Fine del Ramadan: mons. Derio Olivero (Commissione Cei dialogo) al Sir, “l’Italia ha bisogno di crescere nell’inclusione”

“Per gli italiani è estremamente importante che i vari cammini spirituali di coloro che fanno parte della nostra nazione, diventino realtà che interessano la vita di tutti. Abbiamo bisogno di crescere nell’inclusione. Questo è un problema serio. E si cresce nell’inclusione in tanti modi. Uno di questi è prendere sul serio il cammino spirituale altrui, con il suo calendario, le sue feste, i suoi riti”.

Fine del Ramadan: mons. Derio Olivero (Commissione Cei dialogo) al Sir, “l’Italia ha bisogno di crescere nell’inclusione”

Interpellato dal Sir, mons. Derio Olivero, vescovo di Pinerolo e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo, formula così i suoi “auguri” ai musulmani che celebrano dalla sera di giovedì 20 aprile e fino alla sera di venerdì 21 la festa Eid al-Fitr, cioè la fine del Ramadan, il mese sacro islamico durante il quale si osserva il digiuno. “In un mondo molto secolarizzato, sembra che la religione sia una questione inutile o addirittura dannosa”, osserva il vescovo cattolico. Condividere la festa di un’altra religione e prenderla sul serio “ci aiuta anche a rispondere alla domanda: le religioni in questo nostro mondo a cosa servono? E che ruolo hanno nello spazio laico di tutti”. “Faccio i miei cordiali auguri ai musulmani per la festa della fine del Ramadan”, prosegue mons. Olivero, ricordando che sabato scorso a Pinerolo, la comunità locale ha condiviso con i musulmani, il momento di Iftar sulla piazza. “Credo che condividere un momento di festa sia un modo per imparare a convivere tra diversi”. E aggiunge: “Sicuramente stiamo ancora faticando molto a guardarci come Paese plurale, anche perché assimiliamo apertura a relativismo. Invece aprire significa mettere alla prova la propria identità e arricchirla. Credo che bisogna vincere quella cattiva assimilazione tra apertura e relativismo. Aprire non vuol dire che va tutto bene e non vuol dire che essere cristiani o musulmano è tutto uguale. Non è tutto uguale. Le religioni sono assolutamente diverse ma l’apertura mette la propria l’identità. Non credo che un credente che non riesce ad essere aperto, sia veramente tale. Perché il Dio in cui crede, a qualsiasi religione appartenga, è il massimo dell’apertura”.

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Fonte: Sir