Francesco spiega le parabole della misericordia: "Dio salva con l’amore"

Dice il Papa: "Perchè siamo noi, ciascuno di noi quel figlio riabbracciato, quella moneta ritrovata, quella pecora accarezzata e rimessa in spalla".

Francesco spiega le parabole della misericordia: "Dio salva con l’amore"

Perdere, ritrovare. Perduta la pecora, ecco l’immagine del pastore attaccato al suo gregge e preoccupato anche di un solo animale smarrito; una volta ritrovata la carica sulle spalle e va a casa. Perduta la moneta d’argento, una su dieci, quale donna una volta ritrovata non gioisce. Così il padre che ritrova il figliol prodigo, gli corre incontro lo festeggia e lo perdona. Tre parabole che Luca unisce assieme: le parabole della misericordia.

Tre immagini per aiutarci a capire come il Signore agisca in modo del tutto diverso dal nostro modo di concepire l’idea del perdono: in un certo senso, ci sentiamo molto più come il fratello maggiore rimasto accanto al padre che si ribella all’idea di accogliere e fare festa al fratello minore che ha sperperato il patrimonio a lui affidato. Il padre, che lo vede da lontano e gli corre incontro senza attendere che lui sia a casa, è l’immagine del Padre che accoglie il figlio che torna, che ha capito l’errore e torna sui suoi passi. Questa è la misericordia di Dio: arriva là dove non arrivano gli uomini con il loro perdono; arriva ancora prima, perché sa cosa c’è nel cuore di ogni uomo. Dice papa Benedetto: quando Cristo parla “del pastore che va dietro alla pecorella smarrita, della donna che cerca la dracma, del padre che va incontro al figliol prodigo e lo abbraccia, queste non sono soltanto parole, ma costituiscono la spiegazione del suo stesso essere ed operare”, come ricorda nella Deus caritas est.

Papa Francesco, all’Angelus, legge questa pagina di Luca, partendo proprio dalle critiche di scribi e farisei: “costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Per il vescovo di Roma si tratta di un “annuncio meraviglioso”, è una frase “che potremmo scrivere sulle porte delle nostre chiese: qui Gesù accoglie i peccatori e li invita alla sua mensa”.

Poi si sofferma sulle tre azioni raccontate nelle parabole, cominciando dal pastore che va nel deserto a cercare la pecora smarrita. Certo una persona di buon senso non lo farebbe: “fa due calcoli e ne sacrifica una per mantenere le novantanove”. Ma non così il Signore, che non si rassegna perché, commenta Francesco, a lui “stai a cuore proprio tu che ancora non conosci la bellezza del suo amore, tu che non hai ancora accolto Gesù al centro della tua vita, tu che non riesci a superare il tuo peccato, tu che forse per le cose brutte che sono accadute nella tua vita non credi nell’amore”.

La seconda parabola, quella della moneta perduta, dice che il Signore “non si rassegna a perdere e cerca senza sosta: vuole dirti che sei prezioso ai suoi occhi, che sei unico. Nessuno ti può sostituire nel cuore di Dio”.

Forse la terza parabola, il figlio prodigo, o forse dovremmo dire del padre misericordioso, è quella che meglio ci fa comprendere l’atteggiamento di Gesù. Il padre manifesta amore grande per i suoi due figli e nell’accogliere il minore, anzi nel corrergli incontro appena lo vede senza attendere le parole di perdono, dice l’intensità del rapporto con i figli: se è vero che fa festa per colui che era perduto ed è stato ritrovato, è altrettanto vero che al maggiore, risentito per l’accoglienza riservata al fratello, mostra il suo amore con queste parole: “tu stai sempre con me e tutto ciò che è mio è anche tuo”. Qui è interessante notare che il figlio rimasto a casa si crede nel giusto e critica il comportamento del fratello e anche del padre. Dio è padre che attende, “sempre ci aspetta, non si stanca, non si perde d’animo. Perchè siamo noi, ciascuno di noi quel figlio riabbracciato, quella moneta ritrovata, quella pecora accarezzata e rimessa in spalla”.

Il rischio, per Papa Francesco, è di pensare come il figlio maggiore della parabola, cioè pensare non a un padre ma a un padrone: “credere in un Dio più rigoroso che misericordioso”, che “sconfigge il male con la Potenza piuttosto che col perdono”. Ma non è così afferma Francesco, perchè “Dio salva con l’amore, non con la forza; proponendosi e non imponendosi”. Come il figlio maggiore, anche noi, afferma ancora il Papa, “sbagliamo quando ci crediamo giusti, quando pensiamo che i cattivi siano gli altri”. Senza l’aiuto di Dio “non sappiamo vincere il male”.

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Fonte: Sir