Coronavirus, Caritas Lodi: "Difficoltà nel seguire le persone più povere"

Nella zona rossa è chiuso l'emporio solidale, ma anche nel resto della diocesi (zona gialla) ci sono difficoltà nell'assistenza: chiusi ambulatorio medico e centro diurno, mentre la mensa distribuisce solo un pranzo al sacco. Il direttore: "Abbiamo scritto alle autorità perché bisogna trovare una soluzione: i poveri non possiamo abbandonarli". 

Coronavirus, Caritas Lodi: "Difficoltà nel seguire le persone più povere"

MILANO - "Per molte persone fragili la nostra mensa o i nostri servizi rappresentano la casa. E siamo preoccupati perché ora la trovano chiusa": Carlo Bosatra è il direttore della Caritas di Lodi. È proprio nelle diocesi lodigiana che si estende la zona rossa dell'emergenza per il nuovo corona virus, che comprende 10 comuni. "A Casalpusterlengo abbiamo dovuto chiudere l'emporio solidale. Altri grandi servizi non ce ne sono, per fortuna". A Lodi, che è zona gialla come il resto della Lombardia, per ora la Caritas diocesana ha chiuso la mensa per i poveri e distribuisce solo il pranzo al sacco. Rimane chiuso l'ambulatorio medico, anche perché molti dei medici volontari sono ora impegnati negli ospedali. Chiuso anche il centro diurno, dove chi vive in strada poteva fare colazione e trovava educatori ed operatori per aiuti di vario genere. Nei dormitori (a Lodi sono tre), invece, la vita va avanti come al solito, ma ogni ospite deve seguire le norme igieniche indicate dal Ministero della salute a qualunque cittadino. "In più ogni tanto misuriamo la temperatura corporea degli ospiti, è una forma di tutela anche nei loro confronti". Il centro di ascolto rimane aperto, ma con modalità diverse: può accedere solo una persona alla volta.

"In questo momento così particolare non deve certo venire meno l'attenzione verso le persone più deboli o emarginate - aggiunge il direttore della Caritas di Lodi -. Tra l'altro il nostro sforzo è anche quello di spiegare loro che cosa stia esattamente succedendo, cerchiamo di dare loro tutte le informazioni necessarie. Abbiamo comunque scritto alle autorità cittadine perché c'è effettivamente un problema di come continuare a seguire le persone più povere. Chi viene a mangiare tutti i giorni alla nostra mensa non può certo smettere di nutrirsi. E chi veniva al centro diurno magari ora se ne sta alla stazione. Vediamo se nei prossimi giorni si riuscirà a trovare una soluzione a questo problema, i poveri non possiamo abbandonarli".

Dario Paladini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)