Camminare insieme, nella gioia e nel dolore. Le novità in libreria

I tre libri suggeriti per il mese di marzo: Armando Matteo, “Io sono una missione”, Stephen Walford, “Papa Francesco, la Famiglia e il Divorzio”, Stefano Campanella, “La pandemia di Padre Pio discepolo dell’Addolorata”.

Camminare insieme, nella gioia e nel dolore. Le novità in libreria

Camminare con i giovani è un impegno difficile, talvolta rischioso, come sanno bene insegnanti, catechisti, terapeuti, allenatori e tanti altri, ma nel contempo è qualcosa che rimane dentro per sempre. Perché anche loro hanno da insegnare qualcosa a noi adulti. Ed è allora bene leggere attentamente questo “Io sono una missione”, di un docente universitario di Teologia che ha a che fare con una fascia d’età particolare, in cui il senso critico si accompagna ad una prima conoscenza del mondo, degli affetti, degli impegni. Armando Matteo, l’autore, non ha voluto però scrivere un libro da professore, una pubblicazione accademica o filologica, ma si è messo dalla parte dei giovani, un mondo che è fatto anche di canzoni, di film, di poesie, di letture, di confessioni e di tanto altro. Non un calarsi dall’alto, ma una camminata assieme, attraversando i novantasei giorni che vanno dal Mercoledì delle Ceneri fino alla Pentecoste, parlando di una canzone di Ligabue come di una frase dal Signore degli anelli, di una struggente lirica del poeta-cantautore francese Jacques Brel come di un passo del filosofo Umberto Galimberti o dello psicoanalista Massimo Recalcati, o citando parole di papa Francesco, che come sappiamo è assai attento al pianeta giovani. E fa bene Matteo a citare anche un discorso di un Draghi non ancora presidente del Consiglio che avvertiva gli adulti di oggi che il prezzo della crisi pandemica sarà pagato soprattutto dalle nuove generazioni, che vanno aiutate a sopportare questo peso non previsto fino ad un anno fa. Un libro che paradossalmente è anche un (giusto) invito agli adulti a crescere, vale a dire all’accettare il loro essere non più giovani, mettendo un po’ da parte le lusinghe di un mercato che a dargli retta ci venderebbe creme per spianare le rughe, fasce sempre attive che impediscono alla nostra pancia di dare segni pubblici di sé, integratori in grado di permetterci prestazioni da nove secondi netti sui cento metri, lozioni miracolose che impediscono ai capelli di cadere e tutto l’universo di cose atte a farci dimenticare l’altro: una moglie o un compagno, quelli che sono già colpiti dagli effetti catastrofici del Covid, che hanno perso il lavoro, che hanno dovuto chiudere bottega. E soprattutto i figli, che magari vorrebbero farsi una chiacchierata ma che hanno i genitori, a quell’ora, in palestra o dall’estetista. Per rimanere per sempre giovani loro, mentre dovrebbero fare un largo ragionevole al vero giovane.

Armando Matteo, “Io sono una missione”, Edizioni Messaggero Padova, 2021, 154 pagine, 16 euro.

