Con gli occhi dei bambini. Cosa fare per lo strapotere della tecnoscienza nei confronti dell'etica?

Apriamo degli spazi di esperienza e di dialogo fra le generazioni e lasciamoci educare dalla sensibilità dei più piccoli quando sono a contatto con la natura deturpata dall’uomo.

Con gli occhi dei bambini. Cosa fare per lo strapotere della tecnoscienza nei confronti dell'etica?

Riprendendo la lettura della Laudato si’, troviamo il Papa alle prese con “la radice umana della crisi ecologica”. Al centro dell’obiettivo il paradigma tecnocratico dominante che caratterizza l’epoca che viviamo. Citando il grande pensatore e teologo Romano Guardini, il Papa afferma: “l’uomo moderno non è stato educato al retto uso della potenza, perché l’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza” (LS 106).

È un fenomeno questo che possiamo riscontrare sia a livello macro: le irresponsabilità umane nella gestione dell’ambiente fino alle politiche internazionali ancora improntate alla minaccia di interventi nucleari da parte di leader che paiono del tutto impreparati all’utilizzo della forza tecnologica in loro possesso. Sia a livello micro: nostro figlio in balia di uno smartphone o di un tablet, completamente assuefatto al potere suasorio di un gioco o di un social media senza che abbia gli strumenti per gestire consapevolmente quella risorsa. Rispetto a questo strapotere della tecnoscienza nei confronti dell’etica, che fare?

È ancora il Papa a dire: “La cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle risorse naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico” (LS 111). Come, dunque, alimentare questa resistenza? L’impressione è che si debba ripartire dal basso e in particolare dallo sguardo dei bambini, quali portatori dell’innocenza necessaria per leggere le ferite del cosmo nella loro effettiva portata. In tal senso pare significativo il movimento di sollecitazione e sprone ai grandi della Terra che ha saputo creare la piccola Greta Thunberg. Con i suoi “scioperi scolastici per il clima” ha accesso una luce nelle nebbie delle strategie e delle comunicazioni internazionali. E anche se continuamente il messaggio originario rischia di essere strumentalizzato o distorto da parte di chi vuole impadronirsi della scena, l’intuizione primigenia resta un modello di uno sguardo puro sul mondo come quello che tutti i nostri figli – pur se anch’essi assediati dalle tecnologie – possono dimostrare.

Apriamo allora degli spazi di esperienza e di dialogo fra le generazioni e lasciamoci educare dalla sensibilità dei più piccoli quando sono a contatto con la natura deturpata dall’uomo. Un animale costretto a veder scomparire il suo habitat naturale; l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e della terra di una grande industria; un cataclisma causato evidentemente da un qualche scompenso climatico. Gli occhi e i cuori dei bambini sanno leggere la verità delle cose e ce la riportano con la loro semplicità disarmante. Non sarà più necessario domandarsi se stiamo andando nella giusta direzione perché la strada corretta sarà a portata di mente e di cuore. Le risposte diverranno semplici e le logiche della tecnocrazia non potranno più restare le uniche.

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Fonte: Sir