Il sale della terra. Presenti per essere riconoscibili e portare il valore della testimonianza

È sale per Francesco, "il discepolo che, nonostante i fallimenti quotidiani, si rialza dalla polvere dei propri sbagli".

Il sale della terra. Presenti per essere riconoscibili e portare il valore della testimonianza

Il luogo è ancora quel monte, poco più di una collina in verità, che degrada verso il mare di Galilea, dove Gesù si è rivolto ai suoi discepoli con il discorso sulle beatitudini. Così, parlando ai suoi, introduce due elementi che devono accompagnare la testimonianza di quanti lo seguono: essere sale della terra e luce del mondo.

Ma chi sono i suoi? Persone semplici, umili, pescatori. A loro dice che per essere davvero discepoli occorre diventare sale e luce. Significativo paragone: proprio coloro la cui vita è umile, povera, mite, piccola, quasi insignificante rispetto alle grandi cose del mondo, sono i destinati a portare sapore e luce. Cose insignificanti ma delle quali il mondo non può farne a meno, e non solo all’epoca di Gesù. Realtà essenziali ma nascoste e deboli. Il sale era elemento necessario: serviva a conservare, purificare ancor prima che a condire i cibi. In molte culture è simbolo di sapienza, di amicizia, di condivisione. La legge ebraica prescriveva di mettere un po’ di sale sopra ogni offerta come segno di alleanza con Dio.

Sale. È l’elemento “che dà sapore e che conserva e preserva gli alimenti dalla corruzione”, afferma Papa Francesco all’Angelus. “Il discepolo è dunque chiamato a tenere lontani dalla società i pericoli, i germi corrosivi che inquinano la vita delle persone. Si tratta di resistere al peccato, al degrado morale, testimoniando i valori dell’onestà e della fraternità, senza cedere alle lusinghe mondane dell’arrivismo, del potere, della ricchezza”. È sale per Francesco, “il discepolo che, nonostante i fallimenti quotidiani, si rialza dalla polvere dei propri sbagli, ricominciando con coraggio e pazienza, ogni giorno, a cercare il dialogo e l’incontro con gli altri”; ancora, “che non ricerca il consenso e il plauso, ma si sforza di essere una presenza umile e costruttiva, nella fedeltà agli insegnamenti di Gesù che è venuto nel mondo non per essere servito, ma per servire”.

Sale, ma anche luce del mondo. La luce ci permette di vedere tutto ciò che ci circonda; forse ne parliamo in modo distratto, ma come potremmo descrivere un panorama, un momento della giornata, il tramonto, un volto amato, una icona, se non avessimo a disposizione la luce. Nel libro del profeta Isaia leggiamo che è luce che rischiara le tenebre chi pratica la giustizia e la misericordia, chi divide il pane con l’affamato, è attento ai bisogni dell’altro e lotta contro l’oppressione.

“La luce disperde l’oscurità e consente di vedere. Gesù – afferma il Papa – è la luce che ha fugato le tenebre, ma esse permangono ancora nel mondo e nelle singole persone. È compito del cristiano disperderle facendo risplendere la luce di Cristo e annunciando il suo Vangelo. Si tratta di una irradiazione che può derivare anche dalle nostre parole, ma deve scaturire soprattutto dalle nostre opere buone. Un discepolo e una comunità cristiana sono luce del mondo quando indirizzano gli altri a Dio, aiutando ciascuno a fare esperienza della sua bontà e della sua misericordia”. Il discepolo di Gesù, afferma ancora il Papa commentando il brano del Vangelo, “è luce quando sa vivere la propria fede al di fuori di spazi ristretti, quando contribuisce a eliminare i pregiudizi, le calunnie, e a far entrare la luce della verità nelle situazioni viziate dall’ipocrisia e dalla menzogna”.

Proviamo a cogliere un altro aspetto, nella nostra riflessione. Il sale dà sapore, condisce, ma non riusciamo a individuarlo come un qualcosa di concreto, ben visibile; avvertiamo la presenza dal fatto che, sciogliendosi, si è diffuso: è presente ma non lo vediamo. La luce cui fa riferimento Gesù, è quella della candela che illumina e si consuma fino a terminare il suo ciclo, per essere sostituita da un’altra candela. Due elementi indispensabili, il sale e la luce, che si manifestano in una apparente debolezza; così il credente chiamato a essere testimone senza inutili protagonismi. Presenti per essere riconoscibili e portare il valore della testimonianza; non nascosti, confusi tra le tante cose del mondo, ma pronti a mettersi in gioco per portare il messaggio di speranza. Nell’oggi – “siete” dice Gesù ai discepoli, usando il verbo all’indicativo presente – per essere accanto ai piccoli e ai poveri, per evitare di far perdere sapore al sale e di nascondere la luce sotto il moggio.

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Fonte: Sir