Il mistero della Trinità. L’amore è il fondamento e il legame della vita trinitaria

Papa Francesco chiama i credenti a compiere gesti che siano segno concreto dell’amore di Dio, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Il mistero della Trinità. L’amore è il fondamento e il legame della vita trinitaria

La liturgia, questa domenica, ci invita a celebrare la festa della Santissima Trinità, e Francesco ricorda subito, nel suo primo Angelus dopo il lockdown, con persone presenti in piazza san Pietro, che l’azione delle tre persone divine “è tutta un unico disegno d’amore che salva l’umanità e il mondo, è un disegno di salvezza per noi”. C’è da dire che nella Bibbia, e nei Vangeli, non si parla esplicitamente di Trinità; questa parola, insieme alla dottrina collegata, è frutto di un riflessione avviata nei primi anni della vita della Chiesa, e confluita in due concili: il primo di Nicea nel 325, e, 56 anni più tardi, in quello celebrato a Costantinopoli, dove viene affermato che lo Spirito Santo è veramente Dio, come il Figlio e il Padre. Per questo noi, quando recitiamo l’atto della nostra fede, il Credo, ricordiamo, con un linguaggio diverso, l’unione delle tre persone della Trinità: il Figlio, rispetto al Padre, è “Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero” tre concetti per dire che è stato generato della stessa “sostanza del Padre”. È il credo niceno-costantinopolitano. Il legame con lo Spirito Santo lo troviamo più avanti, nella preghiera, quando diciamo che dà la vita, e “procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato”. È in questa espressione, in quel Filioque, cioè ‘e dal Figlio’, – introdotto, in verità, 208 anni più tardi, nel concilio di Toledo – che troviamo la difficoltà del rapporto con la Chiesa ortodossa, e una disputa teologica che va avanti da più di mille anni.

Sconosciuta ai cristiani dei primi secoli, dunque, e, ancora oggi, alla tradizione cristiana orientale, la Santissima Trinità è entrata successivamente nel calendario delle celebrazioni liturgiche come festa teologico-dogmatica. Festa che segue la Pentecoste – l’effusione dello Spirito Santo sugli apostoli riuniti nel Cenacolo – e precede il Corpus Domini, quasi ad aiutarci a leggere meglio il cammino che abbiamo compiuto nel tempo di Quaresima e della Pasqua. Proprio l’amore è il fondamento e il legame della vita trinitaria, un fil rouge che le letture che accompagnano il Vangelo di Giovanni ci aiutano a comprendere meglio: nell’Esodo leggiamo che Dio è “misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”. Nella seconda lettura, Paolo mette in primo piano il tema della comunione: “siate gioiosi […] fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti […] il Dio dell’amore e della pace sarà con voi”. Nel Vangelo, Giovanni parla di fede: l’amore di Dio lo troviamo nel Figlio “perché chiunque creda in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”.
Spiega Francesco: Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio. “Dio ha creato il mondo buono, bello, ma dopo il peccato il mondo è segnato dal male e dalla corruzione. Noi uomini e donne siamo peccatori, tutti, pertanto Dio potrebbe intervenire per giudicare il mondo, per distruggere il male e castigare i peccatori. Invece, ama il mondo, nonostante i suoi peccati; Dio ama ciascuno di noi anche quando sbagliamo e ci allontaniamo da lui”. La Trinità è “amore, tutta al servizio del mondo, che vuole salvare e ricreare”.

Francesco chiede di lasciarsi “affascinare dalla bellezza di Dio; bellezza, bontà e verità inesauribile. Ma anche umile, vicina, che si è fatta carne per entrare nella nostra vita, nella nostra storia, nella mia storia, nella storia di ciascuno di noi, perché ogni uomo e donna possa incontrarla e avere la vita eterna”. La fede è accogliere “Dio-amore che si dona in Cristo, ci fa muovere nello Spirito Santo, lasciarsi incontrare da Lui e confidare in Lui”.
Il mistero della Trinità, dunque, va letto proprio nella chiave dell’amore che si dona, e che chiede un impegno concreto fatto di attenzione verso l’altro, verso colui che mi è prossimo. È il concetto della Chiesa in uscita caro a papa Francesco, il quale chiama i credenti a compiere gesti che siano segno concreto dell’amore di Dio, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, verso ogni uomo e tutto l’uomo. Amore che costruisce amicizia, dialogo, solidarietà, e che porta alla pace.
Prima di far ritorno a Santa Marta, il Papa parla ancora del coronavirus: “la piccola presenza” di romani e pellegrini in piazza, è “segno che in Italia la fase acuta dell’epidemia è superata”, anche se è ancora necessario “seguire con cura le norme vigenti”.

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Fonte: Sir