse online disponibili”. “Ma ci siamo adoperati anche per mantenere attivi i servizi di prestito tenendo conto che la nostra biblioteca è inserita nel Palazzo del Seminario metropolitano ed è quindi tuttora indispensabile tenere distinti i passaggi degli utenti dagli spazi di vita di una comunità in cui ci sono giovani e anziani”. Oltre ad una campagna di comunicazione volta ad informare sui servizi che sono rimasti attivi, organizzata con le altre biblioteche ecclesiastiche dell’Emilia-Romagna, ci si è dedicati ad “un costante aggiornamento del sito e alla riscoperta della vitalità dei social”. “Come in tutte le altre realtà, in quest’ultimo anno è triplicata la richiesta di scansioni, anche su fondi che finora non erano stati tanto attenzionati, come quello musicale”, racconta Accorsi.

Quest’ultima è un’esigenza a cui ha dovuto far fronte anche l’Istituto per la storia dell’Azione Cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI (Isacem) che ha sede a Roma. “Per aiutare nella fruizione del patrimonio – spiega la responsabile, Simona Ferrantin –

ci siamo impegnati con attività di digitalizzazione per supportare a distanza le ricerche degli utenti, cercando comunque di proseguire con continuità la catalogazione del patrimonio librario”.

“Grazie a finanziamenti pubblici – prosegue – siamo riusciti a portare avanti da un lato dei restauri di volumi che versavano da tempo in cattive condizioni di conservazione, dall’altro la digitalizzazione di una serie di altre fonti a stampa”. “Appena è stato possibile abbiamo riaperto l’accesso ai ricercatori, nel rispetto dei protocolli”, ma questo – spiega – “è andato in parallelo ad una cura particolare del nostro sito web per mantenerci in contatto con le persone”. Qui sono stati pubblicati un breve video di presentazione dell’Istituto, anche per sopperire alla mancata possibilità delle aperture straordinarie, e un altro sul progetto “Biografie resistenti” che – spiega – “abbiamo lanciato il 25 aprile 2020 e sul quale continuiamo a lavorare”.

“Farsi conoscere e incontrarsi anche attraverso le piattaforme digitali” è stato uno degli aspetti su cui ha lavorato nell’ultimo anno anche la Biblioteca diocesana Pio XI di Caltagirone. Questo – sottolinea il direttore, Francesco Failla, che è anche vicepresidente nazionale di Abei (Associazione dei bibliotecari ecclesiastici) – “nella consapevolezza che

le nostre biblioteche non sono contenitori di libri ma luoghi dove le persone si incontrano”.

“In questi mesi – aggiunge – abbiamo imparato ad essere davvero multimediali, soprattutto in fase di progettazione, perché il nostro incontrare le persone sia efficace”. Da qui l’impegno nella produzione di immagini e di narrazioni, “sapendo che quello che facciamo può essere ancor più coinvolgente anche se cambiamo linguaggio”, racconta Failla, ricordando che “nel 2020 abbiamo concluso il periodo di celebrazione del centenario dell’Appello ai liberi e forti di don Luigi Sturzo e abbiamo realizzato percorsi virtuali  resi disponibili su BeWeb”. “C’è stato un potenziamento di tutti gli strumenti di digitalizzazione e di quelli che hanno permesso che il contatto, la relazione con i nostri utenti potesse essere mantenuta e, in alcuni casi, rafforzata”, aggiunge, convinto che

“risorse e metodologie che abbiamo sperimentato ‘in sofferenza’ per la pandemia continueranno ad essere un’opportunità”.

Ed è proprio questo l’aspetto che le biblioteche ecclesiastiche si portano in dote nel 2021: l’anno appena concluso è stato complesso ma ha consentito anche di pensare ad una progettualità rinnovata. Proseguiranno, a livello nazionale, le iniziative di formazione a distanza promosse dall’Ufficio nazionale Cei, nell’ottica di una progettazione culturale integrata che coinvolge musei, archivi e biblioteche e che si estende anche a realtà non ecclesiastiche. E non mancheranno sul territorio realizzazioni e appuntamenti. Nella biblioteca di Modena, per esempio, arriverà un nuovo tavolo da esposizione per continuare a mostrare ad utenti e visitatori il patrimonio conservato, nella salvaguardia degli spazi della comunità del seminario. L’Isacem, invece, renderà consultabili direttamente online una serie di materiali, tra i quali l’intera raccolta di “Gioventù”, il periodico della Gioventù italiana di Azione Cattolica, con numeri dal 1924 al 1968. E, a Caltagirone, nel mese di maggio verrà presentato ufficialmente un progetto di valorizzazione di un frammento pergamenaceo dell’VIII secolo con il “De civitate Dei” di sant’Agostino che prevede anche di far vivere un percorso virtuale.

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Fonte: Sir