Corpus Domini: tempo ed eterno si ritrovano insieme

Se Colui che si è fatto carne ha posto la sua Tenda in mezzo a noi, allora noi viviamo in un nuovo esodo permanente, quello della nostra stessa storia, della nostra cronologia insieme con Colui che si fa esodo per noi e con noi. Esodo quindi intriso di eternità

Corpus Domini: tempo ed eterno si ritrovano insieme

La Bibbia ci tramanda la storia del popolo eletto, di Israele che divenne il servo del Santo. Nella storia e lungo i secoli il popolo non fu mai abbandonato, la Shekinah, la Sua Presenza, camminava con Israele in tutte le sue vicende, su tutte le sue strade. La Tenda, l’arca, indicavano la Sua Presenza: nel simbolo il cammino dell’Altissimo con il suo popolo in cammino.
Il Signore Gesù ha vissuto e fatta sua questa tradizione e questa fedeltà dell’Altissimo ad un popolo che ha conosciuto ritrosie ed errori ma è sempre ritornato pentendosi e ha riconosciuto la fedeltà all’alleanza.
Nel Vangelo di Giovanni possiamo leggere un versetto che fa meditare perché il Logos

venne a porre la sua tenda in mezzo a noi.

Al sentire di Israele, dei contemporanei cui il Maestro si stava rivolgendo, la Tenda non poteva che rievocare la Tenda che sempre accompagnò il popolo nella difficile traversata del deserto e l’arca che custodiva e verrà posta al centro del Tempio edificato da Salomone.
Le ali dei cherubini proteggevano il coperchio dell’arca dell’alleanza (Es 25,22) ma, a ben osservare non circoscrivevano la Shekhinah, la Presenza che dimorava sopra, si aprivano invece nello spazio che, a sua volta, diventa spazio aperto.
Quell’arca che, per eccellenza, era il segno della Presenza nella Tenda.
Giovanni al capitolo 20 narra la risurrezione, al versetto 11 si legge:

Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.

Questo racconto allora della risurrezione del Vangelo di Giovanni in cui gli angeli appaiono uno ai piedi e l’altro alla lastra di deposizione della tomba vuota, include un’allusione ai due cherubini che incorniciavano lo spazio vuoto al di sopra del Santo dei Santi, il luogo nel quale la Shekhinah si manifestava.
Per i cristiani la Shekhinah si è incarnata nel Figlio, il Signore Gesù, il Suo Corpo glorificato diventa il Tempio in cui bisogna entrare per diventare pietre vive.
Scrive Joseph Ratzinger:

Gesù è la vera Shekhinah, per mezzo della quale Dio è presente tra noi, quando siamo radunati nel suo nome.

Se Colui che si è fatto carne ha posto la sua Tenda in mezzo a noi, allora noi viviamo in un nuovo esodo permanente, quello della nostra stessa storia, della nostra cronologia insieme con Colui che si fa esodo per noi e con noi.
Esodo quindi intriso di eternità.
Tempo ed eterno si ritrovano insieme, allora ogni nostro passo di viandanti è mosso, posto che lo si voglia riconoscere, insieme con Colui che, pur essendo eterno, si è voluto fare temporalità.
Ci ha lasciato però il Suo stesso Corpo e il Suo stesso Sangue, quindi avviene una svolta capitale: Egli non solo cammina fra loro ma in loro.
Ecco allora scaturire da questo intimo e profondo dimorare l’invocazione del santo Cardinale J. H. Newman:

Sacratissimo e amorevolissimo Cuore di Gesù,
sei nascosto nella Santa Eucaristia e batti ancora per noi.
Ora come allora dici: “Con desiderio ho desiderato”.
Ti adoro con tutto il mio amore e il mio stupore,
con affetto fervente,
con la mia volontà più sottomessa e più decisa.
Prendi per un po’ la tua dimora in me.
Fa’ battere il mio cuore con il tuo!
Purificalo da tutto ciò che è terreno,
da tutto ciò che è orgoglioso e sensuale,
da ogni perversità, da ogni disordine,
da tutto ciò che è insensibile.
Riempilo di te, perché né gli eventi della giornata né le circostanze del momento
possano avere il potere di incrinarlo,
ma nel tuo amore e nel timore di Te il mio cuore possa avere la pace.
Amen.

Cristiana Dobner

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Fonte: Sir