Papa Francesco è stato oggetto di attacchi da parte degli ultra-tradizionalisti anche per il suo supposto cedimento riguardo l’indissolubilità del matrimonio. Che le cose non stiano esattamente così lo conferma anche “Papa Francesco, la famiglia e il divorzio”, recentissimo libro dello scrittore inglese Stephen Walford. Il problema, afferma l’autore, è che non esiste una uniformità di esperienze nello spazio e nel tempo che possano rendere applicabile in modo acritico a tutti l’azione della Chiesa. Anche perché, come lo stesso pontefice ha più volte notato, occorrerebbe distinguere caso per caso: da qualche anno l’accelerazione del consumismo, dei rapporti umani virtuali, il bombardamento mediatico che ha creato un nuovo individualismo edonista sull’onda del ritornello corpo scultoreo-soddisfacimento delle pulsioni qui e subito-i figli sono un peso per chi (anche in età avanzata) progetta per il suo tempo libro palestra, vacanze esotiche, cure estetiche e altro ancora, hanno mutato la percezione della realtà. I cosiddetti nativi digitali fin dalla loro venuta alla luce apprendono valori che in gran parte sono quelli della comunità coetanea. Certo, i genitori credenti devono aiutare i figli ad avvicinarsi alla fede a partire dai sacramenti, ma l’ambiente (scuola, gioco, amicizie, affettività), a sua volta influenzato dallo spirito del tempo, ha un peso davvero rilevante. Un bambino cresciuto sotto il bombardamento mediatico che fin da piccolo gli consegna il messaggio di tutto e subito, farà molta più fatica ad applicare nella sua vita i valori dell’indissolubilità del matrimonio. Tempo e spazio hanno un potere, da questo punto di vista, davvero grande. Il punto di snodo sta soprattutto nella Amoris Laetitia, scrive Walford, perché è qui che il pontefice suggerisce ai sacerdoti di tenere conto di come una coppia di giovani millenials sia profondamente diversa da una del ventesimo secolo. Far precipitare verticalmente una condanna in casi in cui un matrimonio sia fallito ad esempio per violenza, sopraffazione, droga, ricatti, follia significa non tener conto del messaggio di misericordia e di amore di Gesù. Il “margine di manovra” di cui parla qui Walford non è l’anticamera del lassismo, ma, al contrario, la possibilità di recuperare attraverso il ricordo delle prostitute e dei pubblicani che si sono rivolti al Cristo, come ebbe a notare lo stesso papa Francesco nell’ottobre del 2014, tutti coloro che già patiscono emarginazione e violenza.

Stephen Walford, “Papa Francesco, la Famiglia e il Divorzio”. Con una prefazione del pontefice. Edizioni Amen, 2021, 306 pagine, 18 euro.

Se pensassimo al Covid 19 come una mostruosa novità ci sbaglieremmo di grosso, perché altre dolorose pandemie hanno sconvolto il nostro pianeta. La cosiddetta Spagnola, per esempio, iniziò forse in un campo d’addestramento militare americano nel marzo 1918: poiché i soldati venivano mandati a combattere in Europa durante la Grande Guerra, ecco che il contagio divenne inevitabile, anche se la prima a diffondere per prima le vere notizie sul morbo fu la neutrale Spagna, che ebbe la sinistra ventura di dare il nome ad una pandemia che costò solo all’Italia tra i 350 mila e i 600 mila morti: l’oscillazione dei numeri è dovuta alla difficoltà di distinguere i sintomi effettivi del morbo. Queste notizie ci vengono da un libro che sorprendentemente non vuole parlare né di storia né di medicina: con “La pandemia di Padre Pio discepolo dell’Addolorata” Stefano Campanella infatti ci porta a contatto con un uomo, un sacerdote, oltre che un santo, che passò pure lui attraverso quel male, a più riprese, e non solo: anche una sorella e il figlioletto di quattro anni vennero portati via dall’H1N1. Non arroccato lontano dal male, ma colpito negli affetti più cari e vittima lui stesso, Padre Pio non si tira indietro: affronta la sua sofferenza, non prega per sé e non chiede preghiere, ma per chi deve fare i conti con il dolore del corpo e dell’anima, è vicino a chi gli domanda una parola di conforto e un po’ di compagnia. Soprattutto la Madre di Dio è al centro della sua preghiera per gli altri e della sua devozione, sentita e vissuta come reale presenza con cui interagire, come bellezza lontana dai canoni stucchevoli di certa cultura e di certo costume. Vera, ascoltata intermediaria del Figlio, la Vergine è al centro anche delle “Esortazioni” di san Pio riportate nel presente volume, che offre in chiusura anche alcune preghiere per il tempo della pandemia di papa Francesco, dell’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, padre Franco Moscone, e del rettore del santuario di San Giovanni Rotondo, fr. Francesco Dileo. Un libro che è insieme da leggere come un suggerimento e una proposta di cura attraverso la preghiera e il ricordo di un santo che, come il Poverello d’Assisi, è rimasto umilmente al servizio degli altri, in momenti molto simili a quelli che stiamo attraversando oggi.

Stefano Campanella, “La pandemia di Padre Pio discepolo dell’Addolorata”, San Paolo, 2021, 94 pagine, 7,90 euro.

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Fonte: Sir